TERRARIO PER DENDROBATIDI

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ALLEVAMENTO

L’allevamento di tutte le specie esotiche  ed in particolare dei dendrobatidi implica la gestione di molteplici aspetti. Iniziando con la realizzazione del terrario, la creazione ed il mantenimento di temperatura ed umidità adeguati, l’introduzione di piante, l’alimentazione degli ospiti, la loro riproduzione, fino alla prevenzione e cura di eventuali malattie.

Accogliere ed ospitare dei dendrobatidi in un semplice e “nudo” terrario, piuttosto che in un verdeggiante vivario, sarebbe come appassionarsi ai fiori recisi anziché ad un rigoglioso e fiorito giardino. Queste splendide ranocchie non solo provengono nella maggioranza dei casi da regioni particolarmente umide e lussureggianti, ma molte specie (quali Dendrobates auratus e D. leucomelas) sono piuttosto schive ed amano rifugiarsi tra la vegetazione e in anfratti del terreno sotto piccoli arbusti. Dovendo allestire una miniatura naturalistica del loro habitat naturale, terremo quindi in considerazione ogni singolo aspetto della specie di cui vorremo occuparci. Sì, perché quasi sempre ci toccherà allevare una sola specie in un singolo vivario, dal momento che alcune di esse risultano particolarmente tossiche anche per altre congeneri. Naturalmente in natura i grandi spazi fanno la differenza, ma in cattività, come sempre accade, i rischi da sovraffollamento sono sempre in agguato. Il primo passo dunque sarà quello di scegliere materiali e misure adatte.

IMG_2982Per una “ cinquina “ costituita da un maschio e quattro femmine o per tre coppie le misure minime del vivario saranno le seguenti: 120 cm x 60 cm per 60-70 cm d’altezza (circa 400 litri di capacità), mentre per una coppia od un trio saranno sufficienti misure inferiori (70 cm x 50 cm x 50 di altezza).
Fondamentale è avere un’altezza sufficiente ad evitare che le piccole rane possano saltando ferirsi il rostro. Possiamo scegliere tra una struttura tutta in vetro, in alluminio e vetro o in legno e vetro, con l’avvertenza in quest’ultimo caso di acquistare solo legno particolarmente resistente all’umidità come il pino marino.

Per rispettare le esigenze dei dendrobatidi, che non gradiscono acque profonde ma solo pozze di pochi centimetri di profondità, appronteremo un substrato molto umido ma drenante, capace cioè di evitare pericolosi ristagni d’acqua che favorirebbero inevitabilmente lo sviluppo di batteri e funghi. L’applicazione di un rubinetto di scarico semplificherà notevolmente le operazioni di manutenzione ordinaria. Lo strato più profondo del substrato sarà quindi costituito da ghiaia e ciottoli molto grossolani possibilmente arrotondati. Apporremo quindi uno strato di vermiculite o carbonella previamente sterilizzati, sostituibili con zeolite od altre resine a scambio ionico per ottenere un minimo di filtrazione “chimica“. Oltre a ciò è possibile aggiungere un filtro sottosabbia. Quindi apporremo uno strato di spessore variabile da 5 a 7,5 a 10 cm (disomogeneo nelle differenti zone del vivario) di terriccio da giardino, anch’esso previamente sterilizzato, modellato ad altopiani e basse spianate tramite delimitazioni trasversali costituite da pietre, pezzi di piastrelle di cotto e cortecce di pino delle quali alcune disposte a formare dei gradevoli e utilissimi rifugi. Molto decorative per l’arredamento interno sono anche le piastrelle di sughero, da rimpiazzarsi periodicamente.

90update2A questo punto entrano in campo, è proprio il caso di dirlo, le piante, vero polmone vitale del nostro vivario tropicale per dendrobatidi. Numerosissime sono le specie di piante adatte ad essere ospitate in un simile vivario. La scelta dovrà avvenire non solo sulla base della loro provenienza geografica ed idoneità alle specie di rane allevate, ma anche e soprattutto del nostro grado di esperienza nella loro coltura; alcune sono delicate e mal sopportano le ristrette condizioni microclimatiche interne al vivario (temperatura ed umidità elevate e ventilazione non sempre ottimale). Le piante più impiegate sono indubbiamente quelle appartenenti alla famiglia delle Bromeliacee, che con le loro pieghe ascellari fogliari offrono alle femmine adulte l’habitat ideale per l’ovodeposizione. Tra queste consiglio l’Aechmea fasciata, particolarmente indicata per grosse teche, la Guzmania lingulata, di dimensioni più contenute come la Neoregelia carolinae tricolor. Molto belle sono poi le Vriesea splendens, che con le foglie variegate e barrate di verde chiaro e le brattee rosso scuro, conferiscono al vivario una decisa connotazione tropicale.

