Chitridiomicosi – Come risolvere e prevenire problema del rapido e preoccupante diffondersi di una infezione fungina negli anfibi.

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Come risolvere e prevenire problema del rapido e preoccupante diffondersi di una infezione fungina negli anfibi (riscontrata sempre più di frequente nelle popolazioni autoctone), causata dal patogeno fungino B.dendrobatidis e denominata “ chitridiomicosi”.

E’ stata individuata in alcune famiglie di anfibi esotici ( in particolare Dendrobatidi ed Ilidi) la fonte principale della diffusione del patogeno in Europa ed in Italia.
Nella eventualità della presenza di animali infetti, al momento della introduzione sul territorio nazionale, assume cruciale importanza di un adeguato controllo sanitario degli animali stessi.

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Misure di prevenzione generali e norme di comportamento

Onde prevenire i rischi di una possibile diffusione sul territorio di malattie infettive ( come , ad esempio, la “chitridiomicosi”) è necessaria l’adozione di adeguate misure di profilassi cui tutti i soggetti che vengono a contatto con gli Anfibi (ricercatori, studenti, semplici appassionati, commercianti, ecc.) dovrebbero scrupolosamente attenersi.
Tali misure corrispondono in gran parte a quelle indicate nel Fieldwork Code of Practice del DAPTF ( Declininog Amphibian Populations Task Force):

1) pulizia e disinfezione sistematica delle attrezzature utilizzate sul campo ( scarpe, stivali, retini, contenitori, ecc.) Meglio ancora sarebbe l’utilizzo di materiali diversi per ogni sito visitato, in particolare qualora si tratti di siti molto distanti tra loro, abitati da specie diverse o da popolazioni di specie rare, minacciate o isolate tra loro;

2) disinfezione sistematica degli strumenti e delle attrezzature di laboratorio che vengono utilizzate o messi a contatto con esemplari di Anfibi;
3) per la disinfezione sono indicati ipoclorito di sodio ( es. Amuchina al 5%) e l’alcool etilico. E’ necessario lasciare immersi gli attrezzi e i materiali da disinfettare per almeno 30 minuti;

4) ridurre al minimo indispensabile il vaneggiamento di animali durante le attività di ricerca o conservazione, mantenendo bagnata l’epidermide degli esemplari;

5) in caso di stabulazione temporanea di esemplari a scopo di studio o per iniziative di conservazione, alloggiare gli stessi in contenitori separati in base alla loro provenienza, evitando di alloggiare molti esemplari in uno stesso contenitore;
6) lavarsi accuratamente le mai al termine del lavoro sul campo o utilizzare guanti monouso;
7) evitare ogni traslocazione di animali da una località all’altra, salvo preventivo ed accurato accertamento sanitario svolto presso specifica struttura competente;

8) evitare ogni liberazione o rilascio in natura di esemplari di incerta provenienza, ovvero di esemplari provenienti da stabulazioni in cattività priva di accurato monitoraggio sanitario;

in collaborazione con  CORPO FORESTALE DELLO STATO, NUCLEO OPERATIVO CITES.

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