I CAMALEONTI

I CAMALEONTI

Chamaeleonidae

camaleonti (Chamaeleonidae Rafinesque1815) sono una famiglia di rettili squamati appartenenti al sottordine dei Sauri.
Sono contraddistinti da numerosi elementi peculiari: la capacità di mutare colore, la lunga lingua retrattile e appiccicosa con cui catturano gli insetti, e i grandi occhi che possono ruotare l’uno indipendentemente dall’altro.

CLASSIFICAZIONE SCIENTIFICA

Dominio Eukaryota

Regno Animalia

Phylum Chordata

Subphylum Vertebrata

Classe Reptilia

Ordine Squamata

Sottordine Sauria

Infraordine Sauria

Famiglia Chamaeleonidae (Rafinesque, 1815)

Generi

 

ETIMOLOGIA

Il nome camaleonte viene dal latino chamaeleon, che a sua volta deriva dal greco χαμαιλέων, vocabolo composto da χαμαί «in basso, a terra» e λέων «leone», ed ha il significato letterale di «leone (che striscia) sulla terra» o «leone nano».

TASSONOMIA

La famiglia Chamaeleonidae comprende 197 specie suddivise in 2 sottofamiglie e 12 generi:

Sinonimi ancora in uso

Vecchia denominazione – Nome attualmente corretto

Bradypodion fischeri – Kinyongia fischeri

Brookesia brevicaudatus – Rhampholeon spectrum

Chamaeleo fischeri – Kinyongia fischeri

Chamaeleo lateralis – Furcifer lateralis

Chamaeleo oustaleti – Furcifer oustaleti

Chamaeleo pardalis – Furcifer pardalis

Chamaeleo parsoni – Columma parsonii

Chamaeleo pumilus – Bradypodion pumilum

Chamaeleo spectrum – Rhampholeon spectrum

Chamaeleo verrucosus – Furcifer verrucosus

Molti terrariofili considerano i camaleonti come un “punto di arrivo” nel loro hobby. In effetti, anche se indubbiamente non mancano rettili ancor più difficili e impegnativi, allevare questi affascinanti sauri vuol dire misurarsi con una serie di difficoltà – dal clima all’alimentazione, dal comportamento sociale alla riproduzione – non indifferenti, senza contare le misure protettive che ne regolano e ne limitano il commercio internazionale.

La famiglia Chamaleonidae – suddivisa in due sottofamiglie: Chamaleoninae e Brookesiinae – prende probabilmente origine nell’Africa Orientale.  Comprende rettili tipicamente tropicali, che al massimo si spingono in regioni a clima subtropicale. Oggi troviamo camaleonti in tutto il continente africano, nel Madagascar (che ospita la maggioranza delle oltre 180 specie viventi), in parte del bacino mediterraneo (Penisola Iberica, Italia meridionale e isole dell’Egeo, dove spesso però sono stati introdotti e acclimatati dall’uomo), nella Penisola Arabica e nel subcontinente indiano (India e Sri Lanka).

Gli erpetologi ritengono i camaleonti affini agli Agamidi e agli Iguanidi: le forme fossili più antiche – come Mimeosaurus del Cretaceo superiore della Mongolia – sono in effetti difficilmente distinguibili da questi ultimi.

DESCRIZIONE

I camaleonti sono sauri di dimensioni molto variabili; si va dai 2–3 cm di Brookesia micra e Brookesia minima agli oltre 60 cm di Calumma parsonii e Furcifer oustaleti.

I principali elementi morfologici che accomunano tutte le specie di camaleonti sono la struttura delle zampe, gli occhi, la mancanza di orecchie, e la lingua. Molte specie hanno la testa “decorata” da protuberanze nasali, rostri, corna, o creste; queste decorazioni sono in genere più evidenti nei maschi.

Le zampe dei camaleonti hanno due dita principali, ciascuna delle quali presenta due o tre artigli. Le dita servono al camaleonte come una tenaglia per afferrarsi saldamente ai rami. Le zampe anteriori presentano due artigli sul dito esterno e tre su quello interno, nelle zampe posteriori questi numeri sono invertiti.
Gli occhi dei camaleonti rappresentano un caso unico nel mondo animale. Possono ruotare e mettere a fuoco indipendentemente l’uno dall’altro; senza spostarsi, il camaleonte è in grado di osservare l’ambiente circostante a 360°. Quando punta una preda, il camaleonte rivolge verso di essa entrambi gli occhi. Gli occhi sono coperti quasi interamente dalle palpebre.

 

 

I camaleonti hanno una lingua incredibilmente lunga (talvolta più lunga del loro stesso corpo) e sono in grado di tirarla fuori molto velocemente, termina con una pallina di muscolo appiccicosa che serve per catturare gli insetti. Non appena la preda viene colpita, viene ritratta velocemente e l’insetto viene rapidamente masticato dai forti denti del camaleonte (un piccolo camaleonte riesce a mangiare senza difficoltà anche una grossa locusta o una mantide).
I camaleonti non sono dotati di organo vomeronasale. Come i serpenti, non hanno orecchie. Di alcune specie, viceversa, risulta che comunichino attraverso vibrazioni nei rami e pare siano sordi.

