NINFEE TROPICALI

NINFEE

Le ninfee (genere Nymphaea L., 1753, famiglia Nymphaeaceae) sono piante esclusivamente acquatiche, diffuse nelle acque dolci temperate e tropicali di tutto il mondo. Dal punto di vista ecologico, vengono classificate tra le idrofite o natanti: piante, cioè, che colonizzano fondali bassi e in genere sempre sommersi (in caso di prosciugamento esse possono resistere estivando sul fondo fangoso, senza però emettere foglie e fiori non potendo proseguire lo sviluppo fuori dall’acqua), provviste di un robusto rizoma – talora bulboso e molto coriaceo – da cui partono lunghe e fitte radici tramite le quali traggono buona parte dei nutrienti di cui necessitano (altre sostanze nutritive e minerali disciolte nell’acqua vengono assorbite tramite la fascia inferiore delle foglie). L’apparato fogliare  e i celebratissimi fiori sono invece portati da lunghi peduncoli e adagiati sulla superficie dell’acqua, che dev’essere perciò necessariamente calma.

Photo Kunito Imai
Photo Kunito Imai – Talay Bua Daeng, Thailand

NINFEE TROPICALI

Se le ninfee rustiche sono spettacolari, beh… per quelle tropicali non ci sono parole! Colori più forti, brillanti in cui troviamo anche il porpora, il celeste e il blu che tra le rustiche troviamo soltanto da qualche anno ma con caratteristiche diverse.
Di bellezza selvaggia e concreta, ma sfuggente… Le ninfee tropicali hanno rubato tutti i colori dell’arcobaleno e senza ritegno ne danno sfoggio. Tutte le tonalità del blu e del viola come stille di stupore sorgono dall’acqua richiamate dai raggi del sole. Rosa, rosso, giallo e passando dal verde, persino il bianco ha un fascino speciale. Fiori che rapiscono lo sguardo fino a rendere difficile distoglierlo. Emozione irrinunciabile che coglie sempre di sorpresa.

Ninfee nell’antichità

Fin dall’antichità le ninfee tropicali suscitarono ammirazione tra i popoli asiatici e gli egizi. Gli antichi egizi adoravano le ninfee tropicali del Nilo, come si evince dai numerosi affreschi dei templi e delle tombe. Le specie che furono fedelmente rappresentate sono la Nymphaea Caerulea (foto) e la Nymphaea Lotus, che popolavano gli stagni della valle del Nilo migliaia di anni fa. La prima è il famoso loto blu dell’Egitto (da non confondere con le specie di nelumbo), mentre la seconda è una ninfea bianca notturna.

Sembra che gli antichi egizi chiamassero “loto” alcune ninfee, probabilmente Nymphaea lotus che ancora oggi viene comunemente chiamata anche “loto egiziano”. In Egitto, dove attualmente non si trova più allo stato selvatico, il “vero” loto o nellumbo (Nelumbo nucifera) giunse relativamente tardi, importato dall’Asia meridionale e si diffuse largamente come pianta coltivata ai tempi di Roma imperiale; era considerato esempio di perfezione per la forma circolare delle foglie e simbolo di immortalità per l’eccezionale tenacia dei suoi semi (in Manciuria sono stati rinvenuti dei semi ancora intatti conservatisi per oltre 2000 anni nella torba!).

Photo Kunito Imai
Photo Kunito Imai – Meiji Jingu Shrine, Tokyo, Japan
Photo Kunito Imai
Photo Kunito Imai – Angkor Wat, Cambodia

