ALOCASIA
Le Alocasia, le fantastiche orecchie d’elefante sono delle splendide piante delle regioni tropicali che oramai si ritrovano spesso anche nelle regioni a clima più temperato.
Alocasia (Schott) G.Don è un genere di piante erbacee arbustive rizomatose della famiglia Araceae, comprendente circa 70-80 specie di piante originarie delle foreste pluviali dell’Asia sudorientale a clima tropicale o subtropicale (Borneo, Malesia e Asia Continentale), molto apprezzate per la straordinaria bellezza delle loro foglie.
CLASSIFICAZIONE BOTANICA
Regno : Plantae
Clado : Angiosperme
Clado : Monocotiledoni
Ordine : Alismatales
Famiglia : Araceae
Genere : Alocasia
Specie : vedere il paragrafo “Principali specie”
ETIMOLOGIA
L’etimologia del nome Alocasia è da ricercare nell’assonanza che il loro nome ha con Colocasia infatti il nome del genere fu dato per assonanza perchè un tempo questa pianta era classificata tra le Colocasia.
DESCRIZIONE
Si tratta di piante sempreverdi, rizomatose, vale a dire provviste di rizoma sotterraneo (fusto sotterraneo che funziona come organo di riserva simile ad una radice) provvisto di radici nella parte inferiore e di gemme nella parte superiore. Da esso nascono direttamente le foglie ed i fiori.
L’aspetto generale è cespitoso, con un’altezza media oscillabile tra 1 e 2 metri, con eguale sviluppo in diametro.
Hanno foglie oblungo-ovate, molto grandi (allevolte sono lunghe anche fino al metro e mezzo), peltate, sagittate (a forma di freccia) o cuoriformi, dai colori metallici molto decorativi e appariscenti, più o meno strette e più o meno allungate, portate da lunghi piccioli di consistenza carnosa, spesso molto più lunghi della stessa foglia. Inoltre, le foglie, profondamente venate, presentano spesso delle screziature di colore viola-scuro o bronzo. Le foglie presentano una colorazione di un bel verde intenso anche se esistono specie con foglie di colore bronzo e viola. Proprio in considerazione delle dimensioni, e della forma delle foglie, si deve il nome popolare di queste piante, note comunemente col nome di “orecchie di elefante”.
I fiori sono tipici della famiglia delle Araceae vale a dire delle spate anche se in coltivazione è estremamente difficile riuscire a vederle.
I fiori sono piccoli e riuniti in una classica infiorescenza a spadice.
La parte che comunemente viene chiamata “fiore” vale a dire la parte colorata (in genere bianco-panna nella Alocasia) in effetti sono brattee cioè foglie modificate che avvolgono i veri fiori e le infiorescenze allo scopo di proteggerli e sono chiamate SPATA di colore in genere chiaro allargate verso l’estremità.
Il fiore (di fatto una infiorescenza) è in realtà l’asta che vediamo al centro della spata che si chiama SPADICE che porta nella parte alta i fiori maschili provvisti di stami e nella parte bassa i fiori femminili muniti di pistillo e nella parte centrale i fiori sterili.
TASSONOMIA
Il genere comprende circa 70-80 specie.
Molto nota è Alocasia cuprea, specie rizomatosa originaria del Borneo e della Malesia, caratterizzata da foglie ovato-oblunghe di circa 60 cm, portate da piccioli lunghi fino a 60-70 cm. La pagina superiore delle foglie presenta zone verde scuro intervallate a evidentissime nervature color verderame, mentre la pagina inferiore è violacea.
Una specie che in natura può raggiungere altezza fino a 4-5 metri è Alocasia macrorrhiza, dalle larghe foglie lucide, ovate, color verde brillante con venature più pallide, portate da piccioli fogliari lunghi anche due metri.
Alocasia sanderiana, proveniente dalle Filippine, ha foglie sagittate, color verde scuro, segnate da nervature dalla lucentezza metallica e da una marginatura argentata, ondulata e lobata.
