DENDROBATIDI – Nozioni generali

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DENDROBATIDI

 Nozioni generali

Il loro nome significa letteralmente arrampicatrici di rami e sono conosciute dagli anglosassoni come rane velenose o rane dei dardi, il che ce la dice già lunga sia sulle loro abitudini di vita che sulla loro potenziale pericolosità!
In realtà la famiglia dei dendrobatidi contiene circa 175 specie descritte con 65 propriamente nel genere Dendrobates. Che io sappia in commercio si trovano più frequentemente 8 specie del genere Dendrobates (D. auratus, D. azureus, D. fantasticus, D.imitator, D. leucomelas, D. quinquevittatus, D. reticulatus, D. tinctorius, D. variabilis, D. ventrimaculatus) e tutti e 5 i Phyllobates (P. aurotaenia, P. bicolor, P. lugubris, P. terribilis, P. vittatus).
Questo avviene perchè le specie anzidette sono tutte attualmente riprodotte in cattività senza grossi problemi, infatti queste ranocchiette sono protette dalla convenzione di Washington per cui è quasi impossibile ottenere animali selvatici (se le acquistate ricordatevi di pretendere i CITES).

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Permettetemi due parole sulla loro effettiva pericolosità: le più velenose sarebbero le Phyllobates (aurotaenia, bicolor e terribilis), uniche ad essere effettivamente usate dagli amerindi per avvelenare i dardi delle loro cerbottane. Resta il fatto che in cattività la tossicità di questi animaletti (che non superano mai i 7-8 cm di lunghezza) è quasi nulla poichè la dendrobatotossina (assai simile agli alcaloidi di certi vegetali) pare essere legata alla dieta naturale delle ranocchiette, che in cattività non può essere riprodotta. Comunque, siccome l’unico modo per farsi avvelenare da una Dendrobates è di inghiottirsela viva, la loro pericolosità può essere considerata praticamente nulla (magari evitate di mettervi le dita in bocca dopo averne maneggiata una!).

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Abitudini di vita

Provenienti tutte dalla foresta pluviale Sudamericana le Dendrobates conducono per lo più una vita diurna occupando lo spazio che va dal livello del suolo ai 3-4 metri d’altezza, muovendosi tra la lettiera di foglie, i cespugli ed i tronchi d’albero.
Le specie più piccole (ventrimaculatus, imitator, reticulatus) sono le più arboricole ed amano vivere tra le bromelie (piante che è comunque bene siano sempre presenti nei terrari delle Dendrobates, indipendentemente dalla specie ospitata). In natura alcune specie vengono osservate a tutte le ore del giorno intente a cacciare il loro cibo preferito (formiche, collemboli ed acari), mentre altre sono attive nelle prime ore del giorno e vicino al tramonto.

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I maschi mostrano abitudini piuttosto territoriali e si fanno letteralmente “sentire” con frequenti “trilli” per tenere a distanza i rivali (in effetti il verso di queste rane ricorda più il canto di un grillo che il gracidio di una rana, tanto meglio per le nostre orecchie!). Quando due maschi passano alle mani (ma talvolta capita anche tra femmine), si osservano dei buffi incontri di lotta che ricordano verosimilmente il sumo; queste lotte si osservano anche in terrario e non hanno mai effetti dannosi sugli animali, l’unico rischio è lo stress se la teca è piccola e poco arredata per cui le lotte divengono frequenti, se non continue. Questa osservazione ci da già una chiara indicazione per l’allevamento: o prepariamo un grosso terrario o ci accontentiamo di una coppia.
A questo proposito il problema maggiore è quello di distinguere i sessi visto che di solito si acquistano esemplari giovani (e io ne so qualcosa! i miei erano quasi tutti maschi). Negli esemplari adulti delle specie da me allevate (tinctorius, leucomelas, auratus) i maschi hanno i dischi adesivi delle zampe anteriori più sviluppate, inoltre cantano (ma lo fanno quando gli va e non certo in un negozio!), le femmine sono anche un po’ più grandicelle.

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Di fatto normalmente vengono offerti in commercio ranocchietti da poco metamorfosati lunghi si e no un centimetro e mezzo il cui sesso resterà un mistero per almeno i quattro mesi successivi. L’unica salvezza è quindi quella di tentare la sorte con un numero maggiore di esemplari. So che in Germania ed Olanda la tendenza è quella di comprare girini perchè sopportano meglio lo stress della spedizione e costano molto meno (non è comunque così scontato riuscirli a “svezzare” correttamente).