ab485fc07bdd7b7e09962c44c4b7dfb9Molte altre piante possono gradevolmente trovare posto all’interno di un vivario per dendrobatidi; tra queste Aglaonema commutatum, Phylodendron bipinnatifidum e P. scandens, Ficus pumila, Begonia semperflorens cultorum, Nephrolepis exaltata, Scindapsus aureus (pothos). Queste piante vanno sistemate nelle parti basali del vivario poiché tollerano meno bene delle bromeliacee la luce intensa dei climi tropicali. In genere salvo eccezioni si possono coltivare nel terriccio da giardino o idroponicamente, prestando particolare attenzione nell’impiego di fertilizzanti, poiché tossici e spesso letali per le nostre piccole ospiti. Alcune piante infine sono più tipicamente acquatiche e possono quindi essere piantate nei bassi fondali delle diverse pozze che avremo allestito, ad esempio con sottovasi in coccio ben mimetizzati nel folto della vegetazione. Tra queste consiglio in particolare Anubias nana, Riccia fluttuans ed alcune ninfee.
Dopo il substrato e le piante dovremo aggiungere dei rifugi sufficientemente funzionali e decorativi, quali pezzi di corteccia di sughero capovolti, riponendo anche al di sotto di ognuno di essi piccole vaschette contenenti acqua e vermiculite nel rapporto 1:1 in peso, al fine di creare un anfratto particolarmente umido.

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IL TERRARRIO E L’ARREDAMENTO

Il terrario ideale per i dendrobatidi deve essere realizzato tenendo conto delle esigenze delle specie che vi si ospiteranno; fondamentalmente si possono identificare due modelli principali:

Modello arboricolo: sviluppato in altezza, adatto alle specie che in natura prediligono non vivere al suolo come Ranitomeya imitator, R. ventrimaculata, R. variablis, R. fantasticaOophaga pumilio, Epipedobates tricolor. Le dimensioni minime per questo tipo di terrario dovrebbero avere una base di 40x40x60 (h) cm.

Modello terrestre: meno sviluppato in altezza ma con una superficie più ampia per le specie che in natura prediligono spostarsi tra la vegetazione del sottosuolo come Dendrobates tinctorius, D. auratus, D. leucomelas, Phyllobates terribilis. Per un gruppetto di 4-5 esemplari si potrà utilizzare un terrario con dimensioni di 60x40x40 (h) cm.

maxresdefaultEssendo soprattutto i maschi molto territoriali, è consigliabile allestire un terrario più grande rispetto alle apparenti esigenze di spazio di ranocchie così piccole (2-4 cm in media!).  Se si vuole allevare una sola coppia, può essere sufficiente un mini-terrario di 40x25x35 cm.

Negli ultimi anni i prezzi dei terrari reperibili  in commercio sono sensibilmente calati e sempre più spesso conviene acquistarne uno piuttosto che comprare i singoli materiali ed assemblarli poi artigianalmente. Chi costruisce un terrario, spesso, lo fa perchè in ccommercio si trovano poche misure standard a volte non compatibili con lo spazio a disposizione o semplicemente perchè appassionato di fai-da-te.

Chi intende costruirsi un terrario deve tener presente alcune semplici regole  ma fondamentali riguardanti il materiale da utilizzare e l’aerazione della teca.

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Visto l’alto tasso d’umidità sempre presente nel terrario, gli unici due materiali adatti alla costruzione di una teca per dendrobatidi sono il vetro e il plexiglass. Il plexiglass può sembrare la soluzione migliore perché è leggero e facile da tagliare e lavorare, ma con il passare del tempo si rovina facilmente e tende ad opacizzarsi. Il vetro è in assoluto il materiale migliore, mantiene per sempre le sue caratteristiche di trasparenza ed è facilmente lavabile e disinfettabile. Inevitabilmente sarà quindi necessario orientarsi su terrari in vetro e non usare ad esempio strutture in legno che anche se ben isolate, si impregnerebbero d’acqua a causa delle costanti nebulizzazioni che un ambiente di foresta delle piogge richiede.

 Per loro dunque è necessario un terrario caldo-umido, infatti un paludario o un acquaterrario (con parte acquatica estesa e profonda) sarebbe troppo pericoloso.

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Per quanto la ricostruzione di un ambiente di foresta umida ci possa indurre a progettare terrari colossali, inizialmente è meglio limitarsi a dimensioni più contenute: il problema dei grandi terrari sta nelle difficoltà che si incontreranno inevitabilmente nel dover illuminare e riscaldare tali strutture: per non complicarci la vita, diciamo che un terrario che misuri (indicativamente) 50x50x50 è più che sufficiente per ricreare un set up dignitoso e ospitare 4-5 Dendrobates tra le specie più voluminose ( D. auratus, tinctorius, leucomelas in primis)
La struttura potrà essere di quelle consuete: vasca in vetro con antine scorrevoli e griglie di aerazione poste una in basso sotto le antine e una in alto ,preferibilmente tra la congiunzione del vetro posteriore e il tetto….in sintesi il classico terrario facilmente reperibile sia in qualche punto vendita ben fornito, sia alle fiere del settore.
Alcuni allevatori reputano necessario creare un foro di scolo sulla lastra di fondo, cosa facilmente realizzabile portando il terrario da un vetraio che potrà effettuare il foro con l’apparecchiatura necessaria. Al foro andrà collegato con del silicone un tubicino di scarico al fine di drenare l’acqua in eccesso in una tanica da porre sotto alla struttura.