TECNICA COLTURALE
L’Alocasia è una bella pianta adatta alla coltivazione in interno (terrario) o all’esterno in serra riscaldata. È molto apprezzata per la sua vigoria e per l’aspetto “esotico” che è in grado donare alla nostra abitazione. La Alocasia non è una pianta difficile da allevare se si tiene conto che in natura cresce nel sottobosco delle regioni a clima tropicale. Necessitano quindi di un clima mite, senza grandi sbalzi di temperatura tra l’estate e l’inverno. Vivendo ai piedi della foresta richiedono esposizioni luminose, ma senza sole diretto e una forte umidità ambientale.Le temperature ideali di coltivazione sono tra i 20-24°C e non devono scendere al di sotto dei 15°C.Sono piante che richiedono un’ottima illuminazione ma non il sole diretto ed è buona pratica girare periodicamente la pianta per evitare che le foglie rimangano tutte girate in un’unica direzione. Sono piante che amano l’aria ed è importante garantire un buon ricambio della stessa facendo attenzione a non creare delle correnti di aria che non sono gradite. Tutti questi aspetti (soprattutto l’alto tasso di umidità) sono difficilmente riproducibili nelle nostre abitazioni e la pianta tende purtroppo ad avere vita breve. L’ideale sarebbe crescerla in una serra o veranda costantemente riscaldata e umidificata (come quelle per le orchidee), con altre piante dello stesso tipo. A volte in inverno, se in casa la temperatura è troppo bassa, le piante di orecchie di elefante perdono completamente le foglie, che ricrescono in primavera ed i rizomi tendono ad entrare in un periodo di riposo vegetativo. Evitare di esporre gli esemplari di Alocasia macrorrhiza a correnti d’aria troppo forti, che potrebbero bruciare le foglie. In considerazione del fatto che la pianta ha grandi foglie queste periodicamente vanno lavate semplicemente con acqua sotto la doccia o se questo non è possibile semplicemente con un panno morbido umido. Non usare mai i lucidanti fogliari che sono dannosi per la pianta in quanto ostruiscono i pori ed impediscono la respirazione. Se disponete di un giardino o di una veranda all’inizio della bella stagione e fino all’autunno portate la pianta all’aperto, all’ombra ed al riparo dal vento che potrebbe danneggiare le foglie. Alcune varietà di orecchie di elefante sopportano abbastanza bene il freddo, ma temono il gelo, si possono quindi coltivare in giardino, a patto di riporre i rizomi in luogo temperato durante i mesi freddi. Se si decide di coltivare queste piante in giardino possono essere poste anche in luogo raggiunto dalla luce del sole, ma non per periodi di tempo eccessivamente prolungati. Questa pianta necessita esposizioni estremamente luminose, ma senza sole diretto. All’interno è bene porla vicino ad una finestra esposta a Sud (e schermata con una tenda leggera durante l’estate). Nella bella stagione, all’esterno, è bene porla sotto alle latifoglie, con una luce leggermente filtrata.
In appartamento la pianta si adatta a vivere anche in un range di temperature tra i 15 e i 25°C. Ricordiamoci sempre però che l’alocasia teme il freddo, che può provocare gravi danni (quali la cascola completa delle foglie). Questo problema può essere causato anche da correnti di aria freL’alocasia può essere spostata all’esterno durante la bella stagione, quando le temperature minime non scendano sotto i 15°C.Ideale è posizionarla vicino ad altre piante (gunnera, rodersi, darmera, calle, arum), in maniera che sia garantita un’alta umidità. Bello è inserirla nei pressi di specchi d’acqua, con essenze da palude. In questa prospettiva è possibile metterla anche in piena terra, impiegandola come una annuale o pluriennale (se viviamo nelle regioni meridionali, dove non gela mai, e approntiamo una spessa pacciamatura invernale).