La stagione riproduttiva in natura corrisponde solitamente a quella delle piogge, in questo periodo i maschi cantano e si azzuffano più spesso. Quando una femmina gonfia di uova entra nell’area visiva di un maschio questo comincia a trillare con maggiore intensità tentando così di convincerla ad avvicinarsi. Il corteggiamento può durare ore, alla fine il maschio guida la femmina nel luogo scelto per la deposizione che consiste in una piccolissima raccolta d’acqua (spesso il semplice incavo di una foglia caduta sul terreno) protetta da una qualche copertura che la tenga in ombra (di questo si dovrà tenere conto per un’eventuale riproduzione).

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Le specie più piccole ed arboricole, come ho detto prima, vivono nelle bromelie ed è li che depongono preferenzialmente le loro uova. A differenza degli altri anuri non si osserva un amplesso, ma i due partner si limitano a deporre i loro prodotti sessuali sulla stessa foglia. Le uova sono da 2 a 6 per le Dendrobates mentre i Phyllobates superano frequentemente la dozzina. Le cure parentali variano a seconda dei gruppi: per lo più il maschio resta a guardia della covata e si occupa di trasferire i girini in una raccolta d’acqua una volta che le uova si sono schiuse.
Tra le specie più piccole si osserva la tendenza, da parte della femmina, di tornare presso la covata e deporre uova non fertilizzate per nutrirla. Per alcune specie questa è la regola ed i girini non sono in grado di svilupparsi correttamente per più generazioni senza le uova materne, per questo il gruppo cui fa capo il D. pumilio (bellissimi davvero) non si trova praticamente più in commercio: è praticamente impossibile crescerne le covate.

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Allevamento

Terrario: la scelta del terrario deve essere innanzitutto finalizzata alla/alle specie che si è deciso di ospitare. Chi vuol partire con una coppia può tranquillamente orientarsi verso una piccola vasca con capienza di circa 25 litri. Chi, come me, amerebbe ricreare un pezzo di foresta tropicale e tenere più esemplari sarà costretto ad orientarsi verso dimensioni decisamente più grandi. La mia teca misurava 100x60x100 cm (lunghezza x larghezza x altezza) queste dimensioni permettono di ospitare indifferentemente specie terricole ed arboricole ed anche più maschi della stessa specie (ne so qualcosa!).

L’arredamento della piccola teca può essere spartano con uno strato di terriccio coperto da qualche sasso piatto, una piantina (es. Photos) ed una petri come raccolta d’acqua (da posizionare sotto la pianta in modo che resti un po’ in ombra). Per la grossa teca non resta che dare un’occhiata al portafoglio (acquistare bromelie ed orchidee costa davvero un capitale) e poi sbizzarrirsi creando terrazze con radici e legni su cui posizionare le piante. I più esperti possono anche creare una raccolta d’acqua (con rive accessibili, mi raccomando, le Dendrobates sono pessime nuotatrici) e movimentare il tutto con cascatelle e ruscelletti tramite una pompa da acquario. Devo dire che questo tipo di impostazione crea un vero “pezzo da arredamento” che può far sfoggio di sé anche nel salotto di casa.

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Al fine di ottenere un buon attecchimento delle piante si può utilizzare un primo strato di argilla espansa coperto da terriccio universale mischiato 1:1 con torba, il tutto per uno spessore di circa 15 cm. Poichè questo fondale non risulta molto estetico lo si può coprire con uno strato di muschio (soluzione più bella, ma poco duratura perchè l’elevata temperatura del terrario uccide il muschio nostrano piuttosto rapidamente) o con uno strato di foglie secche (dal mio punto di vista quelle di faggio sono le più belle e durature). Questo accorgimento ci permetterà inoltre di gustare a pieno i colori delle Dendrobates che contenendo molto nero contrasteranno di più su un fondale chiaro).

