MUSCHI E EPATICHE

MUSCHI

muschio
I muschi sono piccole piante prive di tessuto vascolare appartenenti alla divisione Bryophyta, che conta circa 10.000 specie diffuse in tutto il mondo, principalmente nelle aree boschive e lungo i corsi d’acqua, dove prevalgono l’ombra (sciafila) e l’umidità. Caratterizzati da fusti poco sviluppati e strutture fogliformi, si presentano come i membri più evoluti e voluminosi della ex divisione Briophyta potendo raggiungere estensioni di 20 cm (fino a 50 per il muschio tropicale Dawsonia superba). Alcune specie (Sphagnum spp.) possono accumulare nei loro tessuti grandi quantità di liquidi.

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CLASSIFICAZIONE SCIENTIFICA
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Bryophyta

Classi
• Takakiopsida
• Sphagnopsida
• Andreaeopsida
• Andreaeobryopsida
• Oedipodiopsida
• Polytrichopsida
• Tetraphidopsida
• Bryopsida

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Tradizionalmente, la divisione Bryophyta viene suddivisa in tre classi:
Bryopsida, a cui appartengono tutte le specie di muschi
Anthocerotopsida, che include le antocerote
Marchantiopsida, contenente le epatiche
Recenti scoperte bio-molecolari hanno provato che il gruppo delle briofite risulta essere parafiletico. Per questo motivo le tre classi sono state elevate ciascuna al rango di divisione: Bryophita (nel nuovo senso), Anthocerotophyta e Marchantiophyta. Quindi, secondo la moderna classificazione qui adottata, la divisione Bryophyta è costituita dalle sole specie di muschi e la classe Bryopsida ne rappresenta oggi solo una parte e non più la totalità:
Divisione Bryophytaimages
Classe Takakiopsida
Ordine Takakiales
Classe Sphagnopsida
Ordine Protosphagnales †
Ordine Sphagnales (ved Sphagnum)
Ordine Ambuchananiales
Classe Andreaeopsida
Ordine Andreaeales
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Ordine Andreaeobryales
Classe Oedipodiopsida
Ordine Oedipodiales
Classe Polytrichopsida
Ordine Polytrichales
Classe Tetraphidopsida
Ordine Tetraphidales
Classe Bryopsida
Sottoclasse Diphysciidae
Sottoclasse Funariidae
Sottoclasse Dicranidae
Sottoclasse Bryidae
Superordine Bryanae
Superordine Hypnanae
Superordine Rhizogonianae

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CICLI VITALI
Riproduzione sessuata
I muschi, come tutte le ex-briofite, presentano un ciclo di alternanza di generazioni eteromorfe caratterizzato da un individuo fornito di patrimonio genetico aploide producente gameti per mitosi (e per questo detto gametofito) ed uno con patrimonio diploide producente spore per meiosi (detto sporofito). Nei muschi si presenta sempre una evidente dominanza dell’individuo aploide: esso è l’unico esemplare completamente autosufficiente e con capacità fotosintetiche, mentre lo sporofito appare di dimensioni ridotte, non fotosintetico e completamente dipendente dal gametofito per le sue esigenze nutritive.
Il muschio aploide mostra un aspetto vagamente ramificato con piccole strutture fogliformi: esso presenta organi riproduttivi sessuali noti come Archegoni (se producono cellule uovo) e gli Anteridi che generano cellule spermatiche. Questi gameti maschili presentano flagelli ed una grande motilità ma, altresì, risultano in grado di muoversi liberamente verso l’archegonio solo se immersi in un ambiente liquido, permettendo a queste piante di completare il loro ciclo riproduttivo solo se dispongono di un ambiente umido o piogge stagionali attraverso le quali portare a termine la fecondazione. A complicare ulteriormente il processo, in talune specie archegoni e anteridi sono portati da individui diversi aumentando ulteriormente la distanza che queste cellule devono compiere per raggiungere la cellula uovo.

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Non appena la cellula spermatica feconda l’ovulo contenuto nell’archegonio, questo zigote diploide comincia a dividersi per mitosi dando origine allo sporofito il quale comincia ad ergersi dalla pianta madre senza però separarsene per poter così approfittare delle sostanze nutritive da essa fornite. Lo sporofito maturo è in genere formato da una capsula contenente le spore collegata ad un piede (ancora commesso all’ex archegonio) attraverso un lungo e sottile peduncolo.
Le spore aploidi mature vengono liberate dalla capsula dello sporofito in seguito al distacco di un piccolo “coperchio” noto come caliptra e, dopo la deposizione su di un terreno con adeguate risorse idriche e nutritive, germogliano generando un piccolo protonema ramificato e filamentoso dal quale comincerà a svilupparsi il nuovo gametofito.