Da marzo ad ottobre aggiungere concime all’acqua delle annaffiature ogni 10-15 giorni, con l’arrivo del freddo diradare la somministrazione a una volta al mese. Durante i mesi invernali, soprattutto per quanto riguarda gli esemplari che hanno perso il fogliame, evitiamo di annaffiare eccessivamente, inumidendo il terreno solo quando è molto ben asciutto. Per quanto riguarda gli esemplari coltivati all’aperto, durante i mesi freddi i rizomi vengono estratti dal terreno, e si conservano in luogo asciutto, fresco e buio fino alla primavera successiva. Sottovaso con acqua per mantenere intorno alla pianta un ambiente umido. E’ una pianta che ama gli ambienti umidi per cui è importante nebulizzare regolarmente le foglie e disporre la pianta sopra un sottovaso pieno di ciottoli e poi riempirlo d’acqua facendo attenzione che il fondo del vaso non sia a contatto con l’acqua. Questo accorgimento consentirà quando fa caldo, di far evaporare l’acqua del sottovaso e di conseguenza inumidire l’aria circostante alla pianta. Ricordarsi di riempire il sottovaso ogni qualvolta l’acqua è evaporata. L’alocasia vuole sempre terriccio leggermente umido: è importantissimo evitare che il pane di terra si asciughi completamente, pena gravi danni. Le irrigazioni dovranno essere abbondanti e costanti, soprattutto durante la bella stagione e se manteniamo le temperature alte nel nostro appartamento. I risultati migliori si ottengono con acqua piovana o demineralizzata, a circa 25°C. Durante l’inverno, se incoraggiamo un periodo di riposo vegetativo con basse temperature e luce moderata, possiamo ridurre un poco gli interventi, ma monitorando sempre attentamente la salute generale della pianta.
I rizomi delle Alocasie producono molte fragili radici, che necessitano di un terreno sciolto per potersi sviluppare, è quindi opportuno utilizzare del terriccio universale miscelato con torba, foglie e sfagno, che garantiscono un terreno soffice e leggero. Il substrato deve essere ricco, ma ben drenato, a pH subacido. Possiamo impiegare un prodotto studiato per piante verdi, ma l’ideale è produrlo noi stessi. Un buon mix si ottiene con un 30% di terra di foglie, 20% di stallatico o compost ben decomposti, 10% di perlite, 20% di sabbia e 20% di terra da giardino argillosa. In questa maniera riusciremo a mantenere sempre fresche le radici, ma, allo stesso tempo, eviteremo pericolosi ristagni idrici. Il rinvaso delle Alocasia si effettua in genere ogni due-tre anni verso la fine di febbraio, prima della ripresa vegetativa scegliendo un vaso poco più grande del precedente. Non sono particolarmente esigenti in fatto di terriccio. Un buon terriccio di foglie, un po’ di torba con l’aggiunta di sabbia per favorire il drenaggio dell’acqua di annaffiatura va benissimo. E’ importante ricordarsi di sistemare sul fondo del vaso dei pezzi di coccio per favorire lo sgrondo delle acque in eccesso di annaffiatura. Se la pianta è coltivata in piena terra abbiate l’accortezza di sistemarla non in una depressione del terreno dove l’acqua potrebbe ristagnare.Si consiglia di rinvasare l’alocasia appena acquistata: in genere infatti vengono collocate in vasi molto piccoli, con substrati troppo torbosi e le irrigazioni, spesso, non vengono adeguatamente curate. Per le piante già in nostro possesso procediamo preferibilmente in aprile, ogni due anni, quando le radici fuoriescono dai fori di scolo.Scegliamo un vaso di grandi dimensioni e predisponiamo uno spesso strato drenante. Inseriamo la pianta (cercando di disturbare il meno possibile le radici) senza interrare troppo il colletto (facile ai marciumi) e riempiamo con il substrato che abbiamo preparato.
Alocasia macrorrhiza ‘Calidora Dwarf’
UMIDITA’ AMBIENTALE
Talea – aprile
Divisione – Marzo-maggio
Riposo vegetativo – novembre-marzo
Concimazione – Tutto l’anno o da marzo a ottobre
Fioritura – Giugno-settembre
Questo sintomo è da attribuire a poche annaffiature.
Rimedi: regolarsi di conseguenza.
Le foglie della pianta imbruniscono ed appassiscono
Questo sintomo indica che la pianta è stata esposta al sole diretto.
Rimedi: eliminare le foglie danneggiate e spostare la pianta in un luogo ombreggiato.
Le foglie perdono lucentezza ed i margini diventano bruni
Questo sintomo indica che le concimazioni sono state insufficienti.
Rimedi: regolarsi di conseguenza secondo le indicazioni riportate al paragrafo “Concimazioni”.
Macchie brune soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie
Macchie brune sulla pagina inferiore delle foglie potrebbero significare che siete in presenza di cocciniglia, bruna o farinosa. Per essere certi, si consiglia di usare una lente di ingrandimento e di osservarle confrontandole con la foto al lato. Inoltre se provate a grattarle via si tolgono con facilità.
