CHIOCCIOLE ACQUATICHE

Le chiocciole acquatiche vivono in tutti gli acquari, paludari e acqua terrari d’acqua dolce, a volte all’insaputa degli stessi appassionati: spesso ci si accorge casualmente della loro presenza, magari osservando l’acquario o il paludario a luci spente, essendo questi molluschi perlopiù attivi di notte. Ritenute dannose da molti per le piante, possono invece rendersi utili in funzione detritivora e algivora, tanto che sono sempre più numerose le specie offerte nei negozi.

Fin dai primordi dell’acquariofilia, le cosiddette “lumachine” fanno parte integrante di quasi tutte le vasche domestiche. Le specie ubiquitarie reperibili nei nostri acquari (appartenenti soprattutto ai generi Lymnaea, Physa, Planorbarius e Planorbis) sono state introdotte per decenni dai nostri nonni e bisnonni, insieme alla sabbia, ai legni e al resto del materiale d’arredamento – e soprattutto con le piante – che, fino all’ultimo dopoguerra, si usava comunemente raccogliere in natura, essendo i negozi di acquariofilia dell’epoca molto rari e non sempre sufficientemente forniti. Da allora passano – tramite uova e stadi giovanili, o direttamente adulte – da una vasca all’altra, il più delle volte in incognito, sfruttando tecniche di propagazione ampiamente sperimentate: attraverso le piante, la sabbia (anche solo leggermente umida), i materiali filtranti (se prelevati da acquari già in funzione per accelerare la maturazione di vasche di nuovo allestimento) o i sacchetti con cui vengono trasportati i pesci (nei quali possono finire occasionalmente insieme a qualche sassolino o a pezzetti di legno incappati nel retino).


Da una vasca all’altra, questione di adattamento
La loro propagazione è agevolata in modo particolare da due fondamentali caratteristiche biologiche. La prima riguarda la riproduzione: si attua con tante modalità diverse ma tutte, indistintamente, all’insegna della flessibilità e in funzione della capacità di colonizzare nuovi ambienti nel più breve tempo possibile. Molte specie sono ermafrodite, ma anche quelle con sessi separati superano facilmente eventuali problemi di accoppiamento: si va dalla partenogenesi (le femmine non necessitano perciò della presenza dei maschi per riprodursi), come in Melanoides tubercolata, alla ritenzione dei pacchetti spermatici nei condotti ovarici della femmina (come in Pomacea bridgesii), che in tal modo può continuare a deporre addirittura per anni a distanza dall’ultimo accoppiamento, grazie alla vitalità degli spermi che restano attivi e funzionali per lunghissimo tempo.

Le chiocciole possono essere ovipare o ovovivipare: apparentemente, le seconde dovrebbero essere avvantaggiate nella loro propagazione da una vasca all’altra, e in effetti lo sono, visto che depongono larve già simili all’adulto non solo nell’aspetto ma anche nelle caratteristiche ecologiche essenziali (non hanno stadi planctonici e si nutrono subito di alghe e detriti sul fondo). Tuttavia, le specie ovipare (come Lymnaea spp. e Planorbis spp., tra le più comuni in acquario) depongono le loro uova – da qualche decina ad alcune centinaia – in “pacchetti” semitrasparenti (e quindi difficili da scorgere) tra le foglie delle piante acquatiche: si tratta di uova molto resistenti, che si schiudono anche in acque chimicamente molto diverse da quelle in cui sono state deposte, assicurando dunque un’elevatissima percentuale di sopravvivenza alla specie. Del resto, quasi tutte le chiocciole infestanti nei nostri acquari hanno un ciclo biologico annuale: una volta riprodottisi, cioè, gli individui sessualmente maturi muoiono o al massimo sopravvivono per pochi mesi. Se la duttilità nella riproduzione si rivela una carta vincente per la sopravvivenza a livello di specie, la sorprendente capacità di resistenza alle condizioni più avverse lo è in termini individuali. Molte delle lumachine infestanti appartengono alla sottoclasse dei Polmonati, sono cioè sprovviste di branchie, essendo in grado di respirare – attraverso una cavità riccamente vascolarizzata comunicante all’esterno con un orifizio – sia in acqua che fuori, utilizzando aria atmosferica.