CARATTERISTICHE

I camaleonti possiedono una serie di sorprendenti e spesso assolutamente peculiari caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali, che li rendono davvero unici nel pur vasto e articolato panorama mondiale dei Rettili.

Chamaeleonidae_anatomy

1.Corni ossei 2.Cresta laterale 3.Lobi occipitali 4.Cresta dorsale 5.Cresta temporale 6.Cresta gulare 7.Cresta ventrale 8.Sperone tibiale

Il corpo è fortemente compresso sui lati, anche se questi sauri sono in grado di gonfiarsi notevolmente.

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1.coscia 2.ginocchio 3.gamba 4.artiglio anteriore 5.artiglio posteriore

Le zampe sono lunghe e snelle, con dita saldate fra loro e opposte a forma di tenaglia, particolarmente adatte alla vita arboricola e quindi a spostarsi sui rami degli alberi e degli arbusti.

La coda è prensile (eccetto in Brookesinae e in Chamaleo cri status, tutte forme legate al suolo e non arboricole), usate come se fosse una “quinta zampa” o, in alternativa, tenuta arrotolata in perfetta spirale. Non è suscettibile di autotomia e di successiva rigenerazione come avviene invece in altri sauri, come le lucertole e i gechi.

La lingua, in completa estensione, raggiunge l’intera lunghezza dell’animale e termina con un rigonfiamento claviforme dilatabile, la cui estremità lobata è resa adesiva dalla secrezione di ghiandole mucipare; la lingua può essere proiettata all’esterno – per catturare un insetto o un piccolo vertebrato – in 1/25 di secondo (!), poi viene retratta ripiegandola a fisarmonica.

Gli occhi, che si muovono tra loro indipendentemente, sporgono dalle orbite e funzionano con molta precisione, fornendo una visione tridimensionale a colori e una perfetta messa a fuoco delle prede, indispensabile per cogliere a “colpo sicuro” anche a notevole distanza. Molti camaleonti sono “illeggiadriti” da corna, elmi e strutture simili, semplici escrescenze scagliose o formate da un nucleo osseo ricoperto di tegumento cheratinizzato, come in C. jacksonii e C. oweni. Di solito queste strutture sono esclusive dei maschi, o comunque molto più sviluppate in essi che nelle femmine, fungendo perciò da importante carattere sessuale secondario.

Il mimetismo è la caratteristica più celebrata di questi rettili, gli consente com’è noto di cambiare colore e spesso di rendersi quasi invisibile nel loro habitat. Tuttavia, tale fenomeno non è solo in relazione all’ambiente colonizzato ma va ricondotto alle varie situazioni biologiche e fisiologiche dell’animale (stress, malattie, accoppiamento, ecc.). I colori di un camaleonte sono dunque il risultato dell’effetto di molti e diversi fattori ambientali e umorali che possono provocare reazioni differenti, cosicchè dal loro insieme esce non di rado una “soluzione di compromesso” tutt’altro che favorevole ad una mimetizzazione con l’ambiente circostante. Le principali situazioni che influenzano i cambiamenti di colore sono:

l’intensità luminosa(nell’oscurità l’animale è molto chiaro, la sua livrea si scurisce alla luce: all’alba, il camaleonte cambia la sua livrea notturna);

la tonalità del substrato (in genere il camaleonte diventa più chiaro su un substrato bianco che riflette la luce, più scuro su un substrato nero che l’assorbe);

le variazioni di temperatura (valori elevati provocano uno schiarimento, questa reazione è in genere collegata alla termoregolazione);

i fattori emotivi (un camaleonte incollerito o spaventato cambia nettamente colore, diventando di solito molto più scuro di quanto non sia normalmente);

la territorialità (i camaleonti manifestano in genere una spiccata stanzialità, restano fedeli a lungo ad un determinato albero o cespuglio e ne difendono strenuamente il possesso dagli altri camaleonti, ostentando minacciose livree di avvertimento – tutt’altro che mimetiche – se un proprio simile invade il territorio);

l’accoppiamento (le femmine, in moltissime specie, segnalano la loro recettività o al contrario l’indisponibilità all’accoppiamento con specifiche livree destinate ai maschi, che hanno così modo di valutare l’opportunità o meno di proseguire nei loro approcci amorosi).

Va ricordato che, contrariamente a quanto molti credono, la capacità di cambiare colore da parte di un camaleonte non è affatto illimitata: ogni specie dispone solo di determinate tonalità cromatiche, sicchè una specie può mancare di un colore presente invece in un’altra.