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Se nella teca avete piantato numerose bromelie, o avete organizzato un ruscelletto, potete evitare di introdurre contenitori per l’acqua, in caso contrario utilizzate delle capsule petri posizionate in punti ombrosi. L’ombra è importante, basta posizionare mezzo guscio di noce di cocco sulla petri (così dicono gli allevatori) perchè questa venga scelta come sito di deposizione!
A proposito d’acqua: le dendrobates non si immergono mai, ma amano “sedersi” nell’acqua, per cui il livello nelle petri non deve mai superare 1/6 della lunghezza totale dell’animale (zampe escluse), tenete conto che anche le uova non devono mai risultare immerse pena l’ammuffimento. Dico per inciso che le Dendrobates bevono “dal sedere” immagazzinando acqua nella cloaca; con questo sistema i maschi “portano” acqua alle uova garantendone la necessaria idratazione per tutto lo sviluppo.

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Nutrizione: veniamo alle dolenti note, i Dendrobates mangiano moltissimo ed è quindi impensabile poterli mantenere senza organizzare un proprio allevamento di insetti “ad hoc”. A detta di tutti gli esperti, e per mia esperienza diretta, il peggior disastro che vi possa capitare è la coltura di drosofile andata a pallino!
In natura l’80% della loro dieta è costituita da formiche, e, visto che quando si tratta di fare star bene i miei animali tendo a esagerare, avevo pure messo su un formicaio. Questa esperienza è durata poco perchè ho presto notato che queste ranocchie non sono così fanatiche e hanno sempre considerato le formiche come parte marginale della loro dieta (si vede che le formiche tropicali sono più gustose!).

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Quindi vi consiglio di lasciar perdere e passare alla dieta standard: collemboli (per i più piccoli), drosofile (melanogaster piccole e/o hydei grandi), piccole larve di tenebrio molitor (6-8 mm) o di altri tenebrionidi (ottimo il Tribolium confusum, il più piccolo, sempre che possiate reperirlo), infine grilli appena schiusi o di pochi giorni.
Tenete conto che ogni esemplare di Dendrobates inghiottirà giornalmente almeno 7-10 prede per cui non vi resta che calcolare quante prede/settimana vi servono. Non è il caso di spaventarsi, ma io per le mie 12 “belve” avevo sempre in piedi 10 bottiglie da coltura di drosofile (usavo le hydei che sono più grandi, ma con ciclo vitale più lento), due scatole di grilli (una per i riproduttori ed una per la schiusa) ed una vaschetta di Tenebrio molitor da cui attingere di tanto in tanto.

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Routine: ovvero cosa si fa e quando:

  • nebulizzare il terrario con acqua tutti i giorni (stimola i Dendrobates a uscire dai loro nascondigli e mettersi a caccia per cui consiglio di farlo prima di nutrirli)
  • dare cibo tutti i giorni regolandosi al meglio perchè non ne avanzi (un pezzetto di frutta attirerà le drosofile in un luogo prescelto ove le Dendrobates imparano presto a recarsi. NOTA se avanzano troppe drosofile queste tenderanno ad annegare in ogni raccolta d’acqua del terrario causando lo sviluppo di batteri che possono essere fatali alle ranocchie!)
  • nel caso si utilizzino petri come riserva idrica, cambiare l’acqua quotidianamente (anche per non correre il rischio appena riportato)
  • dotarsi di timer per il parco lampade (a luce diurna e/o fitostimolanti, gli UV sono inutili), ricordate che un terrario fortemente illuminato favorirà le piante, ma renderà più schive le Dendrobates, eviterei quindi illuminazione alogena
  • controllate le raccolte d’acqua: le deposizioni possono avvenire quando non ci siete e le femmine di alcune specie hanno le brutta abitudine di nutrirsi delle uova altrui
  • preparare nuove colture di drosofile ogni circa dieci giorni (quelle produttive arrivano a durare circa tre settimane per poi esaurirsi rapidamente)
  • mantenere i grillini (se volete usarli) in un ambiente non riscaldato (18-20 gradi C) per evitarne la rapida crescita (idem per piccole larve di tenebrione).
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Riproduzione: per stimolare la riproduzione la cosa migliore sia tenere per quindici giorni il terrario in condizioni semi asciutte (non nebulizzarlo più, ma lasciare le riserve d’acqua!) e nutrire poco gli animali. Questa condizione mimerebbe la stagione secca che prelude l’arrivo delle piogge ed il tempo degli amori; va da sé che allo scadere dei quindici giorni si ricomincerà a vaporizzare e a nutrire abbondantemente gli animali. Le Dendrobates non daranno adito ad equivoci: se è tempo d’amore lo è anche per la “stagione concertistica” ed i “canti” non si faranno pregare. Se ci sono più maschi della stessa specie si vedranno anche le zuffe, mentre non ho mai notato interazioni tra le tre specie conviventi. Notate che, a discapito della loro origine tropicale, molte specie (es azureus, leucomelas e reticulatus) preferiscono riprodursi a temperature intorno ai 22-24°C e cessano ogni attività nuziale sopra i 26, per cui conviene provare a stimolarle in “bassa stagione”. Il corteggiamento varia da specie a specie, ma il risultato è sempre lo stesso: poche uova (2-6) deposte a brevi intervalli di tempo (10-15 giorni) per alcuni mesi (alle volte anche un anno intero), poi la femmina si “esaurisce”.
Per avere una garanzia di continuità riproduttiva si deve quindi conservare sempre qualche esemplare giovane per l’anno a venire. Se avete una sola coppia e desiderate assistere alle cure parentali, potete provare a lasciare nella teca le uova, ma di solito queste vengono allontanate e accudite separatamente per avere il massimo della resa riproduttiva. In media le uova impiegano 10-18 giorni per schiudersi, per evitare muffe bisogna tenerle in un velo d’acqua, meglio se trattata con estratto di torba (rinvenibile in tutti i negozi d’acquario) o con una goccia di blu di metilene.