Ciò consente loro di resistere a lungo fuori dall’acqua, anzi, in presenza di un’elevata umidità dell’ambiente di spostarsi indifferentemente all’asciutto o sommerse. Anche le specie branchiate, però, se la cavano bene fuori dall’acqua: molte sono infatti dotate di un opercolo, un disco rigido di materiale proteico che chiude in modo più o meno perfetto l’apertura della conchiglia, proteggendo il mollusco da eventuali predatori ma anche dall’essicazione in mancanza d’acqua; se sprovviste di opercolo, le lumachine sono comunque in grado di resistere alla siccità chiudendo l’apertura della conchiglia con un muco che, seccandosi, consente loro di trattenere nella nicchia all’interno del guscio la necessaria umidità. Tutti questi adattamenti spiegano come sia stato facile, per le chiocciole acquatiche, spostarsi per decenni da una vasca all’altra, in molti casi ampliando inoltre notevolmente la loro area di distribuzione originaria grazie a incauti rilasci in natura o a fughe dagli allevamenti professionali.

Da fastidiose clandestine a ricercate protagoniste
Per quanto ne sappiamo, nessuna specie di chiocciola acquatica si può considerare esclusivamente fitofaga, specializzata cioè nel nutrirsi di vegetali: pressoché tutte quelle allevate – di proposito o involontariamente – nei nostri acquari/paludari sono infatti onnivore-detritivore, sicchè la componente vegetale della loro dieta annovera normalmente detriti (foglie e fusti di piante in decomposizione, cadaveri di vari organismi in decomposizione, avanzi di cibo, esuvie di crostacei e di larve di insetti, ecc.) e alghe filamentose o incrostanti; solo in pochi casi – come gli Ampullaridi Marisa cornuarietis e Pomacea canaliculata – è documentata una netta preferenza per i germogli e le foglie più tenere e succose delle piante acquatiche. In quanto organismi detritivori, i Gasteropodi d’acqua dolce contribuiscono attivamente al processo di degradazione e trasformazione delle sostanze organiche (avanzi di mangime, feci, foglioline morte, cadaveri di pesci non rimossi, ecc.) che si accumulano sul fondo di tutti i bacini nonché dei nostri acquari o paludari. Costituiscono anzi in molti casi il primo anello della catena di un processo de compositivo che si conclude con i batteri: digerita e trasformata in feci dalle chiocciole, la sostanza organica viene più rapidamente decomposta dagli organismi più piccoli, sia pluricellulari che unicellulari (rotiferi, protozoi, miceti, muffe, ecc.) e resa quindi disponibile per l’assalto finale dei batteri saprofagi.
Un po’ tutte le chiocciole acquatiche sono poi anche algivore, dunque in grado di aiutare l’acquariofilo a contrastare lo sviluppo delle alghe infestanti su vetri, legni, rocce e piante. Soprattutto le diverse specie di Neritina sembrano essere al riguardo perfino più efficienti e affidabili dei vari Ancistrus, Otocinclus, Gyrinocheilus, Crossocheilus, ecc.


Perché allora questi molluschi sono così temuti o, ben che vada, malvisti dagli acquariofili?

