LA FORESTA TROPICALE STA SCOMPARENDO!

South Sumatra Governor Takes Aerial Tour Deforested Regions

UNA TERRA SENZA FORESTE
Vaste zone che per millenni sono state coperte da lussureggianti foreste pluviali tropicali stanno diventando brulle. Popolate un tempo da uccelli esotici e da altri animali che si rifugiavano sotto la folta chioma di milioni di specie di piante e alberi, alcuni dei quali alti fino a 60 metri, queste belle zone verdeggianti e vibranti di vita stanno rapidamente diventando distese desolate. Con distruttiva efficienza l’uomo sta devastando queste terre con la scure, la sega, il bulldozer e il fiammifero. Ne sta facendo delle distese spoglie, bruciate e deturpate. L’inesorabile distruzione delle foreste tropicali della terra viene effettuata al sorprendente ritmo di 20 ettari al minuto, ovvero più di 100.000 km quadrati all’anno: una superficie pari a quella dell’Austria.
Scompaiono purtroppo anche gli uccelli esotici, la fauna selvatica e le forme di vita vegetale che non si possono trovare in nessun’altra zona climatica della Terra. L’uomo sta distruggendo parte dell’intricatissimo ecosistema così essenziale per la sua vita e da cui trae incalcolabili benefici.
Oltre metà dei medicinali che l’uomo usa vengono dalle piante, moltissimi da piante tropicali. Cosa farebbe l’industria senza la fonte della gomma, della trementina, della malacca, del bambù – tutte piante originarie della foresta tropicale – oltre he di un’infinità di fibre, resine, tinture e spezie?

bahia_deforestazione_1UN GRIDO D’ALLARME, UNA RICHIESTA D’AIUTO

Per secoli la foresta tropicale è stata un paradiso di natura incontaminata, la massima espressione della vita, il più bell’ornamento del nostro pianeta. Ha costituito lo scrigno per una ricchezza biotica che supera ogni immaginazione, accogliendo più del 70% di tutte le specie animali e vegetali. Gli uomini indigeni della foresta l’hanno sempre venerata e ne hanno fatto un uso saggio e sostenibile.

Le foreste hanno nell’immaginario collettivo un fascino unico: nella storia dell’uomo sono state la culla dell’essere bipede, per diventare poi il confine tra civiltà e natura selvaggia, e sono state, più di qualsiasi altro ambiente naturale, quello che ha pagato il prezzo più caro del successo della nostra specie.

2012_08_13_grabb_11715_0_rsz_crpIl punto di svolta nel futuro delle foreste è posto nel passato: circa 13.000 anni fa, quando alcune popolazioni cominciarono a coltivare le piante e allevare gli animali. Fino ad allora la nostra specie era stata composta da tribù nomadi di cacciatori-raccoglitori. Con l’agricoltura e l’allevamento, l’uomo divenne stanziale – cioè si fermò – e potè finalmente accumulare beni. Con l’invenzione della moneta, potè anche convertire la ricchezza in denaro e grazie a questa forma di accantonamento potè accumulare ancora di più. Cominciò così una catena inarrestabile di eventi che ha portato l’homo sapiens a occupare praticamente ogni angolo del pianeta, modificando profondamente l’ambiente, cominciare proprio dalle foreste. Prima con asce rudimentali, poi con i primi utensili in metallo fino alle moderne motoseghe e bulldozer: albero dopo albero, foresta dopo foresta, il prezioso manto verde si riduce di oltre 200.000 km quadrati l’anno.