Rimedi: se la pianta non è di grandi dimensioni possono essere eliminate con un batuffolo di cotone imbevuto di alcool o potete lavarla con acqua e sapone neutro strofinando delicatamente con una spugna per rimuovere i parassiti, dopo di che la pianta va risciacquata molto bene per eliminare tutto il sapone. Per le piante più grandi e piantate all’aperto usate degli antiparassitari specifici reperibili nei centri specializzati.
CURIOSITA’
Le Alocasia sono tutte velenose per la presenza di cristalli di ossalato di calcio in tutte le parti verdi della pianta.
Comunemente sono piante conosciute con il nome orecchie di elefante ed il perchè di questo nome è facilmente intuibile guardando la conformazione delle foglie che quando sono agitate dal vento ricordano appunto le orecchie di un elefante.
Avendo una crescita rapida necessita di un buon supporto: distribuiamo sempre, o soltanto durante il periodo vegetativo (a seconda delle temperature che teniamo in inverno), una volta al mese, un concime liquido per piante verdi, dove il potassio risulti preponderante (aiuterà il mantenimento della struttura “rigida” delle foglie).
Altre cure
Le foglie, di grandi dimensioni e abbastanza ruvide, diventano, nel tempo, un ricettacolo di polvere. Ciò può comportare un rallentamento nella crescita. Possono essere pulite con un morbido panno inumidito. In alternativa si consiglia di fare “la doccia” alla pianta o porla all’esterno durante un temporale non troppo violento.
Pulizia
L’alocasia non necessita interventi di potatura. Può pero rendersi necessaria l’eliminazione di foglie secche, malate o danneggiate. Eliminiamole direttamente dalla base, usando una forbice affilata, pulita e disinfettata.
Il genere Alocasia comprende una settantina di specie tra le quali ricordiamo:
La Alocasia cuprea è una pianta originaria della Malesia e del Borneo ed è caratterizzata da foglie lunghe fino a 70 cm, di forma tipica del genere, di colore verde – violaceo, portate da piccioli lunghi fino a 60-70 cm. Il colore della lamina fogliare è verde sulla pagina superiore (con le nervature verderame), viola su quella inferiore.
La specie Alocasia macrorrhiza raggruppa piante di notevoli dimensioni che in natura possono raggiungere i 5 m di altezza. Possiedono fusto carnoso e allungato. E’ caratterizzata da foglie di forma cuoriformi o ovali, ma anche allungate e appuntite, di dimensioni anche superiori ai 30 cm, lucide, di colore verde brillante, verde scuro o porpora a seconda delle varietà e nervature evidenti, portate su lunghi piccioli rigidi, in genere leggermente arcuati. I fiori sono simili alle infiorescenze delle calle, con lungo spatice ricoperto da una spata verde, sbocciano in estate, e in autunno danno origine ad un solo frutto tondeggiante, contenente un solo seme, non sempre fertile. Difficilmente gli esemplari coltivati in vaso producono fiori. Con il passare degli anni tendono a formare un fusto legnoso corto e tozzo. Il colore delle foglie della specie, come detto, è verde brillante ma esistono numerosissime cultivar in commercio, con fogliame di colore verde scuro,verde giallastro, con il margine o le venature in colore contrastante. Per la loro forma vengono anche chiamate “orecchie di elefante”.
La Alocasia sanderiana è un altro splendido esemplare di questa grande famiglia che comprende piante originarie delle Filippine caratterizzate da foglie sagittate di colore verde scuro con i margini argentati, ondulati o lobati e nervature dai riflessi metallici.
Alocasia indica è una specie molto diffusa in commercio in particolare la varietà metallica, che deve il suo nome al fatto che le foglie hanno dei gradevoli riflessi color metallo. Sono tutte piante originarie della Malesia.
Di aspetto piccolo e attraente, presenta foglie sagittate, che si sviluppano a rosetta dalle gemme dei rizomi, di colore verde scuro, con riflessi metallici, sulla pagina superiore e rosso violaceo, su quella inferiore, con nervature molto rilevate (dal punto di inserzione del picciolo, partono due vene dirette agli apici dei lobi inferiori). La pianta tende a perdere le foglie basali con conseguente formazione di un corto fusto. I piccioli sono lunghi e guainanti alla base.