DIFFUSIONE

La maggior parte delle specie di camaleonti si trovano in Africa (oltre il 40% nel solo Madagascar), sebbene vi siano camaleonti anche in alcune zone dell’Europa meridionale (Andalusia e Grecia), in Asia Minore e nel Medio Oriente, nella penisola arabica, nello Sri Lanka e in India. Nelle Hawaii e in Florida sono state introdotte dall’uomo popolazioni di camaleonti di Jackson.

Cameleonidae_Repartition_Map

HABITAT NATURALE

I camaleonti colonizzano in natura molte varietà di ambienti, dal deserto alla foresta pluviale.

I camaleonti sono specie principalmente arboree, ma possono anche vivere nei cespugli o (per le specie più piccole) nell’erba o nella lettiera delle foreste. Diverse specie di camaleonti si sono adattate a diversi habitat, dalla foresta pluviale e tropicale alla savana fino alle zone semi-desertiche e steppose.

BIOLOGIA

Tutte le specie di camaleonti sono diurne, e principalmente attive al mattino e nel tardo pomeriggio. I camaleonti sono molto lenti nei movimenti, e accompagnano i loro passi con un caratteristico ondeggiamento avanti e indietro. Sono in grado di muoversi relativamente più veloci se cercano di sottrarsi allo sguardo di un potenziale predatore, ma sono cacciatori passivi, che rimangono immobili (anche per ore) in attesa di una preda di passaggio. Sono animali solitari e spesso aggressivi nei confronti dei loro simili, eccetto che ai fini dell’accoppiamento.

Alimentazione

I camaleonti si nutrono generalmente di insetti, soprattutto locustemantidi e grilli, ma le specie più grandi arrivano a nutrirsi di piccoli uccelli. Contrariamente a un’opinione diffusa, la maggior parte dei camaleonti non mangia le mosche. Qualche specie, come il C. calyptratus, si ciba occasionalmente di sostanze vegetali.

Riproduzione

La maggior parte dei camaleonti depone uova. Le uova sono solitamente sepolte nel terreno, e vi rimangono per un periodo che può durare fino a 9 mesi. I camaleonti appena nati sono del tutto indipendenti. Alcune specie, come il camaleonte di Jackson, sono ovovivipare, cioè la femmina dopo la fecondazione tiene le uova dentro di sé fino al completo sviluppo degli embrioni.

Mutamenti di colore

Alcune specie di camaleonti, ma non tutte, possono mutare il colore della pelle. Il fine primo del mutamento di tonalità non è la mimetizzazione, ma la manifestazione di determinate condizioni fisiche o fisiologiche, o di stati emozionali come la paura. Ad esempio durante i combattimenti assumono, in genere, tonalità più vivaci, come forma di minaccia nei confronti dell’avversario. Infine, influiscono sulla colorazione anche la temperatura e le condizioni di luce.

Il cambiamento di colore dei camaleonti è dovuto da alcuni strati di cellule specializzate che si trovano sotto la pelle trasparente dell’animale. Le cellule poste nello strato superiore contengono pigmenti gialli e verdi. Quelle dello strato inferiore contengono una sostanza cristallina colorata detta guanina. Le guanofore (cellule della guanina) riflettono una parte della luce incidente, in particolare la luce blu o bianca. Se le cromatofore sovrastanti sono gialle, la luce blu riflessa produce un colore verde. Sotto lo strato delle guanofore e delle cromatofore esiste un terzo strato di cellule melanofore contenenti melanina. Questo strato può scurire o schiarire i colori prodotti dagli strati sovrastanti.

ALLEVAMENTO IN CATTIVITA’

Numerose specie di camaleonti vengono venduti come animali domestici. Il loro commercio è regolamentato dalla Convention on International Trade of Endangered Species (CITES)

L’allevamento in cattività è possibile solo se si conoscono con esattezza l’origine della specie che si desidera allevare e le caratteristiche del suo biotopo naturale.

Il mantenimento dell’umidità e il rifornimento idrico sono due punti molto importanti da tenere sempre presenti. Anche le specie che in natura vivono in regioni aride e secche ricercano microclimi umidi, almeno in alcune ore della giornata. L’acqua di condensa (“rugiada”) soddisfa quasi sempre il fabbisogno idrico di questi sauri che in natura come in cattività, di rado si abituano a bere direttamente da pozze o ciotole, preferendo suggere le gocce che si formano su foglie e oggetti. È consigliabile utilizzare allo scopo acqua demineralizzata, sia per evitare accumuli di calcare sulle foglie delle piante sia perché l’acqua piovana – che questi animali bevono in natura – altro non è che acqua evaporata e ricondensata, quindi molto povera di sali minerali.