CLASSIFICAZIONE

La famiglia delle “Nymphaeaceae” non è molto numerosa e comprende 6 generi con circa 68 specie; ultimamente in questo gruppo viene inclusa anche la famiglia delle Cabombaceae (ma non tutti i botanici sono concordi). La classificazione tassonomica della famiglia è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa apparteneva all’ordine delle Nymphaeales (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist), mentre ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (Classificazione APG II) discende direttamente dal clade delle Angiosperme in quanto la genesi delle specie di questa famiglia viene ritenuta parallela a quella del resto delle Angiosperme. Le varie specie di questa famiglia non possiedono una spiccata omogeneità. In effetti fino a poco tempo alle “Nymphaeaceae” facevano parte dei generi (Nelumbo Adans. 1763) ora sistemati in parte nella famiglia delle Nelumbonaceae (ordine Proteales e quindi molto “distante” dal punto di vista sistematico) e in parte (genere Cabomba Aubl. (1775) e genere Brasenia Schreb. (1789)) sistemati nella famiglia delle Cabombaceae (famiglia considerata comunque ancora molto affine alle “ Nymphaeaceae”).

Una minoranza delle varietà di ninfee tropicali è di taglia piccola mentre la maggior parte si espande per oltre il metro e mezzo. Tra quelle piccole più comuni troviamo la ‘Tina’, ‘Daubeniana’ e la specie Colorata che possono essere coltivate in piccoli contenitori. Tra quelle grandi antiche e recenti troviamo la ’Blue Smoke, ‘Yellow Dazzler’, ‘Director Moore’, Stellata, ‘Foxfire’, ‘Day Glow’ ‘Bull’s Eye’ ed altre centinaia di varietà che attualmente si possono trovare sul mercato.
Va ricordato che, tra i colori dei fiori che riguardano le ninfee tropicali, ve ne sono altri con tonalità e sfumature che spesso la macchina fotografica non “cattura” per come sono nella realtà. E’ il caso di alcune varietà come ad esempio la ‘Green Smoke’ con il stella ma ci sono anche fiori a forma di coppa. Tutte le tropicali hanno fiori profumati ed emergenti come la specie Australiana Nymphaea Gigantea che emergono per oltre 60 cm!, con i suoi petali verde/giallastro con punte blu/ceruleo oppure l’Afterglow’ crema/giallo aranciato o altre come ‘Monn Bean’, ‘Anne Emmett’ ecc… Le forme dei fiori sono prevalentemente a stella ma non mancano anche quelli a forma di coppa.


Le foglie sono più sottili rispetto a quelle delle rustiche, possono diventare molto più grandi ed avere colori che vanno dal verde uniforme al verde con grandi macchie marrone/porpora. Ma tra le varietà più recenti troviamo anche foglie quasi completamente marroni/rossicce con macchie o venature marroni più scure. La forma può essere ovale arrotondata o allungata mentre il margine può essere liscio, crenato o seghettato.
Anche le tropicali (come le rustiche) possono essere “vivipare” producendo anch’esse nuove piante foglie marcescenti e, soltanto in rari casi, dai piccioli dei fiori come ad esempio nella specie Nymphaea Prolifera. Tra queste ricordiamo anche ‘Daubeniana’, ‘Vanilla Sky’, ‘Tina’, ‘Hoku Kea’ e altre…
Le tropicali sono piante annuali, non hanno un rizoma come le ninfee rustiche ma un bulbo dal quale vengono prodotte piantine ed altri tuberi pronti per dare vita a nuove piantine nella stagione successiva.
Le ninfee (genere Nymphaea L., 1753, famiglia Nymphaeaceae) sono piante esclusivamente acquatiche, diffuse nelle acque dolci temperate e tropicali di tutto il mondo.

