DENDROBATIDI
INFORMAZIONI GENERALI
Gli anfibi lasciarono l’acqua per colonizzare la terra circa 350 milioni di anni fa, ma hanno comunque mantenuto uno stretto legame: molti vi tornano per accoppiarsi e deporre le uova mentre altri, come le Dendrobates vi lasciano crescere la propria prole.
Tra le passioni del terrariofilo si sa, vi sono anche numerosissime specie di anfibi. Le ranocchie Centro e Sudamericane della famiglia dei Dendrobatidi (Dendrobatidae) rappresentano tuttavia un caso a parte, incredibilmente affascinante, di piccoli animali dalla grande presenza scenica. I magnifici colori ed il comportamento “unico” di questi splendidi anfibi hanno spinto sempre più appassionati terrariofili a dedicarsi al loro allevamento. Esse infatti, hanno alcune caratteristiche comportamentali uniche e colori così vivaci da fare invidia a molte specie di pesci tropicali. Le piccole dimensioni degli individui adulti, dai 3 ai 6 cm secondo la specie, la splendida livrea, la relativa facilità di gestione per molte specie, nonchè la potenziale bellezza di un vivario a loro dedicato, inducono molti appassionati di tutti i livelli ad occuparsi di loro.
Questa guida ha lo scopo di fornire tutte le informazioni utili per il corretto allevamento di queste splendide creature, ma anche quello di far conoscere la loro provenienza, le abitudini e le cure parentali che hanno sviluppato. In Italia questo hobby è ancora poco sviluppato, mentre in Nord Europa è molto popolare. Il numero di appassionati che allevano e riproducono Dendrobates in grosse quantità ha ridotto praticamente a zero il loro prelievo in natura.
Premessa
Con questo intervento non è nostra intenzione insegnare nulla a chicchessia, esistono varie pubblicazioni di rilievo sulle quali si possono trovare molte informazioni utili in merito all’allevamento di queste rane spesso erroneamente considerate problematiche nella gestione.
Tra le varie specie di rettili e anfibi che si possono reperire attualmente sul mercato italiano, le Dendrobatidae rappresentano ancora un “settore minoritario”. Le ragioni possono essere diverse: innanzitutto la cultura terraristica nazionale ha privilegiato giustamente negli anni l’allevamento di specie di più facile gestione, tra cui Pogona, gechi leopardini e diversi ofidi. Vuoi per una più facile reperibilità degli animali, vuoi per una relativamente più semplice gestione del problema alimentazione, per lo meno nei negozi del settore abbiamo avuto quasi sempre l’opportunità di osservare animali che andavano alimentati con prede “grandi”, a differenza delle Poison Frogs che al contrario necessitano di alimenti proporzionati alla propria taglia.
Al contrario, alle mostre-scambio del settore che si tengono periodicamente in Italia è possibile reperire Dendrobates , per lo meno le specie più semplici da allevare, anche se occasionalmente qualche rarità entra a far parte dell’assortimento.
Un’altra peculiarità che le ha rese famose, nel bene e nel male, è la loro capacità di secernere dalla pelle tossine molto potenti. Tratterò in parte anche questo argomento ma voglio subito precisare che animali allevati in cattività non costituiscono alcun pericolo. La scienza medica si sta da tempo interessando a questo aspetto: sono già state isolate alcune importanti sostanze e da esse è derivato un potente antidolorifico, molto più efficace della morfina e che non dà alcuna dipendenza, forse in futuro queste splendide rane ci aiuteranno a trattare mali oggi incurabili.
Il loro nome significa letteralmente arrampicatrici di rami e sono conosciute dagli anglosassoni come rane velenose o rane dei dardi, il che ce la dice già lunga sia sulle loro abitudini di vita che sulla loro potenziale pericolosità!
Permettetemi due parole sulla loro effettiva pericolosità: le più velenose sarebbero le Phyllobates (aurotaenia, bicolor e terribilis), uniche ad essere effettivamente usate dagli amerindi per avvelenare i dardi delle loro cerbottane. Resta il fatto che in cattività la tossicità di questi animaletti (che non superano mai i 7-8 cm di lunghezza) è quasi nulla poichè la dendrobatotossina (assai simile agli alcaloidi di certi vegetali) pare essere legata alla dieta naturale delle ranocchiette, che in cattività non può essere riprodotta. Comunque, siccome l’unico modo per farsi avvelenare da una Dendrobates è di inghiottirsela viva, la loro pericolosità può essere considerata praticamente nulla (magari evitate di mettervi le dita in bocca dopo averne maneggiata una!).
Le varie specie di Dendrobatidi, la maggior parte delle quali riprodotte in cattività senza grossi problemi, sono protette dalla convenzione di Washington per cui è quasi impossibile ottenere animali selvatici (se le acquistate ricordatevi di pretendere i CITES).
Come già affermato in più occasioni, riteniamo che una parte degli insuccessi nell’allevamento delle Dendrobates sia attribuibile al problema della mancata disponibilità in commercio di buone linee di sangue: troppi esemplari risulterebbero frutto di accoppiamenti tra esemplari imparentati, problema che potrebbe condurre alle inspiegabili morie spesso segnalate da diversi allevatori anche molto esperti: come già verificatosi con altre specie animali non è da escludere quindi che, almeno per quanto riguarda alcune specie, il mancato apporto di sangue “WC” porti a conseguenze disastrose nel breve o lungo termine.
Se in Italia l’allevamento delle Dendrobatidae risulta palesemente arretrato, almeno rispetto allo standard nordeuropeo e statunitense, le ragioni sono diverse: in primo luogo il nostro paese vanta una cultura terraristica ancora relativamente giovane:basta confrontare la scuola acquariologica olandese e tedesca, dal dopoguerra a una ventina di anni or sono, per comprendere che già allora all’estero vantavano un approccio più “avanzato” rispetto al nostro: tecnologia e “visione” dell’acquario completamente diverse dalle nostre, impostate ancora su una logica di risparmio e “fai da te” con un’accessoristica da pionieri.
In ambito terraristico stavamo peggio: nessuna pubblicazione ,salvo un manualetto ad opera di Frank de Graaf e poche successive letture molto approssimative che trattavano le materie terraristiche molto superficialmente. Nei negozi del settore occasionalmente capitava di vedere esposto qualche terrario contenete qualche rettile o anfibio spesso malconci, il cui acquisto comportava non pochi disagi all’allevatore assolutamente impossibilitato a procurarsi cibo vivo, integratori e lampade speciali.
Oggi fortunatamente la situazione è leggermente migliorata: per quanto in ambito terraristico ancora molto risulti vincolato al “fai da te”, esistono alcuni negozi competenti e qualche ditta specializzata nella fornitura di insetti da pasto. Molto si è fatto anche in ambito accessoristico ,sia per quanto concerne la produzione di terrari e relativi accessori. Con l’apertura dei mercati europei e la possibilità di effettuare acquisti on line più facilitati rispetto a qualche anno addietro, risulta inoltre molto conveniente procurarsi all’estero quanto necessario e spesso quanto di introvabile sul mercato italiano.