Per fornire acqua e umidità ai camaleonti si può ricorrere a:

Nebulizzazioni, effettuabili mediante comuni spruzzatori per piante. Di norma è preferibile lasciare che l’ambiente si asciughi tra una nebulizzazione e l’altra. La frequenza delle spruzzate varierà secondo la specie allevata e le condizioni ambientali: ad esempio, allevando camaleonti di montagna, in estate sarà opportuno aumentare il numero delle spruzzate giornaliere per tenere sotto controllo l’aumento della temperatura. In ogni caso anche le specie che vivono in ambienti semi-aridi necessitano di nebulizzazioni almeno una volta al giorno per evitare pericolose disidratazioni.

Sistemi a goccia, mediante i quali l’acqua gocciola sulle foglie delle piante. Per far questo si possono utilizzare dei recipienti di plastica riempiti d’acqua posti sulla sommità del terrario (con un foro sul fondo da cui gocciolerà l’acqua), oppure le bottiglie in vetro per le flebo (il cui tubicino di plastica sarà posizionato dove si vorrà far gocciolare l’acqua, il flusso può essere regolato con un’apposita rotellina). Per le specie di montagna, il sistema a goccia sarà utilizzato una volta al giorno (preferibilmente al mattino), per quelle di pianura possono essere sufficienti 2-3 applicazioni alla settimana e per quelle di ambienti semi-aridi o aridi anche una sola volta alla settimana.

Sistemi a pioggia, automatizzati e controllati da appositi timer che simulano le precipitazioni. Consistono in una serie di ugelli sistemati in varie zone del terrario, che tramite una pompa elettrica provocano una pioggia artificiale.

Illuminazione

L’illuminazione corretta è ottenuta utilizzando lampade fluorescenti che emettono sia radiazioni UV-A (30-35% del totale) che UV-B (5-10%), fondamentali per l’attività metabolica e per il fissaggio della vitamina D³. Sono disponibili in diverse potenze e misure (da 14 a 40 W, da 36 a 120 cm di lunghezza) ed è consigliabile installarne almeno due della massima lunghezza consentita della vasca. È importante che tra le lampade e i camaleonti non vengano interposte lastre di vetro o di plastica, che assorbirebbero buona parte degli ultravioletti vanificandone gli effetti benefici. A volte queste lampade non sono particolarmente luminose: in vasche ben sviluppate in altezza (oltre 60-70 cm) e con folta vegetazione – come molte di quelle in cui si allevano camaleonti – andrebbero preferibilmente integrate con lampade fitostimolanti (tipo Gro-Lux o Fluora).

Luce, calore e raggi ultravioletti

La temperatura ottimale è fornita da lampade riscaldanti (meglio evitare tappetini e cavetti termici). Le più comuni ed economiche sono quelle ad incandescenza, del tipo normale o “spot”: in queste ultime una pellicola riflettente ricopre internamente buona parte del bulbo, concentrando così il fascio luminoso. Le lampade ad incandescenza, oltre ad essere relativamente poco costose, hanno il vantaggio di essere prodotte in un gran numero di wattaggi, permettendo di scegliere quello più adatto ad ottenere la temperatura desiderata all’interno della teca. Due tipi di lampade producono calore ma non luce: le ceramiche e le infrarossi. Le prime raggiungono temperature molto elevate e possono essere utilizzate solo con portalampade anch’essi di ceramica, gli unici che resistono a tali temperature senza fondersi. Hanno una lunga durata e sono indicate anche per il riscaldamento del terrario nelle ore notturne. Il loro unico difetto è quello di emettere un calore notevole ma molto concentrato, spesso insufficiente  per riscaldare adeguatamente teche di grandi dimensioni ma eccessivo per quelle molto piccole. Anche le lampade ad infrarossi emettono un intenso calore, tanto da dover essere preferibilmente sistemate al di fuori della vasca, e sono particolarmente indicate per le specie di climi secchi che, ospitate in grandi terrari, hanno assolutamente bisogno di temperature molto alte. Come regola generale, tutte le fonti di calore poste all’interno della teca devono essere fuori dalla portata dei camaleonti, evitando così che si possano provocare gravi ustioni, talvolta letali. Le lampadine dei vari tipi dovrebbero essere inserite all’interno di “gabbie” di robusta e fitta rete metallica. Sarebbe opportuno predisporre l’area di basking a non più di 30-40 cm dalla lampada, sistemando alla giusta distanza un ramo che il camaleonte utilizzerà per crogiolarsi al “sole”. Le lampade riscaldanti dovranno essere poste vicino a quelle UV-B, in modo tale che l’animale quando va a scaldarsi si esponga anche alle radiazioni ultraviolette indispensabili per un corretto metabolismo osseo. Per facilitare l’esposizione si dovranno disporre dei rami robusti (in grado di reggere il peso del rettile senza piegarsi), alla giusta distanza dalle lampade e facilmente raggiungibili.