Ciclo_Muschi
Riproduzione asessuata
Anche per supplire alle difficoltà insite nelle forme di riproduzione sessuata dei muschi, pressoché tutte le specie di questa divisione hanno elaborato strategie riproduttive asessuate di importanza spesso preponderante nel bilancio totale delle popolazioni. Ognuna di esse rappresenta una forma di moltiplicazione vegetativa, caratterizzata cioè dal distacco e conseguente sviluppo di parti vegetali preesistenti e la formazione di grandi popolazioni di “cloni” (propagazione clonale) geneticamente identici alla pianta madre.
• Frammentazione: consiste nel semplice distacco di parti differenziate del corpo vegetale che, seppur separate dalla pianta madre, riescono a rigenerare i tessuti mancanti dando origine ad un nuovo individuo. Particolarmente comune in Sphagnum.
• Gemme: strutture specializzate prodotte dal corpo vegetale facilmente trasportabili da fluidi in grado di svilupparsi direttamente in una nuova pianta.

briofite

HABITAT

Generalmente si pensa che i muschi crescano in zone umide ed ombrose, ma in realtà non è così, infatti li si può ritrovare in una vastissima varietà di ambienti, dai più cupi ai più soleggiati.
Dal momento che non possiedono radici (quelle che hanno svolgono solo il ruolo di ancoraggio) riescono a vivere anche dov’è presente un substrato sottilissimo, purchè vi sia umidità sufficiente, anche se è ben noto che la maggior parte delle specie riesce a superare periodi di siccità rimanendo in uno stato disidratato, che può essere superato in poche ore in presenza d’acqua.

A differenza delle piante superiori che crescono traspirando acqua dalle foglie ed assorbendola, assieme agli elementi nutritivi, dalle radici. I muschi , sono dotati di radici temporanee non assorbenti con ruolo ancorante, mentre il trasporto di acqua e sostanze nutritive avviene per capillarità ed interessa l’intera colonia di piante. In più i muschi hanno la grandissima capacità di assorbire direttamente dalle foglie (se così possiamo definirle) l’umidità dell’area, il che li rende maggiormente resistenti agli sbalzi idrici, ma anche maggiormente soggetti all’inquinamento atmosferico.

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Tecniche di riproduzione:
La semina del muschio, anche se non si tratta di una vera e propria semina ma di una riproduzione vegetativa, è molto semplice da attuare e non richiede grandi conoscenze nel campo floro-vivaistico.
Questa consta di poche semplici tappe, che in un breve periodo di tempo, riusciranno a farci avere grandi quantita di muschio.
Gli strumenti necessari sono:
1)Contenitore di qualsiasi tipo, forma o dimensione(la scelta dipende dall’uso che si vuole fare del muschio, chi come me lo usa solo a scopo ornamentale, può usare un semplice sottovaso di terracotta),consiglio, per chi vuole creare grandi tappeti da inserire nei terrari, l’uso di scatoloni in polistirolo
2) lapillo vulcanico di max 1cm di diametro(si può usare anche ghiaino di fiume, solo che non possiede le stesse caratteristiche del lapillo, quali la ricchezza in microelementi, e la capacità di trattenere l’umidità grazie a fenomeni, interni ai granuli, di capillarità.

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3) retine per drenaggio o semplicemente lana di perlon necessarie per permettere lo sgrondo dell’acqua senza far fuoriuscire il substrato
4) strisce di garza
5) un poco di terreno argilloso il migliore è l’akadama che si trova in vendita nei negozi per bonsai, ma il muschio non fa discriminazioni, quindi un qualsiasi terreno argilloso va bene
6) muschio sia in riposo che vivo, che verrà usato per la semina.
7) Acqua distillata o deionizzata che servirà per la nebulizzazione quotidiana del muschio(teme il calcare)

Preparazione
Fig1– Prendere un contenitore basso di dimensione variabile in base alla quantità di muschio che si
vuole riprodurre.

Fig1a Fig1bFig 2- Creare un numero variabile di fori di drenaggio sul fondo indispensabili onde evitare problemi di ristagno idrico che porterebbero a morte la coltura.

