MALATTIE E CURE

MALATTIE E CURE
Le rane della famiglia Dendrobatidae presenti nelle collezioni private provengono per la maggior parte da allevamenti amatoriali in cattività e pertanto le patologie a carattere parassitario ed infettivo sono relativamente poco frequenti. Molto più comuni sono i problemi legati ad una errata gestione o conseguenti a patologie metabolico-nutrizionali. Tuttavia negli ultimi tempi è stato possibile assistere alla nascita di centri per la riproduzione di questi animali nei loro paesi d’origine, con conseguenti rischi di diffusione di malattie parassitarie ed infettive negli allevamenti amatoriali. La medicina degli anfibi è agli albori ed i dati in letteratura sono scarsi e riferiti ad un ristretto numero di specie campione. Tutto ciò che ci è possibile fare è quello di estrapolare dati farmacologici presenti nei testi ed applicarli ai nostri animali, tenendo conto delle enormi difficoltà diagnostico-terapeutiche presenti con animali così minuti.
Quarantena
Si intende un periodo di 2-3 mesi di osservazione e controllo dei nuovi arrivati, che vanno alloggiati in ambiente sterile e possibilmente sottoposti ad esami fecali per valutarne lo stato di salute. Gli animali in quarantena andrebbero alloggiati in una stanza separata dalla collezione principale e maneggiati per ultimi, avendo cura di utilizzare strumentazione dedicata e provvedendo ad una igiene meticolosa di tutta l’attrezzatura; le teche saranno costituite da contenitori in plastica o di vetro, con griglie/fori di aerazione e con carta assorbente inumidita posta sul fondo. È necessario tenere sotto controllo ogni alterazione delle feci, della cute, delle masse muscolari e delle dimensioni dell’addome, senza peraltro trascurare il comportamento, la capacità di movimento e di caccia. Durante questo periodo è comunque consigliabile eseguire trattamenti antiparassitari profilattici sotto il controllo e la prescrizione di un Medico Veterinario che si occupi di animali esotici.
Prima di introdurre gli animali in un terrario arredato è tassativo essere certi che questi non presentino alcuna infestazione parassitaria o malattia infettiva, altrimenti la contaminazione della teca sarà inevitabile e le sue ridotte dimensioni saranno causa di continua e massiccia reinfestazione degli esemplari alloggiati.
Il periodo di quarantena è un momento molto delicato per gli animali. Essi sono infatti sottoposti a numerosi stress, come il trasporto ed il trasferimento in diverse teche; per questo motivo è indispensabile ridurre al minimo comportamenti che possono disturbare gli animali e fondamentale risulta l’inserimento di svariati nascondigli ed eventualmente la schermatura di uno o più lati del contenitore.

MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE
Malattie parassitarie
Ectoparassiti
Comprendono tutti quei parassiti rinvenibili all’esterno del corpo (zecche, acari, sanguisughe, protozoi, ecc.) e generalmente non sono un problema riguardante gli anfibi in cattività. È però necessario prestare attenzione agli acari che spesso infestano le colonie di Drosophila spp.: può infatti capitare che le rane, di piccole dimensioni, ne vengano nottetempo ricoperte, fino ad arrivare alla morte.

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Endoparassiti
Gli endoparassiti sono un problema decisamente più importante, in particolar modo per i soggettivi nuova importazione o per quelli nutriti con insetti selvatici. In linea generale sarebbe sempre opportuno eseguire un check-up e trattare le rane all’inizio dell’autunno, dopo che sono state alimentate durante la bella stagione con il plancton dei prati. Tra gli endoparassiti troviamo i vermi, che colonizzano per la maggior parte l’apparato digerente e respiratorio, ed i protozoi (coccidi e flagellati), che causano danni alla mucosa intestinale. In letteratura sono segnalati anche protozoi emiparassiti, organismi in grado di colonizzare il circolo sanguigno e le sue cellule, ma la loro individuazione e l’eventuale terapia risultano decisamente complesse nella pratica clinica. Se la collezione dovesse presentare soggetti parassitari, è necessario trattare subito gli individui con protocolli antiparassitari, descritti nella letteratura specifica e provvedere ad una totale bonifica del terrario; poiché sono spesso presidi medico-veterinari con numerose controindicazioni, si rimanda per la terapia ad un Medico Veterinario che si occupi di animali esotici.