La temperatura dovrà essere rilevata con un termometro di precisione in più punti del terrario, in modo da garantire un gradiente termico con zone più fresche ed altre più calde. Le lampade riscaldanti dovrebbero essere collegate a termostati, le cui sonde monitoreranno la temperatura nelle varie zone della teca, comandando accensione e spegnimento dei vari elementi. I termostati possono essere poi collegati a dei timer, per simulare ciò che accade in natura al tramonto e all’alba, quando la temperatura dell’ambiente aumenta e decresce progressivamente (alcuni termostati elettronici in commercio hanno la caratteristica di abbassare automaticamente la temperatura di 3-8°C durante le ore notturne). Quasi tutti i camaleonti, infatti, (in particolare le specie di montagna), necessitano di una escursione termica giorno/notte – e spesso anche stagionale – più marcata di quella richiesta dalla maggioranza degli altri rettili tropicali in terrario. Se allevati a temperature costanti, i camaleonti hanno vita più breve e si ammalano più facilmente, manifestando sovente inappetenza e scarsa dinamicità.

Meglio in gabbia o nella vasca?

Ormai da tempo la maggioranza degli appassionati ritiene che il terrario più adatto all’allevamento dei camaleonti sia costituito da una gabbia piuttosto che dalla classica teca di vetro. Quest’ultima (provvista di adeguate griglie di aerazione che assicurino la circolazione dell’aria senza zone di ristagno della vasca) è ancora considerata adatta soprattutto per i piccoli camaleonti non arboricoli (come Brookesinae spp.), che si allevano meglio su un substrato soffice di terriccio torboso, muschio e foglie, in ambiente molto umido. La maggioranza dei camaleonti arboricoli e semiarboricoli, invece, si allevano molto meglio in terrari “aperti” o semi-aperti. Esistono terrari espressamente studiati per allevare i camaleonti, composti da una struttura in plastica smontabile su cui è applicata una rete nera a maglie fini con una comoda apertura a cerniera. Particolarmente leggeri (una volta smontati occupano pochissimo spazio), consentono un’adeguata circolazione dell’aria. In alternativa si può ricorrere anche alle voliere da interni per uccelli, offerte su carrelli con rotelle e quindi facili da spostare durante la bella stagione, sul terrazzo o in giardino per consentire ai camaleonti di vivere all’aperto e di ricevere direttamente la luce del sole, accorgimento che ne allungherà sensibilmente la vita, irrobustendoli ulteriormente. All’interno del terrario è consigliabile collocare – oltre a rami robusti ben fissati al fondo e alle pareti – delle piante rampicanti coltivate in vaso, allo scopo sia di ricreare un gradevole ambiente naturale, fornendo zone d’ombra e rifugi, sia di facilitare il mantenimento di un certo grado di umidità ambientale. Si dovrà avere particolare cura nel pulire le foglie delle piante prima di metterle nel terrario, per eliminare qualsiasi traccia dei prodotti chimici frequentemente usati dai vivaisti.

Come fondo per le specie arboricole e semiarboricole è consigliabile un semplice tappetino sintetico verde da terrario, facile da pulire sotto un getto d’acqua, o un più “naturale” fondo di corteccia da sostituire però periodicamente man mano che si sporca con le feci cadute dall’alto. Ecco le dimensioni minime di un terrario dedicato ai camaleonti.

Camaleonti nani: 50x50x50 cm

Camaleonti di taglia media: 60x60x90 (h) cm.

Camaleonti giganti: 80x80x150 (h) cm.

ALIMENTAZIONE

Notevole importanza riveste la presentazione del cibo: gli insetti da pasto dovranno essere forniti all’interno di ciotole ad imboccatura larga e profonde quanto basta per evitare che questi fuggano e se ne vadano in giro per il terrario. Tali recipienti andranno appesi ai rami o alla rete ma sempre il prossimità dei siti di stazionamento, da cui i camaleonti possano vedere le loro prede e catturarle estroflettendo la lingua. Questi sauri sono cacciatori “a vista”, attratti cioè dal movimento delle loro prede. È molto difficile – se non impossibile – abituarli a cibarsi di alimenti inerti, spesso anche di prede vive ma molto diverse da quelle a loro più familiari. Ad esempio, i vermi (lombrichi, enchitrei e simili) vengono il più delle volte guardati con sospetto e sovente disdegnati dalle specie arboricole, mentre suscitano qualche interesse in più nei camaleonti (come Brookesinae spp.) che vivono prevalentemente sul suolo. Forse il camaleonte più di “bocca buona”è Chamaeleo calyptratus, non a caso la specie oggi più popolare fra i terrario fili (da noi è familiarmente chiamato “calippo” dagli appassionati) che – originario di habitat desertici dove evidentemente non può permettersi di fare…lo schizzinoso – si spinge a nutrirsi perfino di fiori e frutti (fragole, more, kiwi, mela, ecc.), anche se al riguardo i singoli individui mostrano una notevole variabilità di preferenze.

Ecco un sia pur parziale elenco di alimenti suddivisi per i tre principali gruppi di taglie di camaleonti.