Fig2bFig 3- Coprire i fori di drenaggio, onde evitare perdite di substrato, con retine o batuffoli di lana di perlon

fig3a fig3bFig 4- Riempire il contenitore di lapillo vulcanico, o breccio di medie dimensioni (Si preferisce il lapillo poiché ricco in microelementi e in pori che gli conferiscono una maggiore ritenzione idrica).

Fig4a Fig4bFig 5 – Disporre sul lapillo, due strati di garza. L’uso della garza è fondamentale per chi, una volta creato il tappetino di muschio, volesse spostarlo dal contenitore senza frammentarlo.

Fig5Fig 6 – Una volta messa la garza, ricoprire il tutto con un piccolo strato di terreno argilloso(ottimi l’akadama e l’akanuma reperibili in negozi di bonsai)sul quale, successivamente, verrà seminato il muschio.

Fig6Fig 7- Preparare il materiale propagativi, che può essere rappresentato, sia da muschio quiescente(secco), che da muschio vigoroso(in fase vegetativa).

Fig7a Fig7bFig7c

Fig7dFig 8 – Una volta preparato il materiale propagativo, adagiarlo sul terreno argilloso ricoprendo l’intero substrato e cercando di fare aderire il muschio a questo.
Fatto questo bisogna innaffiare giornalmente, con l’ausilio di un vaporizzatore, il muschio seminato, facendo attenzione a non far mai seccare il substrato.

Fig8Fig 9 – Risultato finale dopo un mese di coltivazione

Fi9bFig9aNote:
Per l’irrigazione usare acqua distillata, o quantomeno povera in calcare.
Il muschio sopporta benissimo la siccità, poiché riesce a disidratarsi mantenendosi in uno stato quiescente, dal quale si risveglierà in poche ore se innaffiato.
Il muschio non sopporta il ristagno idrico, quindi è importante innaffiare poco e spesso(escluso nei periodi piovosi) mantenendo così il substrato sempre umido ma non zuppo d’acqua.
Per i terraristi: visto che non tutti sono capaci di mantenere vivo il muschio all’interno di un ternario, può convenire creare molti tappetini di muschio, farli disidratare e conservarli in luogo asciutto. Facendo così, ogni volta che va sostituito il muschio all’interno del ternario, si avrà a disposizione un nuovo tappetino che basterà innaffiare abbondantemente per far riprendere, dopo 2-7 giorni, il suo colore verde brillante.

BRIOFITE ESOTICHE

Le Briofite esotiche rappresentano indubbiamente un elemento decorativo di rilievo nel contesto del terrario rainforest. Come nel caso di altri vegetali “superiori”, potranno essere utilizzate per la copertura dei materiali di rivestimento e degli elementi decorativi (legni e tronchi) Per l’uso come vegetali da terrario umido tropicale sarebbero da escludere a priori muschi ed epatiche nostrani, in quanto si tratta di organismi necessitanti di un clima fresco e umido , in alcuni casi alternato a periodi di siccità relativa. Va ricordato inoltre che molte specie di muschi, epatiche e sfagni risultano protetti, quindi la raccolta di tali organismi nell’habitat dovrebbe essere evitata.
Per quanto riguarda le specie esotiche, l’acquariologia ci viene in aiuto , essendo presenti negli assortimenti di piante d’acquario diversi generi e specie , alcune delle quali ben utilizzabili per il terrario umido tropicale.

Riccia fluitans

Tra le Epatiche in commercio, le più note sono: Riccia fluitans e Monosolenium tenerum , il cui uso nell’ambito del terrario umido tropicale è possibile, ma andrebbe ben valutato, in quanto si tratta di organismi vegetali che necessitano di un notevole tasso di umidità per lo più costante, e che, rispetto ai muschi veri e propri, tollerano in minor misura eventuali periodi caratterizzati da un decremento dell’umidità del terrario, condizione, va ricordato, talvolta necessaria se si vuole ottenere la riproduzione di alcune specie di Dendrobatidae .
Va ricordato infine, che tra la disponibilità periodica degli shop online specializzati in articoli per il terrario rainforest, vengono inclusi sovente muschi ed epatiche provenienti dal centro e sud America.
la sopravvivenza di muschi ed epatiche è fattibile in genere in terrari appositamente sturutturati , in particolare quelli rivestiti con Epiweb nei quali ci sia una combinazione di luce, e umidità idonea. in alternativa come copertura va bene lo xaxim, questo per quel che riguarda le pareti. Per quanto riguarda il fondo, dipende sempre dalla combinazione tra clima e luce, nonchè dalla natura dei muschi: se tropicali ok, se nostrani la cosa diventa problematica. La collocazione di un cavetto riscaldante è deleteria, in quanto i muschi tendenzialmente provengono da ambienti freschi e umidi, quindi il rischio di seccare le briofite è concreto. Come avevo mi pare osservato, dei risultati soddisfacenti si possono ottenere nel medio-lungo termine utilizzando qualche muschio tropicale come Vesicularia dubyana. Un nostro iscritto, Stefano, sta testando delle epatiche come Riccia fluitans, il risultato comunque lo si vedrà nei prossimi mesi.

