DENDROBATES TINCTORIUS “AZUREUS”
(Hoogmoed, 1969)
Classificata appena sul finire degli anni ’60 da Hoogmoed, Dendrobates azureus iniziò la propria “carriera” terraristica in Olanda per diffondersi successivamente nel resto del mondo tra gli appassionati e gli allevatori professionisti, diventando a tutti gli effetti una delle “Poison Dart Frogs” più ambite, forte della particolarissima pigmentazione blu-azzurra che ne faceva un soggetto di grande interesse ed impatto visivo.
Ancora oggi, nonostante la messa in commercio di molte “thumbnails” particolarmente variopinte, a volte caratterizzate da una discreta rarità e costi tutt’altro che contenuti, D. azureus, rimane un obiettivo sempre ambito dagli appassionati negli allevamenti di Dendrobatidae.
NOME COMUNE ITALIANO
La rana “del dardo” blu
DIFFUSIONE E HABITAT
Dendrobates azureus è una specie originaria del Suriname, al confine con il
Brasile, e vive in una ristretta zona chiamata Sipaliwini Savana.
Altre locality sono: la Guyana Francese e in Brasile. La si rinviane prevalentemente in ambienti di foresta pluviale tropicale di bassa quota.
L’ambiente di Sipaliwini si caratterizza per un clima caldo e relativamente umido, e da una vegetazione arbustiva predominante. Le Raganelle blu colonizzano delle microaree specifiche nella zona collinare della Savana in ambienti caratterizzati da lievi fenomeni di ruscellamento che garantiscono l’instaurarsi di un microclima favorevole alla sopravvivenza di questi Anuri. Risultando tale fascia collinare l’unico ambiente in cui questa specie sopravvive in natura, si può affermare che D. azureus rappresenti una specie di Dendrobatidae notevolmente a rischio di estinzione.
La sopravvivenza di questa specie, allo stato attuale delle cose, è vincolata alla preservazione dell’area di Sipaliwini, nonché alla preservazione degli esemplari nell’ambiente originario, scongiurando quindi i prelievi a fini commerciali e relativa immissione nel circuito terraristico.
HABITAT
Questo territorio è formato da una savana al cui interno spiccano isole montuose, di 300-400 m. di altitudine, caratterizzate da vegetazione di tipo pluviale. La temperatura media annua è di 20°C notturni e di 27°C diurni. Le rane tipicamente occupano la parte bassa della foresta, sostando a terra, ma a volte si spingono sulla volta arborea fino a 5 m. d’altezza.
DESCRIZIONE
Localmente diffuso,alcune varietà geografiche risultano rarefatte. La specie comprende fenotipi distinti molto diversificati per pigmentazione.
Inconfondibili, grazie alla loro colorazione blu, raggiungono un peso di circa 8 gr. Le dimensioni sono comprese tra i 4,5 e i 6,5 cm di media, a seconda della varietà geografica.
La specie mostra uno spiccato polimorfismo per quanto riguarda il colore della livrea, a seconda della provenienza geografica.
D.azureus presenta un’inconfondibile livrea variabile dall’azzurro al blu più o meno carico. Le tinte prevalenti sono il nero, il giallo e il blu, anche se non mancano locality completamente blu o completamente gialle o nere con maculatura gialla o bianca rarefatta. La forma nominale, ha il caratteristico pigmento blu elettrico ventrale con dorso nero solcato da linee e disegni variabili dal giallo intenso al bianco-crema. Gli arti in genere sono di un blu carico.
La parte dorsale manifesta una diffusa maculatura scura, caratterizzata da macchie e puntini più grossi negli esemplari di sesso femminile e più piccoli in quelli di sesso maschile, anche se il diametro delle macchie non sempre è determinante nella distinzione dei sessi, in quanto la dimensione della maculatura dorsale spesso varia anche da individuo a individuo.
La zona ventrale e le zampe anteriori e posteriori in genere presentano una pigmentazione di un bel blu elettrico, di esemplare in esemplare più o meno arricchito da qualche maculatura nera.
Alcuni esemplari, presenti nel distretto di Sipaliwini nel Suriname, caratterizzati da una accesa colorazione blu frammentata da punteggiatura nera, in passato erano stati considerati come una specie a se stante (D. azureus) ma recenti studi genetici hanno dimostrato che si tratta solo di una variante morfologica.
Esistono tre principali colorazioni: la più comune è blu con puntini neri, segue poi una completamente blu ed infine la più rara, completamente azzurra.