Photo: Kunito Imai – Suginami, Tokyo, Japan

DIFFUSIONE
I loro paesi d’origine sono l’Australia, l’Estremo Oriente, l’Africa, il Sud dell’America. In questi paesi esse popolano le acque stagnanti e i corsi d’acqua lenti. I fiori di tutte le ninfee tropicali si alzano sul pelo dell’acqua di circa venti centimetri e sono prodotti in gran quantità. Le foglie sono grandi e decorative e sovente sono colorate, venate di porpora e dentellate sui bordi.
Solo tra le ninfee tropicali esistono varietà con fiori blu e alcune specie fioriscono di notte.
Le ninfee tropicali si possono distinguere in due significativi gruppi:
• a fioritura diurna – i fiori si aprono di mattina e si chiudono verso sera
• a fioritura notturna – i fiori si aprono dopo il tramonto e si chiudono al sorgere del sole.
Un’altra caratteristica distintiva di alcune specie e varietà tropicali è l’essere vivipare dalle foglie: al centro delle foglie che si degradando si formano nuove piante identiche alla pianta madre.
Ma ciò che distingue marcatamente le ninfee tropicali dalle rustiche, oltre al colore, è la straordinaria rifiorenza che si protrae fino al tardo autunno; il profumo spesso intenso; e il vezzo un po’ sfrontato, ma di grande eleganza di elevare i fiori anche a 30 cm sulla superficie dell’acqua. Senza dimenticare la dimensione dei fiori che a volte non sembrano veri per quanto sono esagerati.
Alla famiglia delle Nymphaeaceae appartengono anche le cosiddette “giganti tropicali”: Victoria amazonica, e Victoria cruziana non facilissime da gestire in giardino, richiedono una particolare predisposizione alla sfida; ed Euryale ferox, che nonostante “ferox”, si adatta ai nostri climi e si può coltivare senza grandi difficoltà come annuale.

Photo: Kunito Imai – Taipei Botanical Garden, Taiwan

Non sono piante difficili ma, rispetto alle rustiche, è necessario offrire loro un terreno più ricco di sostanze nutritive e una temperatura più elevata. Infine va ricordato, che è necessario proteggere i tuberi dal gelo estraendoli dal vaso o trasferendo tutto il vaso con la terra in un luogo protetto. Piccole accortezze per grandi soddisfazioni.

Photo Kunito Imai 2
Photo: Kunito Imai – Taipei Botanical Garden, Taiwan
Photo: Kunito Imai – Suginami, Tokyo, Japan

COLTIVAZIONE

 

Protagoniste indiscusse del laghetto, dove sono presenti con innumerevoli ibridi e varietà orticole dai nomi esotici e romantici, le ninfee hanno invece sempre stentato ad imporsi come piante d’acquario o da paludario. Peccato perché alcune sono delle ottime piante coltivabili in vasca, in particolare Nymphaea lotus, la specie tropicale più conosciuta e facilmente disponibile in commercio con alcune magnifiche varietà sia naturali che orticole.
Dal punto di vista ecologico, vengono classificate tra le idrofite o natanti: piante, cioè, che colonizzano fondali bassi e in genere sempre sommersi (in caso di prosciugamento esse possono resistere estivando sul fondo fangoso,senza però emettere foglie e fiori non potendo proseguire lo sviluppo fuori dall’acqua), provviste di un robusto rizoma – talora bulboso e molto coriaceo – da cui partono lunghe e fitte radici tramite le quali traggono buona parte dei nutrienti di cui necessitano (altre sostanze nutritive e minerali disciolte in acqua vengono assorbite tramite la faccia inferiore delle foglie). L’apparato fogliare e i celebratissimi fiori sono invece portati da lunghi peduncoli e adagiati sulla superficie dell’acqua, che dev’essere perciò necessariamente calma.
Le ninfee tropicali possono essere diurne (fiori che si aprono durante il giorno) o notturne (fiori che si aprono dal tramonto al mattino). Tra questi due ceppi si notano spesso evidenti differenze nella forma del fiore. Infatti, tra quelle notturne, gli stami sono più grandi e lunghi ed i petali spesso si aprono con un ventaglio di 180°. Inoltre le foglie sono anche più rotonde, con margine più seghettato e con le venature della pagina inferiore in maggior rilievo.
Pur essendo, come detto (e contrariamente alla maggioranza delle specie coltivate in acquario) delle “vere” piante acquatiche, la tendenza a raggiungere appena possibile la superficie – dove danno, notoriamente, il meglio di sé, mostrando le proprie foglie e i propri fiori galleggianti – ha penalizzato a lungo le ninfee in quanto piante da acquario.