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Nel Nord Europa, uno dei metodi più gettonati per l’allestimento dei terrari per Dendrobatidi è appunto il terrario rivestito di Epiweb.
con questo metodo si ottengono delle pareti e dei materiali di arredo che fungono da substrato per muschi ed epatiche, ma anche per piante epifite come bromelie, felci e orchidee. Questo è un metodo collaudato , uno dei migliori sicuramente al di là di possibili metodi “fai da te” altrettanto validi, se vogliamo, ma più legati all’ingegno del singolo.
Ho divagato per far presente che , dal mio punto di vista, l’approccio ottimale con le Dendrobatidae dovrebbe oramai passare per questa metodologia di allestimento, metodologia che porta a un risultato certo. Altri metodi possono risultare altrettanto validi ma sperare che offrano dei riscontri equivalenti a quelli ottenuti seguendo la linea nordeuropea in alcuni casi è ottimistico.
Se hai il problema del muschio, assieme al problema delle temperature, secondo me o risolvi una cosa o risolvi l’altra, ma non entrambe. Quindi qui la questione rimane una sola: o mantieni l’assetto attuale del terrario e rinunci alle specie termofile, magari ripiegando su qualche specie più resistente al freddo (Epipedobates anthonyi) , oppure la vedo dura. Non capisco, infine, cosa intendi per “doppiofondo”. In alcuni terrari dedicati ai Dendrobatidi è predisposto un vetro inclinato per favorire lo scolo dell’acqua in un apposito canale posto anteriormente. Se parli dell’intercapedine tra il fondo della teca vero e proprio e il vetro inclinato, di solito è sigillata, quindi, non vedo come sia possibile inserire un cavetto, a meno che non ci sia un’apertura da qualche parte. Comunque l’inserimento di un cavetto all’interno di tale intercapedine, qualora possibile, sortirebbe un risultato di poco rilievo, in quanto il cavetto non sarebbe a diretto contatto con il materiale di fondo.

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foto terra erfordia

Vesicularia dubyana / Taxiphyllum barbieri

Originario da Filippine, Giava e Indonesia, è il muschio più noto tra i vari in commercio per uso acquaristico. In natura questa specie prospera lungo i corsi d’acqua sia sommerso che emerso su rocce e tronchi. Si tratta di una specie di poche esigenze e dal ritmo di crescita relativamente rapido. Nel terrario prospera bene se fissata sui materiali di copertura delle pareti e sui legni d’arredo , sia in condizione di scarsa luminosità che in presenza di buona luce. Per uno sviluppo molto rapido, tuttavia, è consigliabile una buona illuminazione unita a un alto tasso di umidità.
Ci limitiamo al muschio di Giava in quanto è la sola specie che abbiamo testato nei nostri terrari. Va comunque ricordato che in commercio sono disponibili diversi generi e specie , spesso accompagnati da nomi bizzarri       ( “christmas moss” , “peacock moss” , “creepy moss” e via dicendo) che per lo più appartengono ai generi Fissidens , Leptodictyum, e il nostrano Fontinalis.

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Nome scientifico: Vesicularia Dubyana

Tassonomia:
vi rimando alla lettura del link in fondo all’articolo
Famiglia: Ipnacee, appartenente ai muschi
Provenienza: Sud est asiatico
valori pH: è tollerato dal 5 al 9
durezza dell’acqua: media
Nome comune: Java Moss in inglese è detta comunemente Muschio di Giava
Temperatura: 18-25 °C, comunque mai al di sotto dei 16 °C
Riproduzione: Per divisione
illuminazione: appena sufficiente la troppa luce favorisce lo sviluppo di alghe tra i fragili cespi della pianta
substrato: sabbioso-roccioso
Provenienza: Indonesia e Filippine, Asia
Famiglia: Hypnaceae
Nome comune: muschio di Giava
Difficoltà di coltivazione: facile
Temperatura media: 15°-30°C
Illuminazione: da scarsa a media
Crescita: lenta
pH medio dell’acqua: 5,0-8,5 pH
Durezza dell’acqua: da molto bassa a molto alta