Il dimorfismo sessuale non è molto accentuato negli esemplari giovani, mentre negli adulti le femmine si distinguono per una maggiore rotondità dei fianchi mentre i maschi in genere lievemente più snelli presentano inoltre dei pads piuttosto sviluppati nelle dita delle zampe anteriori.
Nel maschio il 2°, 3° e 4° dito delle zampe anteriori hanno le estremità più larghe di circa un terzo rispetto a quelle delle femmine, inoltre i maschi rimangono più piccoli, non superando i 40 mm di lunghezza.
ALLEVAMENTO IN TERRARIO
Reperibilità degli esemplari ed allevamento in terrario
Da molti anni D. azureus viene riprodotto con regolarità in terrario sia dagli appassionati amatoriali che dagli allevatori professionisti, la reperibilità in commercio quindi risulta possibile anche se, va detto, in Italia giungono davvero pochi esemplari, per lo più animali giovani occasionalmente reperibili alle mostre scambio del settore da qualche espositore straniero.
La situazione all’estero è fortunatamente migliore, in quanto è possibile osservare con una certa frequenza D. azureus in occasione dei consueti “FrogDay” o presso qualche allevamento professionale nord-europeo che a volte dispone di linee importanti anche se non propriamente a buon mercato.
Va considerato un fattore rilevante: la maggior parte delle D. azureus attualmente in commercio rappresenta la discendenza di quei primi ceppi originali importati in Europa sul finire degli anni ’60 sino al blocco totale dell’importazione degli animali “WC”: se questo vada ad incidere negativamente, a causa dell’eccessiva consanguineità degli esemplari in circolazione, non è stato dimostrato. Tuttavia è lecito sospettare che il continuo inbreeding in qualche misura possa aver influito sul piano della resistenza e robustezza di queste raganelle: morie improvvise, senza apparente spiegazione o verificatesi nel medio termine non sono una novità, per questo motivo l’acquisto di D. azureus andrebbe sempre e comunque ben valutato anche perchè difficilmente avremo l’opportunità di acquistare degli esemplari adulti che, con tutti i limiti del caso, potranno offrire qualche possibilità in più di successo, almeno rispetto a esemplari “mignon” notoriamente più delicati e quindi esposti ad ogni possibile magagna, laddove per qualche ragione le condizioni di allevamento non rispondessero alle loro esigenze.
Non è una specie adatta ai principianti a causa della sua sensibilità agli sbalzi di temperatura: valori superiori ai 29-30°C e l’elevata proliferazione batterica che si può verificare nel terrario possono essere infatti letali.
Negli ultimi anni la specie è stata riprodotta con sempre maggiore successo ed oggi è facilmente reperibile a prezzi non più proibitivi. Nonostante tutto la specie è abbastanza robusta e di facile allevamento, anche se, come detto, non è esente da qualche difficoltà, soprattutto per gli animali in stadio giovanile caratterizzati da una certa vulnerabilità a malattie e parassiti. Adatta all’appassionato dotato di una minima esperienza nell’allevamento di Dendrobatidae.
Per quanto riguarda l’allevamento, sostanzialmente questa raganella manifesta le medesime esigenze degli altri morph di D. tinctorius : un terrario di medie dimensioni ( indicativamente 70x50x50) potrà ospitare un gruppo di 3-4 esemplari, al massimo 5. Un piccolo gruppo costituito da due maschi e una femmina oppure una coppia sessata è allevabile agevolmente in un terrario delle misure minime di 40x40x40.
In natura, come dicevamo, D. azureus si osserva in ambienti costituiti da formazioni rocciose interessate da modesti fenomeni di ruscellamento: per tale ragione alcuni allevatori offrono a queste raganelle un surrogato del loro habitat naturale, allestendo terrari con pareti di poliuretano coperto di torba e cascatelle alimentate da una pompa per acquari. Una soluzione ottimale anche se, va detto, non esente da rischi: risultando D. azureus alquanto sensibile alle infezioni e alla presenza di batteri nell’acqua riciclata .
Per le soluzioni d’arredamento e scelta delle piante adatte va consultata l’ampia pagina dedicata alle piante presente in questo blog. Comunque necessita di terrari dalla vegetazione non eccessivamente densa, costituita da piante robuste quali Philodendron, Ficus repens e qualche bromeliacee.