Photo: Kunito Imai – Talay Bua Daeng, Thailand

Questo almeno fino alla recente affermazione delle vasche “aperte”, illuminate con lampade sospese ai vapori metallici o plafoniere a led o neon di ultima generazione (T5), che ha dato nuovo impulso alla coltivazione acquaristica di queste piante, coltivazione che necessita di almeno tre requisiti essenziali:

1) Illuminazione intensa ma distante dall’acqua (il calore delle lampade “brucerebbe” altrimenti foglie e fiori galleggianti);


2) Profondità effettiva (distanza tra superficie del fondo di sabbia e pelo dell’acqua) di almeno 50-60 cm;
3) Possibilità di ammirare dall’alto sia le foglie che i fiori grazie all’assenza di coperchio.
Viceversa coltivare ninfee negli acquari tradizionali comporta dei problemi non facilmente risolvibili, primo fra tutti l’impossibilità di godere della vista delle foglie ma soprattutto dei fiori galleggianti, spesso addirittura “bruciati” dal calore delle incombenti lampade. Non sempre poi si riesce a soddisfare l’elevato fabbisogno di luce di queste piante, per le quali si può senz’altro affermare che “l’illuminazione non è mai troppa”.
La maggioranza delle vasche di serie provviste di coperchio è poi caratterizzata da un’altezza effettiva dell’acqua relativamente ridotta, dovuta in parte anche alla necessità di garantire una minima distanza tra le lampade sotto il coperchio e il pelo dell’acqua: in pratica, una vasca lunga un metro e con un volume lordo di circa 200 litri ha generalmente una profondità disponibile per l’acqua non superiore ai 40-45 cm., cui occorre sottrarre ovviamente anche lo spessore del fondo. In acqua troppo bassa le ninfee tendono a produrre più foglie galleggianti e il groviglio di peduncoli e lamine fogliari che ne consegue, accentuato dall’esigua profondità, rischia di rendere fin troppo “naturale” il paesaggio sommerso della nostra vasca. Beninteso, la tendenza ad emettere foglie galleggianti è comunque riscontrabile in tutte le ninfee, qualunque sia il loro ambiente di crescita: essa viene però inevitabilmente stimolata da condizioni di luminosità insufficienti e da un eccessivo “sovraffollamento” intorno a queste piante che, da brave protagoniste, devono avere un certo spazio libero intorno a sé.

Photo: Kunito Imai – Talay Bua Daeng, Thailand
Photo: Kunito Imai – Taipei Botanical Garden, Taiwan


NYMPHAEA LOTUS

CLASSIFICAZIONE
Famiglia: Nymphaeaceae
Genere: Nymphaea L., 1753
Specie: Nymphaea lotus L., 1753
Sinonimi: Nymphaea rubra, N. termali, N. zenkeri.
Nomi comuni: Tiger-lotus, Striped-lotus, Lotus lily, Egyptian lily (EN); Lotus-Seerose, Aegyptian Seerose (D); Lotus tigrè à fleur blanche (F).


La ninfea tropicale più nota in acquariofilia è senz’altro Nymphaea lotus, diffusa originariamente in tutta l’Africa a sud del Sahara, in laghi e stagni (anche temporanei), talvolta anche in fiumi e acque moderatamente correnti. Oggi è però presente un po’ ovunque il clima lo permetta, essendo probabilmente, – insieme al “vero” loto, Nelumbrum nucifera – la pianta acquatica esotica più coltivata a scopo ornamentale. Acclimatata con successo perfino in alcune sorgenti termali ungheresi, si trova inoltre in vari biotopi lacustri e fluviali del Madagascar, del Centro-Sud America (dal Messico all’Amazzonia) e del Sud-Est asiatico (India, Malesia, Giava, Bali, Filippine). Se ne conoscono almeno un paio di forme cromatiche, entrambe molto apprezzate dagli acquariofili: il “loto verde” e il “loto rosso”, maculate di scuro su due diverse tonalità di fondo.