Camaleonti medio-grandi e giganti (Calumma parsonii, Chamaeleo calyptratus, C. melleri, Furcifer oustaleti, F. pardalis): locuste (Locusta migratoria, Schistocerca gregaria), larva di baco da seta (Bombyx mori), larva e adulto di kaimano (Zophobas morio), blatte giganti (Blaberus giganteus, Gromphadorhina portentosa), “pinkiese “fuzzies” di topolini e altri piccoli roditori.

Camaleonti di taglia media (Chamaleo dilepis, C. jacksonii, C. senegalensis, Furcifer verrucosus, Kinyongia fischeri): grilli (Acheta spp., Gryllus spp.), cavallette dei prati (Tettigonia spp., Ephippiger spp.), moscone della carne (Sarcophaga carnaria), adulto e larva sviluppata di camola della farina (Tenebrio molitor), larva e farfalla di camola del miele (Galleria mellonella), blatte (Blaptica dubia, Peripplaneta americana).

Camaleonti piccoli e nani (Bradypodion pumilum, Brookesia spp., Chamaleo bitaeniatus, Rhampholeon spp., Rieppeleon spp.): moscerini dell’aceto e della frutta (Drosophila spp.), collemboli (Collembola spp.), afidi, larva appena nata di camola della farina (Enchytraeus spp.).

Molti di questi alimenti si possono allevare in casa, oppure acquistare di volta in volta nei negozi di terrariofilia o di caccia e pesca. Per quelli prelevati in natura o in ambiente domestico (vasi, giardini, ecc.) occorre fare molta attenzione: va evitata assolutamente la raccolta dove ci sia anche il semplice dubbio che siano state somministrate sostanze tossiche (insetticidi, anticrittogamici, fertilizzanti chimici, ecc.) sulle piante e sul terreno. Gli insetti andrebbero sempre arricchiti con integratori di calcio e vitamine, con cui si possono “spolverare” facendoli stazionare prima della somministrazione all’interno di un barattolo contenente il prodotto.

RIPRODUZIONE

In base alle loro modalità riproduttive, i camaleonti si possono dividere in due gruppi.

Ovipari: le femmine depongono da 2 a 80 uova (secondo la specie e la taglia) una o più volte a stagione riproduttiva (anche 5-6 covate), dopo essersi accoppiate. Le uova vengono deposte in buche scavate alla base di un albero o di un cespuglio (poi ricoperte al termine dell’ovodeposizione), oppure direttamente in mucchi di foglie sul terreno. La schiusa richiede tra i 2 e i 10-12 mesi (eccezionalmente anche un paio di anni), ogni specie ha le sue esigenze termiche ma in cattività è opportuno effettuare l’incubazione in un’incubatrice per rettili timerizzata, per garantire un’escursione termica giorno/notte quasi sempre richiesta per un corretto sviluppo embrionale. La maggioranza delle specie di camaleonti appartiene a questo gruppo.

Ovovivipari: le femmine partoriscono relativamente pochi piccoli (una trentina al massimo) di regola una sola volta all’anno e dopo una lunga gestazione (in media 8-9 mesi), in compenso i baby-camaleonti nascono già autonomi e ben sviluppati. Appartengono a questo ristretto gruppo soprattutto alcune specie montane del genere Chamaleo (C. bitaeniatus, C. ellioti, C. fuelleborni, C. jacksoni e poche altre).

LONGEVITA’ IN TERRARIO DI ALCUNI CAMALEONTI

Brookesia superciliaris  – anni 2

Calumma parsonii – anni 15

Chamaleo cristatus – anni 5

Chamaleo jacksonii – anni 4

Chamaleo melleri – anni 15

Chamaleo pfefferi – anni 2

Chamaleo senegalensis – anni 3

Furcifer lateralis – anni 4

Furcifer verrucosus – anni 8

Rhampholeon spectrum – anni 2

CAMALEONTI NELLA CULTURA

Diverse popolazioni africane hanno miti legati al questi animali. Secondo una leggenda del popolo Chewa del Malawi, per esempio, gli dei usarono un camaleonte come messaggero per annunciare agli esseri umani l’esistenza di una vita dopo la morte.
In Madagascar il camaleonte viene visto dalla maggior parte della popolazione con timore e una sorta di soggezione. I Sakalava (tribù del Nord) ritengono infatti che i camaleonti portino in sé gli spiriti cattivi dei morti.

SPECIE ADATTE AL TERRARIO

Tra le specie più popolari vi sono:

Le due specie più diffuse in Italia sono Furcifer pardalis e Chamaeleo calyptratus.

 

Brookesia superciliaris. Distribution: Madagascar CITES listing: Appendix II (13/02/03) Photo: © Franco Andreone

BROOKESIA SUPERCILIARIS

Dimensioni

10 cm

Origine

Madagascar orientale

Habitat

Fino a 1000 m di altitudine. Vive sul terreno dei boschi, fra tronchi marcescenti e cumuli di fogliame.