La distruzione delle foreste riguarda direttamente uno dei principali mezzi di sussistenza dell’uomo: l’agricoltura. Tanto per cominciare, quando l’uomo abbatte gli alberi che ricoprono i monti e i colli per piantarvi i suoi semi, il suolo, spogliato della vegetazione che lo trattiene, è rapidamente asportato dall’acqua. Inoltre, nei paesi dove la legna da ardere scarseggia, si calcola vengano bruciate annualmente 400 milioni di tonnellate di letame. Si calcola che bruciando questo potenziale fertilizzante la produzione cerealicola venga ridotta di oltre 14 milioni di tonnellate.

foresteGli effetti di questa inesorabile erosione del patrimonio forestale non implicano solo la perdita di centinaia, se non migliaia, di specie animali e vegetali. Le foreste, svolgono alcune funzioni fondamentali  nella biosfera, come la regolazione del clima e degli scambi di carbonio e assicurano la produzione primaria e il controllo dell’erosione del suolo: la riduzione dei boschi inizia a causare squilibrii su ampia scala in ciascuno di questi ambienti. Le foreste non sono solo state territorio di conquista, spazi da convertire all’agricoltura, all’allevamento e agli insediamenti umani: sono state in tempi più recenti rifugio per briganti e ladri, regno di animali feroci, luogo d’ombra e paura in cui ci si perde.

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Il taglio delle foreste, delle selve oscure, insomma, ha sempre avuto un valore positivo: nuovi terreni da coltivare e prati per gli armenti, ma anche meno belve feroci da cui guardarsi, meno pericoli da affrontare durante il viaggio.

L’uomo sta distruggendo ciecamente e indiscriminatamente un tesoro di immenso valore. Queste grandi foreste producono enormi quantità di ossigeno indispensabile alla vita. Il disboscamento ha già avuto un effetto grave ed immediato su gran parte del mondo. Nazioni come Brasile, Indonesia e Filippine hanno già visto trasformarsi rapidamente le loro fitte giungle in distese desolate e praticamente spoglie.
“Nel Sud-Est asiatico ben 10 milioni di ettari di suolo un tempo ricoperto di foreste producono ora soltanto erbe tenaci e inutili da cui non si ricava né cibo, né combustibile, né foraggio” riferisce il World Resources Institute. Ogni paese dell’Africa sta perdendo il suo manto arboreo. In effetti, il deficit delle foreste è ora la norma in tutto il Terzo Mondo. In 63 paesi un miliardo e mezzo di persone abbattono gli alberi più in fretta di quanto non possano ricrescere, creando un deficit che può solo condurre alla bancarotta, in termini di foreste e di legna da ardere.

Le idee sono cambiate, nei paesi industrializzati, solo di recente, i boschi e le foreste mostrano segni di recupero, almeno in termini di superficie.Ciò che desta preoccupazione è il loro stato: molte specie animali e vegetali sono oramai irrimediabilmente scomparse; le foreste, seppur in ripresa, mostrano ancora difficoltà nell’ospitare alti livelli di biodiversità e le conseguenti, importanti, funzioni ecologiche. Nel mondo meno industrializzato, dall’Amazzonia al Borneo, le foreste continuano ad essere considerate semplice materia prima.

deforestazione

Sembra un destino già scritto. Ma le foreste possono giocarsi un’ultima carta: le emozioni e le sensazioni che ci regalano, quando entriamo nel fitto degli alberi e ci sentiamo parte di un grande e ricco organismo. Non è denaro, ma un bene ugualmente prezioso: una medicina per la mente.

Ora, negli ultimi 50 anni il tasso di crescita della popolazione, la maggiore richiesta di terra, il desiderio di rapidi guadagni, le tecnologie che permettono di tagliare un albero secolare in pochi minuti e disboscare qualsiasi tipo di terreno hanno portato alla distruzione di metà delle foreste tropicali esistenti e negli ultimi anni ’80 e ’90 il tasso di deforestazione è raddoppiato. Ogni minuto di ogni giorno viene distrutta nel mondo un’area di foresta tropicale grande quanto otto campi di calcio.

forest3Le grandi foreste della Terra sono veramente condannate da forze irreversibili? Oppure questa generazione lascerà ai suoi figli gran parte delle risorse e della bellezza della Terra? È una generazione che parla molto, scrive tanto, ma conclude poco. Quale sarà dunque il futuro dei suoi figli? Il tempo lo dirà, e di tempo ne rimane oramai poco.