Indubbiamente, possono diventare fastidiosi e talora dannosi, anche se non certo per colpa loro, bensì – come quasi sempre accade nel nostro hobby – per trascuratezza ed errori dell’acquariofilo. La loro proliferazione esagerata è infatti causata da una cattiva – o comunque mediocre – gestione dell’acquario da parte dell’appassionato: troppi pesci, troppo mangime, scarsa pulizia del fondo e dei filtranti meccanici, potature approssimative delle piante, sono tutti elementi alla base di una buona parte delle invasioni di chiocciole, che in fondo non fanno altro che sfruttare nel più vantaggioso dei modi possibili per un animale (ovvero riproducendosi più in fretta e copiosamente che possono) tutto quel ben di Dio a disposizione. Quando presenti in quantità massicce (a luci accese non sempre si può fare un’attendibile valutazione della densità di popolazione di questi organismi dai costumi essenzialmente notturni), le lumachine possono costituire una sorta di “bomba ad orologeria” se non trovano materiale detritico e commestibile a sufficienza, capita che rivolgano le loro attenzioni alle più tenere foglioline delle piante acquatiche, attaccandole soprattutto quando la vasca è al buio sicchè non sempre l’acquariofilo si accorge in tempo della minaccia. Viceversa, in condizioni normali difficilmente questi molluschi danneggeranno le piante, svolgendo al contrario una preziosa attività di algivori e di “spazzini”.

Il mercato delle chiocciole “ornamentali” (cioè distinte da quelle “infestanti” e proposte in commercio come utili organismi algivori-detritivori, oltreché per la loro eventuale bellezza) è stato per molti anni limitato alle sole Ampullarie (Pomacea bridgesii e affini), allevate intensamente sia in Estremo Oriente (Singapore, Malaysia, Hong Kong) che in Florida e nell’Europa orientale, disponibili in svariati colori: dal marrone al giallo, dal bianco (“ivory”) al bluastro, con o senza striature. Solo negli ultimi anni l’offerta si è alquanto vivacizzata grazie soprattutto alle numerose nuove specie scoperte in Myanmar (ex Birmania) e in Indonesia, soprattutto a Sulawesi (ex Celebes). Anche se non si può ancora parlare di vera e propria “lumacomania” come per i gamberetti, certamente la schiera degli appassionati “lumacofili” è in continuo aumento e sono sempre più numerosi gli acquari o i paludari in cui le chiocciole giocano un ruolo da protagoniste, anziché di oscuri clandestini notturni.


Conchiglia fragile se l’acqua è troppo tenera.
Anche se ogni specie può avere esigenze particolari di allevamento, alcuni punti sono senz’altro in comune e si possono pertanto considerare validi per tutto le chiocciole da acquario. Innanzitutto va ricordato che la conchiglia è composta per più del 90% da carbonato di calcio (sotto forma sia di calcite che di aragonite) e per la restante parte da carbonato di magnesio, fosfati, silicati e sostanze organiche. Tali componenti sono più abbondanti in acque relativamente dure e alcaline, con elevata conduttività, che non in quelle acide e tenere a bassa conduttività. Beninteso, è possibile allevare chiocciole anche a pH 5-6 e durezza inferiore a 6-7°dGH, ma a prezzo di una conchiglia estremamente fragile, coperta di buchi e corrosa agli apici, nonché di un opercolo dalla crescita irregolare. Senza arrivare a riprodurre i valori misurabili nei biotopi naturali di molte specie, un pH da neutro a leggermente alcalino (7-7,5) e una durezza superiore a 10°dGH rappresentano un buon compromesso per assicurare a questi molluschi le sostanze necessarie ad elaborare una conchiglia sufficientemente robusta, soprattutto durante la riproduzione, che richiede una maggiore disponibilità di carbonati. Tutte le chiocciole acquatiche sono particolarmente sensibili ai prodotti chimici impiegabili per curare le malattie dei pesci tropicali (solfato di rame o di zinco, verde di malachite, permanganato di potassio, formaldeide): in caso di utilizzo di tali prodotti, sarebbe opportuno trasferire le lumache in un’altra vasca, così da scongiurarne la possibile intossicazione.