Come substrato si può utilizzare corteccia o torba, coperti da uno strato di muschio. Altri importanti dettagli d’arredamento sono rappresentati da un contenitore d’acqua profondo pochi cm o da un piccolo stagno, da radici e tronchi (preferibilmente quelli usati in acquaristica perché si decompongono più lentamente) e da piccole zone ricoperte di foglie secche che possono servire come nascondigli.
La temperatura ideale va dai 22°C ai 26°C diurni con una riduzione di 2-3°C durante le ore notturne; l’umidità deve essere piuttosto alta, tra l’80% ed il 100%, ed il fotoperiodo di 12 ore.
Questa specie risulta sensibilmente più termofila rispetto ad altre Dendrobates. Sono sconsigliate quindi temperature diurne minori di quelle sopra indicate.
Se si optasse per questo genere di allestimento del terrario, andrebbe posta la massima attenzione all’igiene dell’acqua. Frequenti cambi parziali e l’utilizzo di una sump con pompa, filtro e riscaldatore sarebbero d’obbligo.
Per quanto concerne l’umidità dell’aria, D. azureus necessita di un tasso d’umidità lievemente più elevato rispetto alle necessità delle altre raganelle della specie tinctorius. Valori compresi tra l’80 e il 90 %, con un picco sino al 100%, risulteranno ottimali. Va anche detto, ma lo vedremo più avanti, che una diminuzione periodica del tasso di umidità atmosferica del terrario risulterà determinante nel momento in cui si volesse ottenere la riproduzione.
L’attrezzatura necessaria comprende impianto di riscaldamento (cavetto o piastra), impianto di nebulizzazione a pressione (facoltativo) e impianto luce. Per quanto la questione risulti ancora controversa, a mio parere una soluzione ottimale è rappresentata dall’applicazione di un neon ad emissione del 2%.
Due o più nebulizzazioni al giorno si renderanno quindi necessarie: se non si vuole procedere manualmente, l’installazione di un impianto a pressione dotato di ugelli rappresenterà la soluzione ottimale.
Le temperature potranno essere mantenute sui 24-26 gradi centigradi diurni, con un calo notturno non inferiore ai 19-20 gradi.
D.azureus manifesta un carattere in genere abbastanza esuberante, in linea di massima come tutti gli appartenenti alla specie tinctorius: una volta ambientata in terrario, questa raganella tende a mostrarsi senza eccessiva timidezza, manifestando, come da prassi, la tipica voracità nell’alimentarsi che è comune a tutte le tinctorius.
La pelle della rana è ricca di ghiandole che secernono potenti alcaloidi che la rana utilizza come difesa naturale verso i predatori.
Materiali e piante per il terrario delle D. azureus
Se si volesse optare per la soluzione del terrario dotato di sump e riciclo d’acqua, sarebbe opportuno costruire una sorta di parete in poliuretano rivestito volta a ricreare una sorta di parete rocciosa con relativa cascatella: una soluzione fattibile per chi dispone di una minima esperienza e una certa manualità con questo tipo di costruzioni. In alternativa, sarà possibile procedere con un allestimento più semplificato, utilizzando i consueti materiali quali xaxim o fibra di cocco in pannelli. E’ importante comunque offrire a queste raganelle qualche terrazzamento ottenuto con radici di legno “Manila” o simili, per uso acquariologico e corteccia di sughero: per quanto terricole, D. azureus non disdegnano qualche occasionale arrampicata e, inoltre, la presenza di più livelli si rivelerà utile in quanto le raganelle potranno disporre di spazi non riscaldati (a differenza del fondo in genere lievemente più caldo per la presenza di eventuali cavetti o piastre) dove termoregolarsi a piacimento e qualche punto meno umido sul quale sostare a seconda delle loro necessità. La vegetazione potrà essere costituita da piante di facile reperibilità: per le pareti i consueti Ficus repens o pumila, nonché qualche rampicante a foglie più grandi, tipo Philodendron scandens.
Qualche Bromeliaceae tra le poche specie resistenti alle saturazioni di umidità come Neoregeliasp.,Nidularium sp., e Cryptanthus sp. Potranno completare il tutto. E’ importante lasciare degli spazi aperti, in particolare lungo la parte anteriore del terrario che potrà quindi essere costituita da un tappeto di muschi e foglie di Quercia.