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I girini sono onnivori e tendenzialmente cannibali per cui si può provare ad allevare insieme solo i piccoli della stessa taglia ed in piccolo numero, o meglio ancora destinare ad ognuno una mini vasca/barattolo. Ho letto però che se avete un acquario di dimensioni adeguate e ricco in piante il rischio si riduce drasticamente ed i girini raggiungono una taglia più elevata prima di metamorfosare.
Come cibo si usa mangime per avannotti, alghe (crescono da sé negli acquari), larve di chironomus (= zanzara rossa: si comprano surgelate nei negozi d’acquario e pare prevengano la “sindrome delle zampe a fiammifero” che talvolta colpisce i ranocchietti neometamorfosati). Un arrichimento in iodio (alcuni mangimi per pesci lo contengono) nel periodo che precede la metamorfosi previene la deformazione degli arti. La metamorfosi avviene comunque dopo 2-3 mesi.
Poichè le capacità natatorie delle ranocchiette sono pressochè nulle, una volta che i quattro arti sono formati è meglio trasferire i girini in un contenitore che contenga la quantità d’acqua strettamente necesaria a mantenerli bagnati e con una leggera inclinazione in modo da creare una piccola “riva”.

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I ranocchietti sono lunghi 1-1,5 cm e si nutriranno inizialmente solo di collemboli e drosofile (melanogaster), in questo stadio sono socievoli e quindi possono convivere anche in ambienti piuttosto ristretti; è fondamentale garantire un elevato grado di umidità.
La mortalità totale è molto elevata: uova ammuffite, cannibalismo o sviluppo imperfetto, morte durante o dopo la metamorfosi. Benchè la scuola americana insista sull’overfeeding non è proprio il caso di nutrire le ranocchiette durante e subito dopo la metamorfosi, perchè anche l’apparato digerente sta subendo profonde modifiche che lo rendono inservibile. Un Dendrobates si può considerare fuori pericolo quando ha superato il primo mese dopo la metamorfosi, ed è questa l’età in cui viene spesso venduto. In cattività la maturità sessuale viene raggiunta dopo 8-12 mesi e la vita media oscilla tra i 5 ed i 10 anni (i pumilio sembrano i più longevi).

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Quali scegliere?

Consiglio a tutti di cominciare con i più grandicelli ovvero D. tinctorius, auratus, leucomelas e eventualmente azureus.

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D. tinctorius: si tratta di un gruppo molto eterogeneo, sono state infatti descritte moltissime variazioni cromatiche a seconda della zona d’origine, la mia era la varietà Seul (e non Saul come qualcuno la chiama). Per avere una rapida panoramica delle numerose possibilità vi conviene dare prima un’occhiata alle pagine specifiche appositamente creata per ogni genere. Scrivo qui, prima di dimenticarlo, che per prevenire la diafanizzazione dei tipici colori gialli di questa specie bisogna aggiungere al cibo dei girini della paprica! (giuro che non sto scherzando). Questa specie è la più consigliabile perchè è colorata e raggiunge la taglia maggiore (5-6 cm) è quindi più robusta e più facile da nutrire. Le covate sono relativamente numerose (8-10 uova) schiudono in quindici giorni ed i girini (che si nutrono di tutto) metamorfosano dopo circa dieci settimane. Non vedo controindicazioni! Ah, anche se viene considerata una specie terricola in realtà si arrampica e come: i due nella foto si trovavano sulla cima del terrario! D’altra parte pare che in natura i girini vengano portati dal maschio in raccolte d’acqua che si trovano anche a 3-4 metri d’altezza.