Come per tutte le ninfee, in questa specie è evidenziabile una netta differenza tra le foglie sommerse e quelle galleggianti: le prime sono triangolari o sagittate e raggiungono i 25 cm di lunghezza, le seconde ovaleggianti e lunghe fino a mezzo metro. Molto bello il fiore bianco, che nei cultivar può assumere tonalità rosate e raggiungere i 25 cm di diametro (in media una quindicina di cm nelle piante “wild”): si schiude soprattutto di notte, emettendo un fragrante profumo. In commercio si trovano spesso i rizomi bulbosi, più facili da gestire in negozio e comunque preferibili, vista la velocità con cui si sviluppano appena piantati sul fondo. È però sempre consigliabile acquistare solo quelli che già cominciano a produrre germogli, altrimenti c’è il rischio di doverne aspettare a lungo il “risveglio”. Molti “bulbi” producono più piante e sembra che la produzione sia stimolata e accelerata dal distacco delle precedenti: pianticelle già provviste di foglioline e radici ben formate si possono dunque staccare e piantare a parte, anche se spesso il loro sviluppo è più lento e meno rigoglioso di quelle che restano attaccate al bulbo-madre. Superba pianta protagonista, N. lotus, funge da affascinante punto di richiamo se collocata al centro dell’acquario, sempre con un certo spazio libero intorno: il rizoma germogliante andrebbe piantato al centro di un ideale cerchio del diametro di almeno una ventina di centimetri, entro il quale non devono esservi altre piante che potrebbero disturbarne la crescita. È in definitiva, una ninfea adatta solo ai grandi acquari, a partire da 100×50 cm di base e, come detto, aperti ed illuminati con lampade sospese a vapori metallici o plafoniere a led o T5. Valori dell’acqua ideali: T 22-28°C; pH 5,5-6,5 (tollerato fino a 7,5); durezza 2-15 dGH.

Non è affatto necessario ricreare in acquario i biotopi naturali della specie, spesso caratterizzati da valori davvero estremi: in Africa occidentale, ad esempio, le ninfee crescono in corsi e raccolte d’acqua con pH inferiore a 5 e durezza – sia totale che temporanea – praticamente non misurabile. Secondo alcuni “esperti” il fondo dovrebbe essere povero di nutrienti se si intende ridurre al minimo la produzione di foglie galleggianti: in realtà non è proprio così visto che per garantirne un adeguato sviluppo è necessario assicurare a questa ninfea un fondo ben fertilizzato, oltre ad una intensa illuminazione. In condizioni ottimali – e disponendo di molto spazio libero intorno – la pianta si sviluppa velocemente, emettendo nuove foglie praticamente ogni settimana. Come tutte le ninfee, alterna però periodi di rapida crescita ad altri di stasi quasi completa, che non devono allarmare più di tanto l’acquariofilo anche se possono protrarsi per diverse settimane o addirittura mesi. In acquario la ninfea tigre non teme di solito gli assalti dei pesci fitofagi come vari Loricaridi o barbi, tuttavia le foglie più giovani e tenere possono venire divorate, non solo dai pesci ma anche dalle chiocciole più agguerrite come le grosse ampullarie.

FIOR DI LOTO

(NELUMBO)

Nelumbo Adans., 1763, è un genere di piante acquatiche, unico genere della famiglia delle Nelumbonaceae, comparse sulla terra 80 milioni di anni fa. Comprende due sole specie, originarie di AmericaAsia e Australia, con foglie molto decorative e grandi fiori di colore bianco, rosa, giallo e rosso, note col nome di fior di loto.

Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Nymphaeales
Famiglia Nelumbonaceae
A.Rich.1827
Genere Nelumbo
Adans.1763
Classificazione APG
Ordine Proteales
Famiglia Nelumbonaceae
Sinonimi
Nelumbium
Specie
·         Nelumbo lutea

·         Nelumbo nucifera

Distribuzione e habitat

La specie Nelumbo lutea (Willd.) è originaria dell’America centro-meridionale, ma viene coltivata anche nel Nord America da tempo immemorabile dai nativi per il consumo alimentare dei semi e dei rizomi.