RIASSUNTO DELLE PIU’ IMPORTANTI CHIOCCIOLE TROPICALI ADATTE ALL’ACQUARIO E AL PALUDARIO

AMPULLARIIDAE

Pomacea bridgesii

Diffusione e habitat
Originaria delle acque amazzoniche, è oggi ampiamente diffusa in tutta l’Asia tropicale, alle Hawaii e in Florida, introdottavi o sfuggita dagli allevamenti. Preferisce le acque stagnanti o debolmente correnti, ricche di canneti e vegetazione palustre.
Dimensioni
6-7 cm


Riproduzione
Sessi separati (gonocorismo): maschio con l’apertura della conchiglia più ampia rispetto a quella di una femmina di taglia analoga. In acquario l’ovodeposizione avviene quasi sempre durante la notte. Le uova – alcune centinaia – vengono deposte in pacchetti calcarei vivacemente colorati, fuori dall’acqua, attaccate a vari substrati (vetri, rocce, erba, canne, ecc.) dove rimangono fino alla schiusa. In condizioni ottimali (T 24-28°C ed elevata umidità) occorrono da 15 a 30 gg. circa per vedere le prime lumachine (1-2 mm) rompere le cellette e cadere in acqua, dove cominciano subito a nutrirsi di detriti e alghe. Raggiungono la maturità sessuale dopo circa un anno.


Allevamento
Acqua: pH 7-8, durezza media, T 22-26°C. Onnivora, mangia volentieri le alghe senza danneggiare le piante, ma richiede una somministrazione regolare di cibo, perlopiù dopo lo spegnimento delle luci. Soprattutto di notte compie lunghe escursioni fuori dall’acqua.

Pomacea canaliculata

Pomacea maculata

Marisa cornuarietis

Diffusione e habitat
America Centrale, Orinoco e Amazzonia, in acque stagnanti o debolmente correnti, ricche di vegetazione palustre. Acclimata a Cuba, Florida e Texas.
Dimensioni
5-6 cm


Riproduzione
Ovipara, depone uova in acqua che si schiudono dopo un paio di settimane di incubazione. Le lumachine misurano appena un paio di millimetri ma sono già autosufficienti e detritivore, crescendo divengono sempre più vegetariane.

Allevamento
Acqua pH 7-8, durezza medio-alta, T 18-30°C (sopporta per brevi periodi fino a 12-15°C). Adattabile anche all’acquario salmastro (salinità fino al 10-12 per mille). Vegetariana a tutto campo, non è adatta alla vasche dedicate alle piante: può convivere solo con le più robuste, con i muschi e con quelle a foglia aghiforme. Ottima “spazzina”, va nutrita con verdura sbollentata e mangime a base vegetale, oltre alle alghe e ai detriti che trova in vasca.


NERITIDAE

Neritina zebra


Diffusione e habitat
America tropicale, sia nei fiumi a corso lento che nei laghi e nelle lagune salmastre, in acqua piuttosto dura e alcalina. Probabilmente acclimatata nel Sud-Est asiatico, da dove provengono gli esemplari offerti nei negozi.
Dimensioni
3-4 m

Riproduzione
Sessi non distinguibili. Ovipara, si riproduce facilmente in acquario ma le uova, deposte in piccoli astucci chiari molto coriacei, difficilmente si schiudono. Le larve, in ogni caso, non riescono quasi mai a divenire adulte.
Allevamento
Innocua per le piante ed eccellente divoratrice di alghe, richiede un pH intorno a 7,5 e 12-15°dGH, con T 22-30°C. Vive bene anche in acqua salmastra. Esce frequentemente fuori dall’acqua, resistendo a lungo all’asciutto: non si può comunque allevare in vasche aperte a meno che non sia un paludario (comunque ben chiuso in tutte le sue parti).


PACHYCHILIDAE

Tylomelania patriarchalis

Tylomelania_patriarchalis
Diffusione e habitat
Sulawesi (Lago Matano), in acqua alcalina (pH 8-8,5).
Dimensioni
12 cm

Riproduzione
Sessi non distinguibili. Ovovivipara, i piccoli si sviluppano in una “borsa incubatrice” della femmina, immersi in una sostanza nutritiva. Alla nascita le lumachine misurano da 8-10 a oltre 15 mm, la loro crescita è molto lenta.