Descrizione: muschio acquatico coltivato sia in forma emersa che sommersa, formato da fini steli ramificati e intricati che formano cespugli molto fitti. Le foglie sono molto piccole, circa 1-2 mm, sono disposte lungo due file opposte sullo stelo, arrotondate con apice appuntito e margine dentato. La pianta è color verde scuro e presenta rizoidi a ciuffo color bruno-rossastro.
Propagazione: attraverso talee.
Fertilizzazione: non richiede particolari cure, anche se la fertilizzazione liquida ne aumenta la velocità di crescita.
Posizione in vasca: è un muschio da sistemare in ciuffi nel primo piano dell’acquario e al centro della vasca. Ancorato a sassi e radici, o posto ai piedi di piante più alte renderà maggiormente nel suo sviluppo. la Vesicularia dubyana è una pianta epifita e idrofita: nella forma sommersa tenderà ad allungarsi e a strisciare, mentre nella forma emersa crescerà compatta e fitta. L’effetto decorativo è molto apprezzabile. Non serve interrare la pianta, basterà ancorarla con un filo di cotone o lasciarla galleggiare finché si depositerà da sola. Indicata per vasche di riproduzione, poiché i suoi intricati steli potranno essere ottimi nascondigli per uova o avannotti. Ideale anche per vasche di acqua fredda.


Consigli: è un muschio molto resistente, poco esigente e adattabile. Predilige acque limpide e leggermente mosse. Il substrato su cui meglio sviluppare la pianta è sabbioso o roccioso. La Vesicularia dubyana tende ad allungarsi e a diramarsi, sarà opportuno potarla di tanto in tanto per tenerla in ordine o per realizzare decorazioni particolari in acquario. Inoltre è un ottimo nascondiglio per neonati di Caridine e Neocaridine ma anche di pesci, nonchè substrato perfetto per la deposizione di molte specie ovipare quali Danio margaritatus ed erythromicron.
Problemi derivanti da un’errata coltivazione: è un muschio di facile coltivazione e non presenta problemi rilevanti. Potrebbe, a causa di un’illuminazione troppo intensa, ricoprirsi di alghe e rischiare di essere soffocata. Nel caso in cui si presenti in questo modo, si potrà intervenire capovolgendo il cuscinetto di muschio. Inoltre, si potrà notare che tende a trattenere le particelle di sporco presenti in vasca, pertanto, sarà opportuno sciacquare la pianta (sconsigliato), oppure far crescere la pianta in presenza di organismi con la tendenza a smuovere i ciuffi come Caridine e Neocaridine, Corydoras spp., pesci che utilizzano il muschio come substrato per la riproduzione quali ad esempio Danio margaritatus.

Chiunque abbia visto la Vesicularia dubyana crescere in acquario ne rimane meravigliato per il suo aspetto così “diverso” dalle altre piante, per il suo modo di crescita che consente un uso illimitato della fantasia nella sua disposizione in vasca.
Infatti questo vero e proprio muschio è da sempre usato in acquariofilia per tantissimi, disparati, impieghi: come substrato per la deposizione delle uova, come rifugio di avannotti e piccoli pesci, nonchè come pianta di arredamento per vasche piccolissime o enormi dove si può far ricoprire interamente il fondo della vasca, farla crescere su legni e rocce (o qualsiasi altra cosa) e addirittura creare uno sfondo di spettacolare bellezza.

La Vesicularia dubyana è originaria dalle isole della Sonda, Filippine, come possiamo leggere nei vari libri che la illustrano, si tratta di una pianta dalle capacità di adattamento quasi uniche !
Vive bene in acquari sia con forte illuminazione sia con debole, sia in acqua tenera che dura (anche salmastra), eppure tutto questo non può rendere l’idea di cosa sia capace questa pianta.