La Nelumbo nucifera (Gaertn.) è una specie rustica originaria dell’Asia e dell’Australia, nota volgarmente col nome di Fior di loto asiatico. È una pianta acquatica a crescita rapidissima, tipica di stagni e invasi con acque stagnanti o quasi prive di corrente, profondi 5–50 cm ed oltre, fino a 250–300 cm.

Caratteristiche

Le foglie raggiungono un diametro di 1 metro e oltre. Sono alte da 80 cm a oltre 1 m. Le foglie del Fior di loto hanno una struttura superficiale particolare che le rende estremamente idrofobiche e le mantiene costantemente pulite. Tale proprietà, che con la nanotecnologia si cerca di riprodurre per altri materiali quali tessuti e vernici, è chiamata effetto loto. Il fiore è composto da più di 20 petali di colori che vanno dal rosa scuro al bianco, il profumo è inebriante.

Altra peculiarità è la longevità del seme. Nel 1951, nella regione Kemigawa, nella Prefettura di Chiba (Giappone), furono scoperti dal professor Ohga tre semi di loto risalenti a oltre duemila anni fa. I semi furono piantati e da allora il “Loto Ohga”, “il fiore più antico del mondo”, continua fiorire.

Tassonomia

In passato questa specie veniva inquadrata nella famiglia delle Nymphaeaceae. Da qualche anno la sua collocazione nella famiglia a sé stante delle Nelumbonaceae è universalmente accettata. Il Sistema Cronquist colloca la famiglia nell’ordine Nymphaeales mentre secondo la classificazione APG essa appartiene all’ordine Proteales.

Il genere Nelumbo comprende le seguenti due specie:

  • Nelumbo lutea 1799
  • Nelumbo nucifera 1788
  • Sinonimi obsoleti

    • Nelumbo caspica(DC.) Fisch. (= Nelumbo nucifera  1788)
    • Nelumbo komarovii (= Nelumbo nucifera Gaertn. 1788)
    • Nelumbo nelumbo(= Nelumbo nucifera  1788)
    • Nelumbo pentapetala(Walter) Fernald, 1934 (= Nelumbo lutea  1799)
    • Nelumbo rheedii Presl 1835
    • Nelumbo speciosa 1799 (= Nelumbo nucifera Gaertn. 1788)
    • Nelumbo speciosum (= Nelumbo nucifera Gaertn. 1788)
    • Nelumbo transversa Presl 1835

    Il termine Nelumbium per designare il genere non viene più accettato dalla maggior parte degli autori, in quanto considerato un sinonimo:

    • Nelumbium luteum (= Nelumbo lutea Willd. 1799)
    • Nelumbium nelumbo(L.) Druce (= Nelumbo nucifera  1788)
    • Nelumbium nuciferum (= Nelumbo nucifera Gaertn. 1788)
    • Nelumbium speciosum (= Nelumbo nucifera Gaertn. 1788)
    • Metodi di coltivazione

      Esigono molte ore di completo irradiamento solare, ed il terreno deve essere molto pesante misto ad argilla e limo, necessitano di una copertura di 15–20 cm d’acqua, per poter mantenere le radici a temperatura calda e costante, vi sono varietà rustiche che nella stagione invernale non occorre proteggere. Le due specie Nelumbo nucifera e lutea sono rustiche, resistendo bene anche al freddo ed al gelo. Queste piante producono frutti i quali, giunti a maturazione, lasciano cadere i semi nell’acqua; Si moltiplicano per divisione dei rizomi sotterranei, o con la semina primaverile che, in condizioni ottimali, darà la prima fioritura già dopo 4 mesi. Possono essere coltivate in un vaso capiente alto almeno 40 cm e con diametro di 35 cm.

    • Usi

      • Come pianta ornamentale per decorare stagni, vasche e laghetti, o coltivata in vasche idroponiche.