MALATTIE INFETTIVE
Batteri
Le infezioni batteriche rappresentano uno dei principali problemi riscontrati negli anfibi. Le condizioni di elevata umidità e di temperatura sono la base per una massiccia contaminazione ambientale del terrario, che inoltre quasi mai è sterile. Le raccomandazioni di igiene e pulizia sono sempre valide, ma difficilmente applicabili in una teca con terra, piante, acqua ed animali; è necessario pertanto giungere ad un compromesso. È consigliato non piantumare eccessivamente il terrario, in modo da poter controllare singolarmente ogni soggetto al primo manifestarsi di ogni eventuale anormalità; si dovrebbe inoltre cercare di pulire frequentemente le feci rinvenute e gli altri detriti rinnovando spesso l’acqua raccolta nelle rosette basali delle bromelie presenti nel terrario.
Utili alleati nella gestione sanitaria del terrario sono:
torba di sfagno, che è acida e riduce la proliferazione batterica.
Un substrato rappresentato da foglie secche di quercia o di faggio, che marciscono lentamente.
Muschio (di difficile attecchimento) o muschio di Java (Vesicularia dubyana) in fase terrestre che utilizza le eventuali deiezioni come fonte energetica.12019812_10203925107408052_4082673921059165707_n
Oltre a ciò vanno menzionati i piccoli vermi, come gli Enchitreidae (normalmente presenti nel terreno) che digeriscono i detriti senza smuovere eccessivamente la terra e piccoli artropodi detritivori come gli Oniscidae (porcellini di terra).
Le malattie infettive possono coinvolgere numerosi apparati ma normalmente quello che risulta evidente ad un sommario esame è solo la cute.
Aree erose od arossate (malattie delle zampe rosse) ed ascessi sono le principali cause di preoccupazione. Esistono numerosi batteri patogeni per gli anfibi ed alcuni di essi sono decisamente pericolosi: ogni soggetto ammalato o sospetto deve pertanto essere immediatamente isolato in un contenitore sterile, come per la quarantena, e messo nelle migliori condizioni ambientali. È necessaria una tempestiva visita medica, che sarà indispensabile per instaurare terapia antibiotica.


Funghi
Esistono micosi specifiche degli anfibi, mentre altre possono estendersi anche a pesci, uccelli, rettili e mammiferi. Le micosi possono essere esterne, coinvolgendo le cute, oppure possono essere sistemiche, coinvolgendo numerosi apparati.
Micosi cutanee
Sono quelle che interessano l’allevatore perché sono quelle che solitamente vengono diagnosticate e curate. La sintomatologia può essere varia, spaziando da aree con alterazioni di colore, a strutture cotonose o patinose adese alla cute, ad aree di erosione od a mute che si verificano in continuazione e senza un fine apparente. La diagnosi si basa su osservazioni al microscopio dei campioni patologici prelevati oppure su cultura degli stessi in appositi terreni di crescita. L’approccio terapeutico sarà rappresentato da trattamenti con farmaci antifungini ad opportune diluizioni, tramite bagni medicati od applicazioni topiche.

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Micosi delle uova
È una problematica di grande interesse per l’allevatore. Spesso le uova non vitali (ma non solo) “ammuffiscono” e le colonie di funghi contaminano di conseguenza l’intera ovatura. Se le uova non sembrano fecondate (si valuti la segmentazione dell’uovo nelle prime 24-48 ore), è necessario separarle dalle altre prima che degenerino; a titolo preventivo si suggerisce comunque di mantenere le uova in una soluzione antimicotica oppure di utilizzare i farmaci antimicotici studiati per l’acquaristica, rispettando sempre i dosaggi.


Virus
Negli anfibi sono segnalati numerosi virus, alcuni dei quali responsabili di neoformazioni tumorali o di fenomeni pruriginosi che portano i soggetti ad auto traumatizzarsi nel tentativo di procurarsi sollievo. Non esistono in letteratura terapie antivirali segnalate per tali animali e inoltre la rarità dei casi e la difficile gestione clinica dei dendrobatidi rendono per ora inattuabile ogni eventuale intervento.

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PATOLOGIE METABOLICO-NUTRIZIONALI E PROBLEMI DI GESTIONE
La maggior dei problemi sanitari degli animali in cattività è conseguente ad errori della gestione. In primo luogo va considerato l’aspetto della nutrizione, poiché l’alimentazione che solitamente è offerta in cattività è monotona e rischia di condurre ad una serie di carenze; dall’altro lato, essa può essere eccessivamente energetica, con rischio di obesità.


Ipocalcemia:
La carenza di calcio nella dieta, l’errato rapporto col fosforo (che deve essere 2:1 a favore del calcio) o la sua mancata deposizione nelle ossa è alla base di una patologia conosciuta come MOM (malattia ossea metabolica). Essa comporta deformità scheletriche irreversibili e, nei casi gravi, incoordinazione motoria, difficoltà nei movimenti e nella caccia. Per ovviare a tali problemi è necessario cospargere 4-5 volte alla settimana gli insetti da pasto con polvere di carbonato di calcio, in maniera tale che le rane lo assumano durante la predazione. È però necessario che il terrario venga illuminato una decina di ore al giorno con lampade che emettano radiazioni ultraviolette (UVB) a bassa percentuale, pari al 2%-5%; le lampade non devono essere schermate da vetri o reti e non devono distare più di 30 cm dal luogo in cui le rane trascorrono la maggior parte del tempo. Queste radiazioni servono per consentire al calcio di depositarsi a livello osseo. Le lampade, che si acquistano nei negozi specializzati, vanno cambiate ogni 8-10 mesi, poiché l’emissione della componente ultravioletta non è più sufficiente.


