“The colombian toxic trio”: Phyllobates aurotaenia, P. terribilis e P. bicolor

Phyllobates aurotaenia, P. terribilis e P. bicolor

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Phyllobates aurotaenia

 

Phyllobates terribilis
Phyllobates bicolor

“The colombian toxic trio”

Tra le raganelle del Nuovo Mondo che maggiormente incontrano l’interesse degli appassionati, trovano un posto di rilievo i tre rappresentanti più emblematici del Genere Phyllobates, ovvero Phyllobates aurotaenia ( Boulenger,1914), Phyllobates bicolor (Dumèril & Bibron, 1841) e Phyllobates terribilis (Meyers, Daly & Malkin, 1978).
Raganelle dal pigmento più “discreto”, rispetto alle maggiormente policromatiche DendrobatesRanitomeyaed Oophaga,sorprendentemente si collocano tra gli organismi animali più tossici del pianeta, al punto tale che sino a qualche decennio addietro, alcuni di questi Anuri venivano usati da determinate tribù Indios come “fonte di munizioni” al fine della caccia. Con l’avvento dell’uso delle armi da fuoco, tale pratica venne progressivamente abbandonata. Ci occuperemo successivamente sia di questo particolare aspetto che della natura delle tossine di queste curiose raganelle purtroppo non facili da reperire sul mercato erpetologico italiano.

 

Phyllobates aurotaenia (Boulanger, 1914)

Probabilmente la più “rara” o se vogliamo la meno allevata del trio, questa bellissima Phyllobates presenta una vaga similitudine cromatica con Phyllobates vittatus. La colorazione di fondo è nera, il dorso è solcato da due bande verde metallico che attraversano la schiena per tutta la lunghezza.
Alcune popolazioni possono presentare delle bande gialle o arancio anziché verdi. Le zampe nere risultano costellate da una minuta punteggiatura azzurra.
Phyllobates aurotaenia raggiunge in media i 2,8-3,0 cm di lunghezza per i maschi e i 3,1-3,5 cm per le femmine. Questa raganella manifesta un carattere relativamente schivo, anche se in presenza di cibo dimostra la caratteristica voracità delle altre Phyllobates e quindi rimane abbastanza visibile.
Può essere allevata in piccoli gruppi in un terrario “rainforest” che misuri in media 60x40x40
Questa specie necessita di temperature comprese tra i 22 e i 24 gradi centigradi di media diurna con un calo notturno dell’ordine di qualche grado. Brevi periodi a valori anche più alti vengono sopportati, a patto di aumentare sensibilmente le nebulizzazioni quotidiane.
Animale che ama un buon tasso di umidità atmosferica, necessita di due-tre nebulizzazioni copiose nell’arco della giornata.
Il terrario, come osservato, dovrà offrire un’ampia sezione piantumata con le consuete piante da terrario umido tropicale, nonché un buon numero di nascondigli costituiti da mezzi gusci di cocco e portarullini.
Per l’alimentazione andrà seguita la consueta dieta per le Dendrobatidae.
Phyllobates aurotaenia popola in natura il sottobosco umido delle foreste del Dipartimento di Chocò e la Valle di Cauca, lungo il versante ovest della Cordigliera Occidentale in Colombia.
L’intervallo altitudinale nel quale questa raganella è distribuita è compreso tra i 60 e i 1000 metri sul livello del mare.

Phyllobates bicolor ( Dumèril & Bibron, 1841)