Allevamento

Temperatura: 23-25°C (giorno) e 18-20°C (notte). Umidità: 80%. Allevare in piccoli harem. Specie timida e tranquilla. Alimentazione a base di drosofile e mini-grilli.

maschio di B. superciliaris ( foto di Andrea Rigodanza)

Dimorfismo sessuale

Maschio con rigonfiamento alla base della coda dovuto agli emipeni.

Maturità sessuale

5°-6° mese

Riproduzione

Difficile. Gestazione molto breve (un paio di mesi), femmine scarsamente prolifiche (max. 4-5 uova una sola volta all’anno). Schiusa abbastanza rapida (meno di 2 mesi a 20-22°C).

Livello difficoltà di allevamento

Camaleonte nano riservato ai più esperti.

CALUMMA PARSONII

Taglia

45-65 cm

Origine

Madagascar

Habitat

Foreste di collina e montagna, con temperature invernali anche molto rigide.

Allevamento

Temperatura: 25-27°C (giorno) e 18-20°C (notte) in estate, con calo di 3-4°C nei mesi più freddi. Umidità intorno all’80% d’estate, clima più secco d’inverno.

Dimorfismo sessuale

Maschio più grande e con un paio di escrescenze sul muso

Maturità sessuale

Probabilmente dopo il 2° anno

Riproduzione

Difficile. La specie è abbastanza prolifica (fin oltre 30 uova) ma l’incubazione è lunghissima (1-2 anni!) e solo una parte delle uova giunge alla schiusa.

Livello difficoltà

Uno dei camaleonti più rari e costosi, riservato ai terrario fili più esperti e motivati.

CHAMAELEO BITAENIATUS

Taglia 20 cm

Origine

Africa centro-orientale, dal Sudan meridionale all’Uganda e allo Zaire.

Habitat

Savana e foresta rada di montagna (fino a 3000 m di quota), su arbusti e cespugli.

Allevamento

Temp. 25-28°C (giorno), 16-20°C (notte). Umidità intorno all’80%. Timido, abbastanza pacifico.

Dimorfismo sessuale

Maschio con rigonfiamento alla base della coda dovuto agli emipeni.

Maturità sessuale

Entro il 1° anno

Riproduzione

Non difficile, specie ovovivipara: la femmina partorisce fino a 10-15 piccoli una sola volta all’anno, dopo 8-9 mesi di gestazione.

Livello difficoltà

Specie di non facile allevamento, scarsamente riprodotta in cattività: individui selvatici giungono quasi sempre parassitati e, se non tempestivamente curati e quarantenati, non sopravvivono a lungo.

CHAMAELEO CALYPTRATUS

Taglia

40-60 cm

Origine

Yemen

Habitat

Regioni semidesertiche e steppiche, con Temp. Tra i 10 e i 40°C e umidità tra il 40 ed il 60%.

Allevamento

Temp. 25-28°C (giorno), 18-20°C (notte). Umidità entro il 50%, ma in estate anche 80-90%. Molto aggressivo e territoriale, verso i suoi simili e altri camaleonti. Oltre agli insetti, accetta anche frutti polposi, fiori di campo e verdura.

Dimorfismo sessuale

Maschi con sperone sugli arti posteriori ed un vistoso elmo alto anche 10 cm; femmine più piccole con colorazione meno accesa, spesso priva delle bande verticali.

Maturità sessuale

Entro il 1° anno

Riproduzione

Facile, una femmina può deporre fino a 80-90 uova anche più volte all’anno. L’incubazione dura 6-8 mesi a 24-27°C di giorno e 21-22°C di notte, escursione termica consigliata per irrobustire i piccoli alla nascita.

Livello difficoltà

Il camaleonte più popolare e allevato, consigliabile a chi si accosta per la prima volta a questi rettili

CHAMAELEO DILEPIS

   Taglia

25-30 cm

Origine

Africa centro-meridionale

Habitat

Savane e foresta rada

Allevamento

Temp. 25-30°C (giorno), 18-20°C (notte). Umidità 50-70%. Molto aggressivo e territoriale.

Dimorfismo sessuale

Maschio con rigonfiamento alla base della coda dovuto agli emipeni.

Maturità sessuale

Entro il 1° anno

Riproduzione

Non difficile, dopo circa 1 mese dall’accoppiamento la femmina depone fino a 50-60 uova (in media la metà) anche più volte all’anno, la cui schiusa avviene dopo 10-12 mesi a 25-27°C diurni e 20-22°C notturni.

Livello difficoltà

Specie di non facile allevamento, scarsamente riprodotta in cattività; individui selvatici giungono quasi sempre parassitati e, se non tempestivamente curati e quarantenati, non sopravvivono a lungo.