Descrizione: Vive in ciuffi, che si ancorano e si sistemano in parte sotto sabbia, formati da fusticini fogliosi costituiti da un elevato numero di foglioline opposte, da ovate ad appuntite, di color verde scuro e embriciate
Per posizionarla in acquario o in terrario potrebbe essere legata con del filo di nylon su rocce, legni o ovunque possa attecchire per svilupparsi. In giro ho letto che viene usata per decorare sfondi e per tenerla viene addirittura cucita con punti metallici, ma io preferisco il filo di nylon.
Nel caso essa debba essere spostata, può essere deposta in un contenitore con abbastanza acqua da ricoprirla e che va cambiata di tanto in tanto se il trasloco porta un pò di tempo.
Se posti in queste condizioni dei piccoli pezzi di questa pianta, essa si moltiplicherà, ma è importante non posizionarla sotto luce diretta Ho letto che per farla moltiplicare l’hanno posizionata in una sala parto, ma io sconsiglio questo metodo in quanto, anche se posizionata in direzione del getto della pompa, la luce diretta fa moltiplicare le alghe.
Il muschio del Java non ha radici. Non va sepolta nella ghiaia. Anche se lasciata galleggiante e libera in assenza di turbolenza dell’acqua, essa tenderà a depositarsi sul fondo o a fissarsi a qualcosa.
la Vesicularia è una pianta che richiede acqua pulita per non essere invasa da alghe che la soffocherebbero e poca luce e per questo risulta adatta a vasche piccole che non hanno sistemi di illuminazione decisamente forti.

Può essere potata con le forbici per farle assumere forme particolari come ad esempio succede con le siepi.

La crescita è lenta ma spesso si verifica che cresca rapidamente, questo è dovuto forse al fatto che non sia proprio muschio di giava ma qualche specie assai simile, infatti ce ne sono molti tipi ed è difficile identificarli come vesicularia
Piante identiche:
Fontinalis antipyretica, o willow moss
Christmas moss
L’identificazione certa del muschio come vesicularia può avvenire solo guardandone la struttura (morfologia delle cellule) al microscopio, in quanto già presso i coltivatori esteri si è riscontrato che la specie è commercializzata col nome di vesicularia ma in effetti non lo è.

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E’ indicata anche nelle vasche di allevamento di piccoli pesci, agli avannotti piace nascondersi tra le sue ramificazioni.
In particolar modo è indicata in vasche di allevamento delle specie varianti di caridina japonica e della loro prole. Specifico di varianti in quanto le larve della japonica sono filtratrici, cioè per nutrirsi filtrano l’acqua e si cibano delle alghe unicellulari lì presenti, per cui senza di esse è quasi impossibile farle crescere. Invece le larve delle altre specie sono detrivore, cioè possono crescere sotto un cespuglio di muschio di Giava, nutrendosi dei detriti e dei microorganismi che lì si accumulano.

Il muschio produce dei rizoidi che non hanno un ruolo nell’assorbimento dei nutrienti.

La pianta cresce benissimo in ambienti umidi anche fuori dall’acqua assumendo delle forme del tutto diverse da quelle note delle vasche d’acquario infatti la condizione di vita di pianta emersa ne cambia la forma, modello di ramificazione e figura e senza dubbio la illuminazione differenza ha un ruolo importante

Se è possibile poterla spostare e la si sciacqua rimettendola poi al suo posto si potrà notare che la pianta emetterà novi getti

Molti acquariofili utilizzano, per ricoprire il serbatoio del filtro interno con un effetto davvero spettacolare come si può vedere dalla foto in fondo all’articolo, il muschio di natale, chiamato così perchè i rami pendono come quelli di un albero di natale.

Inoltre, vi riporto quanto scritto in questo articolo circa la tassonomia e vi invito a leggerlo, è molto interessante.
“”Il muschio del Java è, senza dubbio, il muschio più popolare in acquario conosciuto oggi nel mondo. Esso è stato identificato come barbieri di Taxiphyllum (scheda & Coppey) Iwats. dal prof. Z. Iwatsuki (1982) e discusso più ulteriormente in altra pubblicazione (Takaki ed altri, 1982). Nonostante le due chiarificazioni fatte in 1982, il nome scientifico del muschio del Java ha continuato ad essere citato erroneamente come “dubyana di Vesicularia” in riferimenti recenti e manuali delle piante dell’acquario. Il dubyana di Vesicularia è una specie differente di muschio, il cosiddetto muschio de Singapore.”

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Taxiphyllum sp. (Leptodictym riparium)

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2 Risposte a “MUSCHI E EPATICHE”

  1. Dopo la tua descrizione più che convincente, dovrò mettermi alla ricerca di lapillo vulcanico con granulometria max 1-2 mm, perché per ora con strato di torba irlandese e tessuto non tessuto ho mantenuto in vita bene solo muschio preso pochi giorni fa, che mostra già di volersi dare da fare, mentre il vecchio sfagno per ora era giallognolo e tale è rimasto! Comunque grazie e fammi gli auguri!

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