Per eventuali allestimenti che prevedano l’utilizzo di Bromeliaceae rare, Felci epifite e Orchidee, sarà inevitabilmente necessario indirizzarsi verso alcune ditte straniere specializzate nella coltivazione di tutte quelle specie botaniche per lo più non reperibili sul mercato italiano, salvo qualche rara eccezione (Orchidee).
In merito all’attrezzatura, non c’è molto da dire: ne abbiamo parlato in più articoli sulle PoisonFrogs, comunque in sintesi ci occorreranno: un cavetto riscaldante da posizionare sotto al materiale di fondo del terrario (torba o argilla espansa ricoperta da muschi) di adeguato wattaggio. In genere per un terrario collocato in una stanza dove la temperatura minima invernale non scenda sotto i 18-20 gradi centigradi, ci basterà un cavetto di 15 watt. In alternativa, l’applicazione di una piastra riscaldante da collocare sotto al vetro di fondo rappresenterà una soluzione ugualmente idonea.
Per quanto riguarda l’illuminazione, rimane a discrezione dell’appassionato, dato che le soluzioni sono diverse come diverse risultano le “scuole di pensiero” in merito all’argomento. Se ritenete opportuna l’esposizione degli animali alle emissioni uva-uvb, un neon interno al 2% fa al caso vostro, altrimenti è possibile in alternativa utilizzare le lampade esterne tipo “PL” che vi permetteranno di ottenere una crescita davvero notevole delle piante del terrario.
Manutenzione del terrario per D. azureus
Come per qualsiasi specie di Poison Dart Frogs, alcuni interventi di ordinaria manutenzione del terrario si renderanno necessari periodicamente. Dendrobates azureus manifesta una certa sensibilità alla presenza di inquinanti e batteri, quindi alcuni interventi di pulizia del terrario saranno conseguentemente necessari. Tali interventi si limiteranno ad una pulizia periodica delle piante imbrattate dalle abbondanti deiezioni di questi Anuri particolarmente voraci e “produttivi”, nonché alla pulizia periodica dei cuscini di muschio e alla sostituzione delle foglie di Quercia quando necessario. La cosa fondamentale per lo più è la cura dell’igiene di ogni riserva idrica presente nella teca: che si tratti dell’acqua depositatasi nelle ascelle delle Bromeliaceae, o del liquido presente all’interno di dischetti petri e simili, andrà posta la massima attenzione alla qualità dell’acqua, ricordando che le Dendrobates utilizzano ogni possibile riserva idrica sia per assumere l’acqua necessaria che per defecare. Quindi almeno una volta ogni due giorni risulterà opportuno sostituire l’acqua nei dischetti o altri recipienti e periodicamente procedere con una pulizia accurata delle Bromelie.
Va anche detto che una maggiore sensibilità ai batteri e quindi a eventuali patologie dovute a infezioni, riguarda per lo più gli animali di piccole dimensioni. Le azureus adulte, se ben alimentate e stabulate correttamente, si rivelano in genere raganelle robuste, in qualche misura più tolleranti nei confronti di qualche piccolo errore d’allevamento, almeno rispetto ai froglets e alle ranocchiette di pochi mesi di vita.
Alimentazione
La dieta è composta principalmente da drosofile, afidi, collemboli e micro grilli perché, a differenza di altre Dendrobates di taglia simile, le Dendrobates azureus non sono in grado di predare insetti di taglia superiore. Durante il periodo estivo un’ottima integrazione alimentare può essere costituita dal plancton dei prati. Dendrobates azureus è una specie vorace e pertanto gli esemplari allevati andrebbero alimentati più volte al giorno.
Sostanzialmente il regime alimentare di D. azureus non si discosta da quello che accomuna più o meno tutte le Dendrobatidae. Delle raganelle in buono stato di salute si riveleranno delle fameliche cacciatrici di piccoli organismi, e quindi, come consuetudine, si renderanno necessarie alcune somministrazioni quotidiane di cibo vivo. Ci limitiamo quindi a fornire un elenco dei principali tipi di alimenti vivi che abbiamo sperimentato con i nostri esemplari:
Drosophila: hydei e melanogaster attere, nonché altre specie, rappresentano la “base” dell’alimentazione.
Collemboli: dopo i moscerini della frutta sono un alimento molto indicato: va rammentato che D. azureus rappresenta una specie “microfaga”, quindi nessun problema nell’offrire organismi della taglia dei Collemboli.