Vitamine:
Vi sono pareri discordanti sull’integrazione vitaminica del cibo. Va precisato che le vitamine sono composti decisamente labili, che si degradano facilmente se esposte a luce, umidità, temperature elevate. Pertanto gli integratori andrebbero conservati, fin dalla loro produzione, in luoghi freschi (meglio se in frigorifero) ed in contenitori ermetici. Le vitamine inoltre sono sostanze che possono accumularsi nell’organismo e dare fenomeni di tossicità e pertanto vanno accuratamente dosate, secondo l’esigenza metabolica del soggetto; sfortunatamente non esistono studi sulle esigenze vitaminiche delle varie specie di Dendrobates e ne consegue che l’integrazione è fatta su basi assolutamente non scientifiche. Una buona alimentazione, varia e con insetti nutriti a loro volta con cibi freschi e sani mette al sicuro da qualunque carenza vitaminica, rendendo non necessaria la loro integrazione dietetica. Generalmente gli integratori sono costituiti da un mix di carbonato di calcio e vitamine e, data la dubbia presenza di queste ultime, non dovrebbero verificarsi episodi di tossicità per sovradosaggio; risulta invece utile la componente minerale.

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Grassi:
Un’alimentazione eccessivamente grassa, basata su larve di insetti (che hanno molte più riserve energetiche rispetto agli esemplari adulti), risulta estremamente pericolosa ed in particolar modo per le femmine in ovulazione. Infatti, può verificarsi un riassorbimento delle uova, con immissione in circolo di ulteriori quantità di nutrienti e grassi; ne conseguono patologie a carico di numerosi apparati e del fegato in particolare. Se è vero che le femmine in riproduzione devono essere nutrite abbondantemente per far fronte al notevole sforzo metabolico, è anche vero che soggetti obesi hanno spesso problemi di sterilità.


Zampe a fiammifero:
Costituiscono una deformità degli arti anteriori delle rane neometamorfosate, che si presentano di dimensioni ridotte e non adeguatamente fornite di muscolature. Le ipotesi avanzate dagli studiosi sono molteplici, spaziando da alterazioni genetiche (i soggetti in cattività sono eccessivamente incrociati tra loro) a deficit ormonali od a carenze nutrizionali. La causa ultima non è stata tuttavia ancora identificata e sembrerebbe trattarsi di una patologia multifattoriale. La patologia non ha terapia ed è possibile solamente cercare di prevenire l’insorgenza escludendo dalla riproduzione i soggetti che presentano prole deforme ed offrendo ai girini le migliori condizioni nutrizionali ed ambientali.

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Disidratazione:
E’ obbligatorio mantenere un elevato tasso di umidità nel terrario, secondo le esigenze peculiari di ogni specie. Gli anfibi presentano difatti una cute sottile e si disidratano rapidamente se il tasso di umidità relativa scende troppo. In un terrario apparentemente secco tuttavia si creano micro-aree con umidità più elevata, in corrispondenza delle piante, dei nascondigli e, ovviamente, delle raccolte idriche. Queste ultime non dovranno mai mancare e dovranno essere sufficientemente basse, poiché le rane della famiglia Dendrobatidae sono nuotatrici scadenti.


Shock termico ed ipotermia:
Gli anfibi sono animali a sangue freddo. Ne consegue che la temperatura del loro corpo sarà uguale a quella dell’ambiente in cui vivono. Sono si specie tropicali, ma molte di esse provengono da zone montuose, con basse temperature notturne. È importante rispettare le esigenze climatiche di ogni singola specie. Temperature troppo fredde esporranno le rane ad infezioni od a problemi digestivi, poiché il loro metabolismo sarà rallentato, mentre temperature elevate saranno causa di stress e di morte per shock termico. Tale fenomeno, chiamato dagli anglosassoni HRMMS (Heat-Related Muscle Spasm Syndrome), sembra essere molto frequente in alcune rane del genere Mantella.
Intossicazioni:
La cute di questi animali è sottile ed estremamente permeabile. Per tale motivo ogni inquinante ambientale risulta molto tossico. Non devono essere introdotte nella teca sostanze chimicamente pericolose come disinfettanti, solventi, detersivi, insetticidi. L’igiene deve essere massima e tutti gli arredi andrebbero periodicamente disinfettati e abbondantemente risciacquati prima della loro reintroduzione in terrario. Una fonte di intossicazione spesso sottovalutata è rappresentata dai contenitori delle drosofile posti come riserva di cibo: il substrato di allevamento dei moscerini infatti fermenta ed emette grandi quantità di anidride carbonica. Le rane talvolta penetrano in tali contenitori e, se vi rimangono troppo a lungo, possono andare incontro a morte per asfissia: si consiglia quindi di inclinare i contenitori in modo da facilitare l’uscita di esemplari che vi fossero entrati per cacciare. Oltre agli inquinanti che potenzialmente possono essere introdotti dall’allevatore, ve ne sono altri che si ritrovano comunemente nell’allevamento. È il caso di citare le intossicazioni da ammoniaca, prodotto di scarto delle rane o originato dalla decomposizione di sostanze proteiche: per evitare tali rischi è necessario mantenere un ottimo livello di igiene e aerazione.