Allevamento
Acqua T 27-30°C (sotto i 25°C resta chiusa e non mangia), pH 8,5 e durezza medio-bassa (8-12°dGH). Richiede vasche spaziose (minimo 70-80 cm) e radici legnose con molti nascondigli nell’arredamento, fondo misto sabbia fine-ciottoli. Attiva soprattutto a luci spente se l’illuminazione non è attenuata da piante galleggianti. Accetta tutti i tipi di mangimi vegetali.

Tylomelania sp. “Orange”


Diffusione e habitat
Sulawesi (Lago Poso), in acqua alcalina (pH 8) e su fondali ciottolosi.
Dimensioni
10-11 cm


Riproduzione
Vedi specie precedente
Allevamento
Acqua T 27-30°C (sotto i 25°C resta chiusa e non mangia), pH 7-8 e durezza media (10-20dGH). Vasca: vedi specie precedente. Preferisce mangime vegetale in polvere (Spirulina) a quello in cialde.

Brotia pagodula

Diffusione e habitat
Corso superiore del fiume Moei, al confine tra Myanmar (Birmania) e Thailandia.
Dimensioni
5 cm


Riproduzione
Non risulta essere stata ancora riprodotta in acquario
Allevamento
Acqua mossa e ben ossigenata, particolarmente pulita, con pH intorno a 7 e durezza 10-12°dGH. Preferisce entrare in attività allo spegnimento delle luci: per vederla durante il giorno è necessaria una luce diffusa e attenuata, ottenuta ad esempio con piante galleggianti. Raramente esce dall’acqua ed è un’ottima algivora, non danneggiando in alcun modo le piante tranne quelle giovani “a praticello”, che può divellere con la conchiglia piuttosto massiccia.

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Faunus ater

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Diffusione e habitat
Acque dolci dell’Indocina, fino alle Filippine.
Dimensioni
7 cm


Riproduzione
Non risulta essere stata ancora riprodotta in acquario
Allevamento
Robusta e adattabile, ottima “spazzina” e discreta algivora, non daneggia le piante, anche le più delicate. Vasca di almeno 60 cm di lunghezza. Si sposta agilmente sulle superfici più lisce, come i vetri e le scocche dei filtri. Richiede un pH intorno a 7,5 e una durezza non inferiore a 10-12°dGH.


THIARIDAE

Melanoides tubercolata

Diffusione e habitat
Asia tropicale e parte dell’Africa sub sahariana, acclimatata in Nuova Zelanda, Brasile, Venezuela e sud degli USA.
Dimensioni
3 cm


Riproduzione
Prolifera velocemente in acquario, essendo ovovivipara e partogenetica. Una femmina adulta partorisce 20-30 lumachine per volta, che alla nascita sono simili all’adulto e perfettamente autosufficienti.
Allevamento
La chiocciola più comune nei nostri acquari, dove di solito non danneggia le piante, rendendosi anzi utile in quanto drena continuamente il fondo nel quale si insabbia durante il giorno, uscendo preferibilmente a luci spente. Adattabile ad ogni tipo d’acqua, tuttavia con pH acido e durezza troppo bassa l’apice della conchiglia si corrode. Sopporta un ampio intervallo termico (15-30°C).

VIVIPARIDAE

Filopaludina sumatrensis


Diffusione e habitat
Indocina, in acque calme o debolmente correnti, come stagni, laghi e risaie.
Dimensioni
2 cm


Riproduzione
Non risulta essere stata ancora riprodotta in acquario
Allevamento
Dieta onnivora-detritivora, occasionalmente si nutre anche di piante acquatiche ma in acquario svolge un prezioso compito di “spazzina” e mangia-alghe. Acqua: T 25-30°C; pH 7-8; 10-20°dGH.