Tra le tre specie Colombiane, Phyllobates bicolor è probabilmente quella più facilmente reperibile in commercio alle mostre-scambio. Animale di notevole stazza e dimensione, presenta una pigmentazione variabile dal giallo più o meno carico al senape con le zampe posteriori spesso sfumate di nero. Anche la parte ventrale in genere presenta una colorazione più o meno scura.
Alcuni esemplari si distinguono per una prevalenza di pigmento arancio sulla parte dorsale. In altri le zampe posteriori possono manifestare una colorazione verde metallica più o meno marcata.
Il dimorfismo sessuale è poco accentuato in età giovanile, tuttavia allo stadio adulto i maschi raggiungono i 3,9 cm di lunghezza e le femmine i 4,5 cm. A maturità sessuale raggiunta i maschi delizieranno inoltre l’allevatore con un canto molto intenso e “musicale”: per intenderci non il consueto “buzz” delle D. tinctorius o D. auratus, ma qualcosa di più simile al canto di un volatile.
Quindi, se volete dedicarvi all’allevamento delle Phyllobates mettete da subito in preventivo gli immancabili concerti mattutini e pomeridiani.
Per quanto riguarda il mantenimento, Phyllobates bicolor va allevato in piccoli gruppi: si tratta di raganelle piuttosto socievoli che in genere convivono molto seraficamente. Un piccolo gruppo di 4-6 esemplari tuttavia necessiterà di un terrario un po’ ampio ( 70x50x50 indicativamente) che offra un arredamento costituito da nascondigli di vario genere e una buona vegetazione costituita per lo più da piante robuste qualiPhilodendron, Pothos e grosse Bromeliaceae come Neoregelia “Fireball” e altre affini. Personalmente sconsiglierei l’uso di piccole piante gracili: queste raganelle tendono a sfasciare molto facilmente quei vegetali che non si caratterizzano per una minima robustezza.
La particolarità che risalta in Phyllobates bicolor sta nel loro mostruoso appetito: durante lo stadio giovanile queste raganelle potranno essere nutrite con le consuete Drosophila e altri microinsetti.
Allo stadio adulto accetteranno anche mosche “curly winged”, tisanuri e piccole Blatta lateralis. Di tanto in tanto anche i mini grilli saranno più che graditi. Personalmente consiglierei di togliere ai grilli le zampe posteriori e di non eccedere nel quantitativo ma di rimanere sulla somministrazione occasionale. Come per le altre Dendrobatidae, un’integrazione con dei buoni prodotti a base di Calcio e vitamina D3 e dei multivitaminici specifici è auspicabile.
La riproduzione di Phyllobates bicolor è abbastanza semplice: se si dispone uno o più maschi e un gruppetto di femmine, in genere avviene senza grosse difficoltà.
Una volta raggiunta la maturità sessuale i maschi inizieranno a cimentarsi in lunghi concerti ai quali le femmine dovrebbero rispondere se recettive. La deposizione avviene in genere sotto a un nascondiglio già predisposto dall’allevatore: una mezza noce di cocco con alla base un disco Petri è l’ideale. Questa specie può deporre in media 10-15 uova, anche se deposizioni numericamente più consistenti sono tutt’altro che rare.
La cura delle uova e l’allevamento dei girini sono i medesimi delle altre più comuni Dendrobatidae, con la differenza che le larve di P. bicolor possono essere allevate assieme in uno o più recipienti in quanto non manifestano alcun istinto cannibalistico.
Phyllobates bicolor è endemico della zona del Rio San Juan nel Dipartimento di Chocò e nella Valle del Cauca nel versante ovest della Cordigliera Occidentale in Colombia dove vive in un intervallo altitudinale compreso tra i 500 e i 1500 metri sul livello del mare.
Il range di temperatura ideale va dai 22 ai 25 gradi centigradi diurni con un calo notturno di circa 5 gradi.

Phyllobates terribilis ( Meyers,Daly & Malkin, 1978)

Phyllobates terribilis rappresenta una delle specie animali più tossiche del pianeta e nel contempo anche un bellissimo soggetto da allevamento per molti appassionati di “Poison Dart Frogs” anche in virtù della sua natura tutt’altro che elusiva. Molto simile a P. bicolor nello stadio giovanile, si differenzia da questa specie per il pigmento scuro delle zampe e della zona ventrale che tende a scomparire negli esemplari adulti. Di Phyllobates terribilis esistono diverse forme distinte per pigmentazione. La forma tipica presenta una colorazione tendente al giallo pallido più o meno uniforme, altre varianti possono manifestare una colorazione verde metallico chiaro (forma “Mint”) o anche giallo intenso sfumato di arancio sulla parte dorsale. Esiste anche una variante completamente arancio, purtroppo piuttosto rara da reperire.
Questa raganella è molto facile da allevare: per certi aspetti rappresenta una delle Dendrobatidae in assoluto più robuste. Un piccolo gruppo costituito da 4-5 esemplari potrà essere allevato in un terrario di medie dimensioni come indicato per la specie bicolor. Anche in questo caso l’arredamento dovrà risultare costituito da piante robuste, in quanto i vegetali più gracili farebbero una brutta fine data la poca delicatezza di queste raganelle piuttosto corpulente. Le dimensioni medie si aggirano sui 4.5 cm dei maschi e i 4.7 cm delle femmine. Anche in questo caso l’intensa attività canora dei maschi rappresenta un utile elemento distintivo per comprendere il sesso degli esemplari adulti.
Sostanzialmente il metodo di allevamento è il medesimo della specie bicolor, unica differenza le temperature: Phyllobates terribilis ama valori compresi tra i 25 e i 27 gradi diurni, con un lieve calo notturno.
Le modalità riproduttive sono le stesse indicate per P. bicolor.
In conclusione possiamo affermare che P. terribilis rappresenta un soggetto robusto e molto adatto al neofita, anche se va posta la giusta attenzione alle sue notevoli esigenze alimentari. Richiede quindi una certa esperienza con gli insetti da pasto. Altamente sconsigliata a che non ha la possibilità di allevare (o di procurarsi) un rilevante quantitativo di insetti.
Phyllobates teribilis è distribuita in natura negli ambienti di foresta pluviale di pianura lungo il Rio Saija, Dipartimento Cauca, Colombia.