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D. azureus: lo cito a questo punto perchè risulta lontanamente imparentato col precedente con cui può anche incrociarsi (per cui evitate di farli convivere). Con il D. reticulatus ed il D. pumilio si contende il primato del “più bello” ed io non saprei veramente quale scegliere. Una volta introvabile a causa della sua limitata presenza in natura (vive solo nel sud del Suriname) e della superprotezione; per fortuna condivide col tinctorius la robustezza ed una certa prolificità, a patto che non lo si allevi a temperature troppo elevate, ed ora qualche esemplare comincia a vedersi (a prezzi comunque elevati, sigh!). Speriamo che in un prossimo futuro la riproduzione più oculata di questa specie in cattività la renda disponibile. Le covate sono di 2-6 uova e le modalità di sviluppo simili al tinctorius.

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Blue and brown poison frog, Central America

D. auratus: originario del Sud-Centro-America (Nicaragua, Panama, Colombia), si riproduce da generazioni in cattività ed è attualmente il più a buon mercato (purchè vi accontentiate della forma selvatica). Sono lunghi al massimo 4-5 cm ed i maschi mostrano una certa territorialità. Deposizione di 4-6 uova incubate per 10-14 giorni. In natura il maschio trasferisce i singoli girini, che si svilupperanno in 10-15 settimane, in varie raccolte d’acqua. Frequente il cannibalismo tra girini di taglie diverse. Dopo la metamorfosi i ranocchietti impiegano tre settimane per sviluppare la colorazione definitiva, e raggiungono la maturità sessuale dopo un anno. Spesso le prime deposizioni danno uova infertili, per cui non disperate. Dopo due o tre comiciano le covate vere… e le vostre fatiche per allevare il cibo per tutti i piccoletti!

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D. leucomelas: Tra quelle che ho tenuto sono state le mie preferite dimostrandosi le più “estroverse” a discapito di quanto riferito in letteratura (che le vorrebbe timide, ma si è mai visto un venezuelano timido?). La taglia è lievemente minore (3-4 cm), estrememente robusta agli “strapazzi”. Ama temperature minori dei precedenti, sia il maschio che la femmina sono territoriali ed ingaggiano le tipiche lotte che ho già descritto. Le covate contano generalmente sei uova che schiudono dopo 18 giorni, i girini metamorfosano dopo dieci settimane dando dei ranocchietti marroni e neri che schiariranno il marrone verso l’arancione o il giallo col tempo. Li consiglio senz’altro.

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Belli impossibili? per dovere di cronaca e per la loro indubbia bellezza ho aggiunto queste due foto rappresentanti rispettivamente un D. pumilio ed un D. reticulatus. Dimenticatevi del primo e sognate (come faccio io) il secondo. Sono rane di piccolissima taglia (2 cm) ed assieme all’istrionicus ed al granuliferus i loro girini si nutrono delle uova materne per cui sono di difficile riproduzione ed introvabili se non a prezzi folli.
Devo dire che occasionalmente il reticulatus, il cui girino è l’unico con l’imitator ad adattarsi a una dieta artificiale, qualche volta si trova nei listini di qualche grossista. Quando ero andato a comprare le mie rane in Germania nel negozio era presente un imitator: prezzo esorbitante per un “microbo” di 8 mm: non avrei mai avuto il coraggio di comprarlo (che diavolo gli avrei dato da mangiare? solo collemboli?).

Conclusioni e links: come potete immaginare dall’abbondante spazio che ho dedicato a questi gioiellini, le Dendrobates sono per me una delle esperienze “forti” che ogni erpetologo dovrebbe fare. Purtroppo gli appassionati sono per lo più di lingua tedesca ed i loro siti sono per me incomprensibili.
In lingua inglese c’è qualcosa e ve lo listo qui di seguito in ordine di interesse, ma prima di tutti vi invito a visitare il recente sito di Franco e Paolo: una vera perla tutta in italiano con notizie dettagliatissime e molto più aggiornate delle mie!

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