Trichorhina tomentosa; buon alimento in genere sempre accettato dalle raganelle
Callosobruchus maculatus (punteruolo del fagiolo dall’occhio) Dopo qualche perplessità iniziale, i miei esemplari di D. azureus hanno accettato avidamente questo “nuovo” alimento.
Thermobia e Lepisma (“pesciolini d’argento”): In genere vengono accettati solo gli esemplari di piccole dimensioni
Plodia interpunctella e Galleria mellonella : le larve di piccole dimensioni di questi lepidotteri vengono accettate e consumate con avidità dai miei esemplari.
Alphitobius diaperinus (“Buffalo Worms”): In genere le larve di piccole dimensioni di questo tenebrionide vengono quasi sempre accettate dalle raganelle
Questo per quanto riguarda gli alimenti vivi provati personalmente sulle nostre rane, poi ovviamente a ciascuno la possibilità e l’opportunità di “testare” ulteriori organismi.
In merito all’uso di integratori calcio-vitaminici, come già osservato in altre occasioni, personalmente mi sento di suggerire l’uso di pochi prodotti ben mirati, quali il Rep-Cal calcio più vitamina D3, il Korviminzvt e l’Amivit . Un paio di spolverate settimanali sugli insetti da pasto con i suddetti prodotti dovrebbero soddisfare le esigenze integrative delle nostre ranocchie.
RIPRODUZIONE
La maturità sessuale viene raggiunta a 18-24 mesi d’età;
In genere la riproduzione si ottiene a seguito di un periodo di “siccità relativa” durante al quale avremo diminuito sensibilmente la frequenza delle nebulizzazioni e ridotto conseguentemente il tasso di umidità atmosferica all’interno del terrario.
Una volta ripreso a nebulizzare copiosamente, aumentando nel contempo il quantitativo di cibo somministrato quotidianamente, le raganelle dovrebbero iniziare a manifestare qualche segnale di imminente attività riproduttiva. Va anche detto che per ottenere la riproduzione è necessario disporre di esemplari sessualmente maturi: i maschi dovrebbero iniziare a cantare (il suono è una sorta di “Buzz” poco percettibile), e quindi le femmine “rispondere” al richiamo del maschio avvicinandosi e “istigando” con lievi colpetti di zampa il maschio per indurlo a dirigersi nel luogo prescelto per la deposizione.
Nella coppia infatti è la femmina quella che ha il ruolo più attivo e quando è pronta a deporre approccia come detto il maschio con piccoli contatti delle zampe anteriori: questa stimolazione sembra essere irresistibile per il maschio, che la segue fino al sito prescelto per la deposizione. Il corteggiamento avviene velocemente e senza trambusto; il canto del maschio, dicevamo, è un “bzzz” difficile da udire all’esterno se il terrario è chiuso. Per facilitare gli accoppiamenti è utile inserire delle mezze noci di cocco, dei portarullini fotografici o dei piccoli vasi da fiori capovolti, con una piccola entrata. Sotto di essi va poi posizionata una piastra di Petri su cui le femmine deporranno le uova. Ogni deposizione consta mediamente di 4-6 uova che impiegano 18 giorni a svilupparsi, se vengono mantenute ad una temperatura di 22-24°C; per ridurre il rischio di contaminazione fungine, è possibile aggiungere una goccia di fungicida per acquari nella piastra di Petri.
In media vengono deposte dalle 2 alle 8 uova. Per quanto riguarda la cura delle uova e dei girini vi rimando all’articolo sulle D. tinctorius già pubblicato in questa sezione.
Vista la loro natura aggressiva, i girini vanno allevati singolarmente, in piccoli contenitori con piante acquatiche ed il livello dell’acqua, inizialmente di 4-5 cm deve essere poi aumentato proporzionalmente alla crescita del girino. Vanno nutriti con cibo in fiocchi per pesci tropicali e larve di Chironomus fino a quando metamorfosano dopo 10-12 settimane. Le rane neometamorfosate misurano circa 18 mm e si alimentano con collemboli e Drosophila melanogaster.
Una precisazione
Per la stesura della presente scheda, abbiamo utilizzato la tassonomia “tradizionale”, cioè la denominazione della specie in quanto Dendrobates azureus, nome con il quale questa raganella è universalmente conosciuta, in realtà non sarebbe più valido perchè oramai la specie è a tutti gli effetti considerata una varietà locale di Dendrobates tinctorius.
Curiosità
Questo animale è noto in ambito informatico per essere la mascotte del client BitTorrentVuze, un tempo noto proprio con il nome di Azureus.