CHAMAELEO JACKSONII

Taglia 25-35 cm

Origine

Africa orientale (Kenya e Tanzania). Introdotto alle Hawaii dove viene riprodotto per il mercato terrario filo.

Habitat

Foreste di montagna, fino a 3000 metri di quota, con clima fresco e forti escursioni termiche giorno/notte.

Allevamento

Temp. 25-28°C (giorno), 15-18°C (notte). Umidità mai inferiore all’80%. Timido, territoriale e aggressivo verso altri camaleonti.

Dimorfismo sessuale

Maschio con tre corni molto sviluppati, femmina con corno singolo o priva di corni, sostituiti sa semplici protuberanze.

Maturità sessuale

6°-8° mese

Riproduzione

Non difficile, la specie è ovovivipara e la femmina partorisce fino a 20-25 piccoli una sola volta all’anno, dopo 8-9 mesi di gestazione.

Livello difficoltà

In commercio si trovano sia individui di cattura che nati in cattività (preferibili), tutti piuttosto costosi. Uno dei camaleonti più famosi e perciò molto richiesto, consigliabile a chi ha già una buona esperienza.

CHAMAELEO SENEGALENSIS

Taglia 30 cm

Origine

Africa tropicale occidentale

Habitat

Savane e foreste rade secche

Allevamento

Temp. 25-30°C (giorno), 18-20°C (notte). Umidità 40-60%, con punte estive dell’80%. Molto aggressivo e territoriale, difficile la convivenza con altri camaleonti.

Dimorfismo sessuale

Maschio più piccolo, con livrea spesso tendente al grigio-marrone, mentre la femmina è normalmente verde, con maculature gialle e nere durante la gravidanza.

Maturità sessuale

5°-6° mese

Riproduzione

Abbastanza difficile. La femmina depone fino a 70 uova per volta, 1-2 volte all’anno.

Livello difficoltà

Specie di non facile allevamento, scarsamente riprodotta in cattività; individui selvatici giungono quasi sempre parassitati e, se non tempestivamente curati e quarantenati, non sopravvivono a lungo.

FURCIFER LATERALIS

Taglia

35 cm

Origine

Madagascar

Habitat

Altipiani, in foreste e macchie arbustive con clima piuttosto rigido nei mesi più freddi.

Allevamento

Temp. 25-30°C (giorno), 18-20°C (notte). Umidità variabile tra il 50 e l’80% (valori più alti in estate). Abbastanza aggressivo e territoriale, ma docile se nato in cattività.

Dimorfismo sessuale

Maschio con rigonfiamento alla base della coda dovuto agli emipeni.

Maturità sessuale

3°-4° mese

Riproduzione

Non facile, la femmine depone poche uova (una ventina al massimo) ma anche più volte all’anno, a distanza di poco tempo da una covata all’altra. Spesso muore al termine della stagione riproduttiva. Difficile l’incubazione, che prevede un iniziale periodo “freddo” di 3-4 mesi a 15-20°C e un periodo successivo di 4-5 mesi a 22-27°C.

Livello difficoltà

In natura questa specie “annuale” non sopravvive per di un paio di anni, in cattività si mostra più longeva ma è comunque consigliabile solo ai più esperti.

FURCIFER PARDALIS

Taglia

35-55 cm

Origine

Madagascar

Habitat

Foreste primarie umide di pianura e di montagna

Allevamento

Temp. 26-30°C (giorno), 20-22°C (notte), qualche grado in meno in inverno. Umidità 80-90%. Socievole con le persone ma molto aggressivo verso con specifici e altri camaleonti.

Dimorfismo sessuale

Maschio più grande e con livrea più appariscente

Maturità sessuale

6° mese

Riproduzione

Abbastanza facile, la femmina depone più volta all’anno 15-20 uova per volta, che si schiudono al termine di una lunga incubazione (fino a 9 mesi) a T. 25-28°C (giorno) e 20-22° (notte).

Livello difficoltà

Uno dei camaleonti più richiesti e prestigiosi, grazie alle sue fantastiche livree e varietà di colore, malgrado il suo costo molto elevato e la non sempre agevole reperibilità in commercio.

KINYONGIA FISCHERI

Taglia

25-45 cm

Origine

Tanzania e Kenya

Habitat

Altipiani e foreste di montagna, fino a 3000 m. di quota

Allevamento

Temp. 25-28°C (giorno), 18-20°C (notte). Umidità intorno all’80%. Aggressivo e territoriale.

Dimorfismo sessuale

Maschio con corna più lunghe e colorazione più accesa.

Maturità sessuale

6°-8° mese

Riproduzione

Difficile, dopo un mese e mezzo circa di gestazione la femmina depone fino a 20 uova per volta, anche 3 volta all’anno. Incubazione molto lunga (8-12 mesi), richiede T 20-22°C con leggero calo termico notturno.

Livello difficoltà

Camaleonte riservato ai più esperti