IMG_2067Il microclima
Tranne rarissime eccezioni, questi splendidi anuri vanno allevati a temperature diurne comprese tra i 24°C ed i 28°C tra i due estremi del vivario. Di notte occorre abbassare la temperatura a 18°-20°C lasciando spegnere ogni forma di riscaldamento opportunamente temporizzato. I ritmi circadiani dovranno prevedere d’estate 14 ore diurne e 10 ore notturne; in autunno ed in primavera 12 ore per ogni periodo; in inverno infine 10 ore diurne (con temperature massime inferiori di circa due gradi rispetto alle massime diurne estive) e fino a 14 ore notturne.
Il vivario potrà essere riscaldato con lampade in vetroceramica, soluzione a mio giudizio da preferire, o con cavetti termici resistenti all’acqua e nascosti nel substrato. L’umidità interna deve sempre essere mantenuta elevata, intorno al 90-95%. I dendrobatidi, infatti, sia per la loro provenienza geografica che per le loro piccole dimensioni, soffrono moltissimo la disidratazione. Osservare pertanto spesso la lucentezza e la sporgenza degli occhi aiuta nel definire il loro grado di idratazione.
Per ottenere e mantenere elevati valori igrometrici all’interno del vivario possiamo impiegare differenti sistemi e tecnologie. Le due situazioni limite sono rappresentate dallo spruzzare acqua demineralizzata tiepida, da effettuarsi almeno ogni dodici ore (mattina e sera) e dall’adozione di impianti automatici e temporizzati di nebulizzazione (ideali sono 4 cicli di 8 minuti l’uno).
L’illuminazione interna sarà garantita da una o più lampade fluorescenti ad ampio spettro contenenti in particolare radiazioni UVB (lunghezza d’onda compresa tra 290 e 310 nm) fondamentali per l’attivazione della vitamina D, indispensabile per l’assorbimento intestinale di calcio e per il metabolismo calcio-fosforico. Queste piccole rane necessitano, infatti, di un livello di calcio nel sangue sempre piuttosto elevato per far fronte soprattutto allo sviluppo muscolo-scheletrico. I neon non dovranno mai essere posti dietro un vetro od altro materiale poiché questi filtrerebbero inevitabilmente i raggi UVB. Essi dovranno inoltre essere sostituiti ogni 6-7 mesi poiché è dopo tale periodo che l’emissione di tali raggi si esaurisce.

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Luce, umidità e riscaldamento

Luce e umidità sono due parametri importanti: in particolare la luce è fondamentale per il benenessere delle piante e delle rane stesse, mentre l’umidità influisce attivamente sulla riproduzione.

Posizionato definitivamente il terrario, installeremo gli accessori necessari come lampade e riscaldatori e, per chi lo volesse, gli eventuali impianti nebulizzatori a pressione.
Sulla questione lampade la faccenda risulta controversa: alcuni allevatori sostengono l’assoluta inutilità delle lampade speciali ad emissione uva-uvb, in quanto le raganelle del genere Dendrobates in natura non riceverebbero un apporto significativo di luce solare diretta, essendo animali caratteristici per la maggior parte della lettiera di foglie delle foreste. Personalmente da anni uso dei tubi neon al 2% di emissione e ritengo che il valore di questi animali non sia subordinabile a quella che ,tutto sommato, rimane una spesa contenuta, a scanso di possibili rischi per il metabolismo osseo delle ranocchie. Comunque all’allevatore l’ardua sentenza: in rete troverete sia sostenitori delle lampade ad emissione, sia sostenitori della loro inutilità…..
Per quanto riguarda il riscaldamento, le soluzioni possibili sono o il posizionamento di un cavetto di adeguato wattaggio da collocare all’interno sotto al materiale di fondo o esterno lungo le pareti laterali oppure l’applicazione di un tappetino riscaldante da posizionare al contrario esternamente.

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In linea di massima la maggior parte delle Dendrobates più “comuni” in commercio proviene da zone climatiche caratterizzate da variazioni poco significative delle temperature annuali, quindi valori compresi tra i 25-26 gradi centigradi diurni con un calo sino a 19-20 notturni andranno bene come media per diverse specie.
Alcune Dendrobatidae provenienti da zone montane necessitano di temperature di allevamento leggermente più basse, ma sostanzialmente si tratta di specie che almeno inizialmente non dovrebbero rientrare nell’interesse del neofita.
Se si dovesse optare per una fonte di riscaldamento “dal basso” posizionando il cavetto o la piastra riscaldante esterna, sarà opportuno non creare una distribuzione del calore omogenea su tutto il fondo: le rane come altri organismi viventi amano termoregolarsi e quindi saranno loro a scegliere la posizione più idonea alle loro esigenze del momento. Per un terrario delle dimensioni indicate, un cavetto di 15-20 watt e un tappetino di analoga potenza saranno sufficienti, almeno se le temperature notturne dell’appartamento rimangono sui 19 gradi centigradi di minima invernale.

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