Il veleno del “Colombian toxic trio”



Phyllobates terribilis
, come osservato, rappresenta uno degli organismi maggiormente tossici del pianeta. Il veleno secreto da queste apparentemente inoffensive raganelle contiene grosse quantità di alcaloidi steroidei quali batracotossina e homobatracotossina . La quantità di secrezione cutanea tossica di una singola Phyllobates terribilis corrisponde a circa 1,100 microgrammi. 0.05 microgrammi possono uccidere un piccolo animale, mentre 170 microgrammi rappresentano la dose letale per un uomo del peso di circa 70 kg.
L’avvelenamento avviene per contatto secrezione-ferita, in modo che le tossine possano entrare nel sistema circolatorio.
Phyllobates terribilis e Phyllobates aurotaenia venivano usate come fonte di approvvigionamento di veleno per i dardi delle cerbottane dalla popolazione Indios Emberà: a differenza di altre specie che venivano trafitte con dei bastoncini appuntiti e passate sul fuoco affinchè in agonia secernessero la tossina,Phyllobates terribilis subiva un destino meno cruento. Le raganelle venivano trasportate in delle ceste apposite e i dardi semplicemente passati per contatto sul dorso dell’animale all’occorrenza.
Attualmente tale pratica è stata soppiantata dall’uso delle armi da fuoco, quindi è poco probabile che la caccia con i dardi avvelenati sia diffusa ancora in misura rilevante.
Anche Phyllobates aurotaenia veniva usata come fonte di approvvigionamento di veleno: va detto che in questa specie il quantitativo di tossina prodotta è minore rispetto a Phyllobates terribilis.
Phyllobates bicolor dal canto suo presenta una velenosità ulteriormente più ridotta rispetto alle altre due specie colombiane.

Il veleno secreto dalle ghiandole cutanee delle Phyllobates, come dicevamo,è un alcaloide steroideo denominato batracotossina. Rilevato precedentemente solo nel mondo vegetale, rappresenta una delle sostanze più tossiche conosciute, assieme alla palytossina ( degli anemoni di mare del genere Palythoa ssp.) e al Clostridium botulinum.
La batracotossina agisce direttamente sul sistema nervoso periferico causando una paralisi muscolare con effetti letali.
La batracotossina non rappresenta tuttavia l’unico veleno comune a tutte le Dendrobatidae: in Oophaga pumilio è stata osservata la presenza di un ulteriore alcaloide denominato pumiliotossina, mentre nella specie Epipedobates anthony risulta presente una sostanza denominata epibatidina 200 volte più potente della morfina.
Nella specie Colostethus inguinalis inoltre è stata rilevata la presenza di tetrodotossina. In altri organismi non direttamente correlati alle Dendrobatidae sorprendentemente è stata accertata la presenza di tossine: ad esempio nei rospi brasiliani Melanophryniscus ssp. nelle rane australiane Pseudophryne ssp. e nelleMantella ssp. del Madagascar è stata rilevata la presenza di pumiliotossina.
Incredibilmente l’alcaloide homobatracotossina è stato rilevato anche in alcune specie di uccelli del generePitohui ( P. dichrous, P. kirhocephalus e P. ferruginosus ) e in un’altra specie di volatile: Ifrita kowaldi.
L’origine delle tossine nelle Dendrobatidae rimane in parte una questione irrisolta. Probabilmente le tossine vengono assimilate dalla catena alimentare: le raganelle predano organismi tossici immagazzinando le tossine e forse in parte rielaborandole. Animali catturati in natura e introdotti successivamente in terrario, sottoposti ad un regime alimentare basato sui moscerini, dopo qualche tempo tendono a perdere la velenosità. Phyllobates terribilis sembra poter conservare la tossicità caratteristica per diversi anni, mentre raganelle nate da generazioni in cattività non dispongono più di alcun veleno.

In collaborazione con www.terraritalia.com